Ultime news - Unonotizie.it - Venerdì 22 aprile, proprio quando si celebra la Giornata mondiale della Terra, a New York 150 paesi parteciperanno alla cerimonia che segna l’inizio della raccolta delle firme sull’Accordo sul Clima di Parigi. Al fine di garantire l’entrata in vigore dell’Accordo, dovrà poi seguire l’approvazione formale da parte di almeno 55 paesi responsabili di una quota superiore al 55% delle emissioni mondiali. E’ probabile che l’iter sarà molto più rapido rispetto ai sette anni che sono stati necessari per l’avvio del Protocollo di Kyoto. L’entrata in vigore dell’accordo di Parigi potrebbe infatti avvenire tra il 2016 e il 2017.
Considerato che Cina, Usa e Canada, le cui emissioni complessivamente raggiungono il 40% del totale, si sono già impegnati ad effettuare rapidamente questo passaggio, mancherebbe dunque un gruppo di paesi responsabili del 15% delle emissioni. Per quanto possa sembrare paradossale, è difficile che sia l’Europa a svolgere questo ruolo. Purtroppo infatti la UE, che una volta era alla guida delle politiche del clima, è divisa e il suo impegno passa per la ratifica da parte dei Parlamenti di tutti i 28 membri, per cui sono prevedibili tempi lunghi. Non stupisce quindi che l’innalzamento degli obiettivi 2030, necessario dopo il successo dell’Accordo di Parigi, venga rimandato al 2023, malgrado diversi paesi (ma non l’Italia) spingano per una rapida revisione.
Il salto di qualità della mobilitazione climatica, segnalato dal disaccoppiamento tra crescita economica ed emissioni dell’ultimo biennio, avviene in un contesto sempre più preoccupante, come ci ricordano le temperature record del 2016.
Le emissioni di gas climalteranti hanno registrato, a partire dal 2005, una netta riduzione in parte legata alla crisi economica e in parte al ruolo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Rispetto al 1990, nel 2014 il calo è stato pari al 19,8% (CO2 -21,4%); nel 2015 le emissioni sono aumentate del 2% sull’anno precedente (+3% CO2).
Le fonti rinnovabili hanno visto prima una rapida crescita (in particolare nella generazione elettrica) e poi un deciso rallentamento. Il premier ha recentemente affermato che intende portare la quota di rinnovabili elettriche al 50% della produzione nazionale entro la fine di questa legislatura. Noi riteniamo che sarebbe importante raggiungere questo obiettivo entro il 2025, attivando tutte le misure necessarie e rimuovendo gli ostacoli che sono stati posti negli ultimi anni.
L’Italia dovrebbe attivarsi per:
 Ottenere una rapida approvazione formale dell’Accordo di Parigi da parte della UE
 Chiedere un innalzamento degli obiettivi al 2030. In particolare, come richiesto dal Parlamento europeo, il target dell’efficienza energetica dovrebbe passare dal 27% al 40% e quello delle rinnovabili dal 27% al 30%.
 raddoppiare nell’arco di un quinquennio gli investimenti per la ricerca nel campo delle energie pulite, un impegno assunto a Parigi insieme ad altri 19 paesi nell’ambito del programma “Mission Innovation”. Obama ha già varato il primo aumento del 20% per il 2017 e chiediamo che anche l’Italia faccia altrettanto nella prossima Legge di stabilità.
 elaborare, con un ampio confronto sociale, una strategia di decarbonizzazione di lungo periodo per capire quali investimenti fare e quali invece evitare.
 definire una strategia al 2030, sulla base della distribuzione prevista per quest’anno degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti nei comparti non ETS, individuando come e dove intervenire.
 Creare presso la Presidenza del Consiglio un coordinamento delle iniziative climatiche dei vari Ministeri.

Kyoto Club - Coordinamento FREE

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