Sicilia, Catania: l’Asaec presenta il libro di Bellavia e De Lucia, proponendo un momento di riflessione sul fenomeno del racket a Catania - Una metafora, il cappio, per suggerire l’immagine della mafia che stringe con violenza la sua presa, che strozza inesorabilmente il lavoro onesto di tanti siciliani. Una storia, quella del magistrato che più di ogni altro ha indagato il fenomeno del “pizzo”. E una speranza, quella di chi quel nodo vuole scioglierlo, di chi lotta per tirare la fune verso la giustizia e la legalità. Enrico Bellavia, giornalista di Repubblica, e Maurizio De Lucia, giudice della Direzione nazionale antimafia, raccontano così il fenomeno del racket nel libro Il Cappio. Pizzo e tangenti strangolano la Sicilia, edito da Rizzoli.
L’Asaec – Associazione Antiestorsione Libero Grassi di Catania – presenterà a Catania il volume venerdì 13 novembre 2009, alle 18, nell’aula magna della facoltà di Scienze Politiche (Via Vittorio Emanuele 49), alla presenza degli autori. Interverranno Bruno Di Marco, presidente della II sezione Penale del Tribunale di Catania, Marisa Acagnino, consigliere della Corte d'Appello di Catania, e Salvatore Aleo, ordinario di Diritto Penale presso la Facoltà di Giurisprudenza di Catania, che coordinerà i lavori.
L’Asaec - da anni attiva per la tutela di quella parte sana dell’imprenditoria che non si piega alla criminalità organizzata - in questa occasione intende creare un momento di riflessione comune sui fenomeni dell’estorsione e dell’usura, che non soltanto pregiudicano la libera concorrenza ma inibiscono lo sviluppo socio-economico della Sicilia. A tal proposito, saranno esposti i dati statistici rilevati dalla Tesi di laurea di Alfio Stissi, su dieci anni di estorsione ed usura perseguiti dal Tribunale di Catania.
Bellavia e De Lucia ripercorreranno la storia «di un fenomeno eloquente, che racconta dall’interno come Cosa Nostra, con feroce competenza, muove i suoi tentacoli nella società civile» si legge nella quarta di copertina del libro. Attraverso la loro analisi svelano il linguaggio e le prassi di un sistema delinquenziale di impressionante complessità, qual è il racket, che «coinvolge attori di tutti i livelli, dal piccolo commerciante che corre a "mettersi a posto" prima ancora di ricevere minacce, all'imprenditore del Nord che arriva in Sicilia, partecipa alla spartizione degli appalti pubblici e versa regolarmente la cosiddetta "tassa Riina"». Ma il libro racconta anche «i segnali di rivolta che arrivano dalla Sicilia, da Palermo, a dimostrazione del fatto che la lotta al racket può cominciare solo da lì, dalla terra in cui la mafia affonda le proprie radici e continua a esercitare quasi incontrastato il proprio potere».
- Uno Notizie Sicilia - Catania -
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