Le cattive notizie: 13 volte in cui ha perso anche l'uomo
1) E’ l’Anno delle Foreste, cosa manca: anche se siamo uno dei più
importanti mercati al mondo di legnami tropicali e non solo, l’Italia
non ha una strategia politica e operativa sulle foreste e sul mercato
dei prodotti forestali e non ha ancora indicato alla Commissione
Europea quale Autorità seguirà lo sviluppo e corretta applicazione del
piano di Azione sul Forest Law Enforcement, Governance and Trade (FLEGT)
e della normativa collegata (la nuova Timber Trade Regulation), per
contrastare il commercio di legname e prodotti di origine illegale in
EU, che entrerà in forza nel marzo 2013.
2) Disastro Fukushima: l’unico nucleare sicuro è quello che non c’è:
L’11 marzo il mondo assiste sconvolto all’incidente nella centrale
nucleare di Fukushima. Per il WWF una nuova conferma che l’unico
nucleare sicuro è quello che non c’è.
3) Il ponte infinito: il 29 luglio viene approvato il nuovo piano
economico finanziario del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di
Messina, in cui il costo del ponte e opere connesse sale a 8,5 miliardi
di euro (in un anno +34%, pari a oltre mezzo punto di PIL), più che
raddoppiando il costo con cui il General Contractor, con a capofila
Impregilo, ha vinto la gara. Un costo che il ponte non ripagherà mai,
poiché il traffico previsto copre una quota del 15% della sua capacità
complessiva. Inoltre, l’aggiornamento della valutazione d’impatto
ambientale non tiene conto di modifiche sostanziali dell’opera
principale e delle infrastrutture di adduzione. Il WWF fa circolare sul
web la suggestiva immagine di un arcobaleno, “l’unico ponte che vogliamo
sullo Stretto”.
3) Mare Nero: anche quest’anno i mari del mondo sono funestati da
disastri petroliferi il cui impatto sugli ecosistemi marini si farà
sentire per decenni. I principali: in agosto, la fuoriuscita di petrolio
da una piattaforma petrolifera nei mari della Scozia e a ottobre, la
marea nera dilaga in Nuova Zelanda.
4) Dramma alluvioni, tra Liguria e messinese: autunno funestato dalle
alluvioni, dal Nord al Sud (dalle Cinque Terre alla Provincia di
Messina). L’Italia ha registrato 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli
ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni
negli ultimi 20 anni, mentre 5.581 comuni italiani (68,9% del totale)
ricadono in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più
alto. Per la comunità scientifica il cambiamento climatico che influisce
sull’intensificarsi di questi fenomeni è provocato per il 95% dalle
attività umane. Urgente la messa in sicurezza del territorio contro il
rischio idrogeologico che necessita di investimenti per complessivi
30/40 miliardi di euro complessivi, secondo le valutazioni della
Protezione Civile.
5) Minambiente in liquidazione: il 12 novembre la Legge di Stabilità dà
il colpo di grazia al ministero dell’Ambiente, già provato dalla manovra
estiva. Le risorse destinate alla tutela dell’ambiente sono ridotte a
un quarto rispetto a quattro anni fa: nel 2012 il Minambiente avrà un
bilancio di 421.041.078 euro, contro 1 miliardo e 649 milioni del 2008,
mentre ad interventi in campo ambientale viene destinata dalla Legge di
Stabilità 2012 la cifra risibile di 43,497 milioni di euro, equivalenti
allo 0,7% del totale della manovra. Il ministero è in liquidazione: i
finanziamenti per i parchi italiani basteranno appena per pagare il
personale e l’ordinaria amministrazione delle 25 aree protette
terrestri, mentre c’è il rischio concreto che per assenza di fondi 10
delle 26 aree marine protette diventino presto inattive.
6) Infrastrutture: talmente "strategiche" che solo l'1% è realizzato: con la Legge di Stabilità 2012, l’ultimo provvedimento redatto nel 2011
dal governo Berlusconi, si decide di continuare a destinare cifre
rilevantissime alle grandi opere, nonostante lo stesso Centro Studi
della Camera dei Deputati abbia sancito (nel VI Rapporto sull’attuazione
della Legge Obiettivo) il fallimento della politica sulle
infrastrutture strategiche, visto che dal 2001 sono state completate
opere del valore pari all’1% al valore dell’intero programma (4,4
miliardi di euro), che oggi ammonta a 367 miliardi di euro per 390
opere). La Legge di Stabilità 2012 destina alle infrastrutture
“strategiche” complessivamente 1,543.920 miliardi di euro (comprese
opere della legge Obiettivo e linee ad AV ferroviaria) che equivalgono
al 27,3% del valore complessivo della manovra. Questo quando ancora oggi
mancano all’appello gli 825 milioni di euro per realizzare il programma
di piccole e medie opere, deliberate dal CIPE il 6 novembre 2009,
richiesto a gran voce dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili.
7) Durban, intesa tiepida e lenta per un clima che diventa troppo caldo: l’11 dicembre i governi del mondo raggiungono una timida intesa su un
futuro accordo globale sul clima, ma senza l’ambizione necessaria per
affrontare urgentemente il cambiamento climatico. I governi hanno
raggiunto un accordo debole, che ha istituito un Fondo Verde per il
Clima con ancora pochi soldi, hanno rimandato le decisioni più
importanti sui contenuti del Protocollo di Kyoto e hanno preso un
impegno poco chiaro per raggiungere nel 2020 un accordo globale che
potrebbe lasciarci legalmente vincolati a un aumento della temperatura
globale di 4° C, ben oltre i 2° C raccomandati dalla comunità
scientifica per evitare un cambiamento climatico catastrofico.
8) Clima ed energia senza strategia: in Italia non esiste ancora alcuna
Strategia Nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra, né alcuno
strumento legislativo per decarbonizzare l’Italia entro il 2050
nell’ambito della Road Map europea. La delibera CIPE del 2002 è stata
ampiamente inapplicata e superata dagli eventi e dalle politiche attuate
(il ministro Clini ha annunciato una nuova delibera entro il 15 gennaio
2012). Non è ancora partito il Fondo rotativo per Kyoto a sostegno di
iniziative e investimenti per la riduzione dei gas serra, introdotto
dalla finanziaria 2007. Finora le risorse ad esso destinate (600 milioni
di euro) sono rimaste bloccate (il ministro Clini ha annunciato che il
fondo dovrebbe partire a gennaio 2012). Non esiste alcuna Strategia
Energetica Nazionale che tenga conto della necessità di ridurre i
consumi, con obiettivi al 2020 e 2030, e di aumentare la percentuale di
energia prodotta con fonti rinnovabili per giungere al 100% entro il
2050. Non sono stati rivisti e adeguati i Piani di Azione su Rinnovabili
ed Efficienza Energetica, dotandosi di obiettivi e strumenti più
ambiziosi. Non esiste alcuna Strategia Nazionale per i Trasporti,
settore in cui è più marcata la crescita di CO2.
9) Incentivi rinnovabili, incognita 2012: in vista del nuovo anno c’è
grande confusione in materia di incentivi per le fonti rinnovabili,
specie per il fotovoltaico, con conseguente disincentivazione degli
investimenti. Dopo la chiusura anticipata del Terzo Conto Energia, è
stato elaborato un nuovo meccanismo di incentivazione (Quarto Conto
Energia, DM 5 maggio 2011), duramente contestato dagli operatori e dalle
associazioni ambientaliste, che ha previsto tariffe più basse e un
tetto massimo di spesa. La cosiddetta Robin Tax è stata estesa alle
fonti rinnovabili e alle reti di trasporto dell’energia, entrambi
settori cruciali per un futuro energetico a basso tenore di carbonio.
Moltissimi provvedimenti dovuti in materia di energia da fonti
rinnovabili e di efficienza energetica sono in ritardo, dalle etichette
energetiche e dall’implementazione delle normative europee in tema di
efficienza energetica degli edifici, ai controlli e sulle sanzioni in
materia di incentivi per le rinnovabili. In una bolletta dalle molte
storture, che continua a foraggiare persino i combustibili fossili
assimilati alle rinnovabili, pare che l’unico problema sia costituito
dagli incentivi alle rinnovabili vere! Non si dà la necessaria priorità
neanche a un vero piano di investimenti per adeguare le reti di
trasmissione e distribuzione dell’energia alla nuova realtà delle
rinnovabili.
10) Natura e specie a rischio: la Rete Natura 2000, tutelata su scala europea, priva di altri vincoli di tutela, come Riserve o Parchi
Naturali, è stata anche nel 2011, soggetta a continue aggressioni.
L'esempio più eclatante è relativo alle importantissime Zone a
Protezione Speciale dello Stretto di Messina, Costa Viola e Monti
Peloritani, dove sotto i colpi dell'edilizia in costante espansione e
degli incendi, centinaia di ettari di habitat prioritari e non, comunque
importantissimi per milioni di uccelli migratori, sono stati distrutti
per sempre o ridotti in cenere. Lo status di tutela della Rete Natura
2000, che ha portato all'individuazione di siti di importanza
comunitaria (SIC per la Direttiva 92/43/CE, meglio nota come "Habitat")
e Zone a Protezione Speciale (ZPS Direttiva 2009/147/CE nota come
"Uccelli"), non è ad oggi in grado di evitare che vengano sottratti
habitat importantissimi anche per molte specie animali.
11) Caccia e tutela fauna, le regioni ci allontanano dall'Europa: molte Regioni continuano ad autorizzare tempi e modalità di caccia non
consentiti dall’UE, come la cosiddetta “caccia in deroga” ai piccoli
uccelli, come per l’ennesima volta Lombardia, Liguria (che hanno
revocato i provvedimenti solo pochi giorni fa a seguito delle “minacce”
dell’Unione Europea!), Veneto, grazie alle quali rischiamo di pagare
multe milionarie. Altre insistono nell’approvare i calendari venatori
con leggi regionali invece che con provvedimento amministrativo, per
impedire i ricorsi ai Tribunali amministrativi. Ancora toppe regioni
hanno anticipato l’apertura ai primi di settembre, non rispettando le
indicazioni scientifiche e normative. In larga parte delle Regioni
numerose e gravi violazioni delle norme di tutela hanno costretto
ancora una volta le associazioni ambientaliste, WWF in testa, a
ricorrere ai tribunali amministrativi e all’Unione Europea.
12) Le specie ancora a rischio: c’è da aggiungere che anche se siamo un
paese ricco di biodiversità, molte specie rischiano l’estinzione entro
un paio di decenni se non si interviene con progetti puntuali e diretti.
Specie come la lontra, le tartarughe marine, l’orso bruno marsicano
(40-50 individui rimasti), il capo vaccaio (meno di 10 coppie in tutta
Italia) o l’aquila del Bonelli (18-24 coppie in Sicilia). Servono norme
puntuali e specifiche che tutelino la nostra biodiversità e diano un
impulso concreto a quei Piani di Azione promossi dal MATTM negli anni
scorsi ma che non vedono ancora oggi una loro strutturale approvazione e
applicazione.
13) Al mercato illegale delle specie: l’Italia è uno dei maggiori
consumatori di wildlife, dal legname alle pelli di rettile, ma senza una
Strategia CITES Nazionale che metta a sistema risorse e attività non
riusciamo a svolgere una “politica” incisiva a livello internazionale
per preservare tutte queste risorse compromettendone invece la
conservazione (la CITES, di cui fanno parte oltre 175 nazioni, è il più
importante trattato esistente per la conservazione delle specie
selvatiche minacciate di estinzione dal commercio internazionale).
Inoltre, la mancanza di politiche di sistema rischia di distruggere uno
dei pochi presidi stabili esistenti a tutela della fauna in difficoltà
come la rete dei Centri di Recupero Animali Selvatici (CRAS) ed esotici
(CRASE) molti dei quali gestiti dal WWF, e non offre una risposta
sistematica e puntuale alla gestione di quelle migliaia di animali
selvatici sottratti al commercio illegale, strappati a contrabbandieri e
collezionisti senza scrupoli, a cui non siamo ancora in grado di
offrire un futuro accettabile, anche se in cattività, dopo che l’essere
umano li ha privati della libertà.