Dieci attivisti di Greenpeace travestiti da oranghi “senza casa” si sono arrampicati sui pini delle aiuole di piazza Venezia e hanno steso il banner “Berlusconi taglia la co2, non le foreste” per chiedere al Presidente del Consiglio un impegno concreto per fermare la deforestazione al prossimo Summit a Copenhagen. Uno striscione di circa 600 metri quadri con lo stesso messaggio è stato srotolato dagli attivisti in Indonesia, in una foresta torbiera recentemente deforestata. Gli oranghi di Greenpeace hanno inviato una lettera a Berlusconi, invitandolo a Piazza Venezia a ritirare un biglietto Roma-Copenhagen.
Ogni mese sulla Terra si distruggono un milione di ettari di superficie forestale – un’area pari a
un campo di calcio ogni due secondi – causando il 20 per cento delle emissioni di CO2 a livello globale. Proprio a causa della deforestazione l’Indonesia, occupa il terzo posto nella classifica dei paesi emettitori dopo Cina e Stati Uniti.
Greenpeace ha costruito nel cuore della foresta indonesiana il “Campo di resistenza climatica” per monitorare e proteggere uno dei più grandi depositi di carbonio del pianeta. Per difendere chi distrugge la foresta, la polizia indonesiana non ha esitato a violare i diritti umani come dimostra l’espulsione – tra gli altri – dell’attivista di Greenpeace, Chiara Campione, e del giornalista Raimondo Bultrini. Ciononostante Greenpeace ha ottenuto ieri dal Governo indonesiano il blocco delle attività di deforestazione denunciate dal Campo.
Adesso è il momento che anche il Governo Italiano faccia la sua parte e non solo a parole. Il Ministero degli Esteri l’altro ieri ha, infatti, rimarcato “la particolare sensibilità italiana riguardo alle tematiche ambientali, ed in particolare ai temi della deforestazione, una sensibilità testimoniata dall'impegno della presidenza italiana del G8”. Ora l’Italia deve essere a Copenhagen in prima fila per difendere le foreste, coi fatti.
“Il cambiamento climatico causa già trecentomila morti ogni anno e milioni di profughi: non sono solo gli oranghi a rischiare la vita o a sfollare!” sostiene Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace. “Salvare il clima e le foreste vuol dire fare anche gli interessi dei cittadini italiani. Per questo Berlusconi deve andare a Copenhagen e fare la sua parte”.
Per fermare la deforestazione è necessario che i Paesi industrializzati come l’Italia investano
30 miliardi di euro all’anno per la protezione delle foreste, prendendo un impegno efficace,
reale e vincolante al Summit sul Clima di Copenhagen. La richiesta degli oranghi di Greenpeace al Presidente Berlusconi è proprio questa: andare a Copenhagen e salvare il clima e le ultime foreste del pianeta.
- Uno Notizie Roma - Lazio -
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