Ultime news - Unonotizie.it - E' stato presentato presso la libreria Etruria a Viterbo il libro-inchiesta “La mafia ordina: suicidate Attilio Manca” del giornalista Lorenzo Baldo, vicedirettore di Antimafia Duemila. Il libro è incentrato sulla misteriosa morte del giovane urologo, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, trovato senza vita nella sua casa a Viterbo la mattina del 12 febbraio 2004.
Alla presentazione, oltre all'autore, sono intervenuti i legali della famiglia Manca, Antonio Ingroia e Fabio Repici, Gianluca Manca, fratello della vittima e la parlamentare 5 stelle Giulia Sarti.
Aveva solo 34 anni Attilio Manca quando venne rinvenuto cadavere nel suo appartamento. L’autopsia accertò che il decesso venne causato dall’assunzione di un cocktail di farmaci, eroina ed alcool. Al braccio sinistro di Attilio erano visibili due segni di punture, ma lui era un mancino puro, perciò, ragionevolmente, avrebbe dovuto iniettarsi la droga nel braccio destro. Aveva il setto nasale rotto e c`era una pozza di sangue, pur essendo caduto sul materasso. Inoltre, a detta di parenti, colleghi e amici, era da escludersi che l’urologo assumesse sostanze stupefacenti e che avesse ragioni per suicidarsi: aveva davanti a sé una luminosa carriera, nonostante la giovane età era già un medico brillante, all’epoca uno dei pochi in Italia, ad operare la prostata per via laparoscopica.
La Procura di Viterbo archiviò frettolosamente il caso come suicidio facendo passare Manca per un drogato, consumatore abituale di eroina. La famiglia si oppose immediatamente a questa tesi, sostenendo che Attilio fosse stato ucciso per cause inerenti la sua professione, facendo emergere sulla vicenda l'ombra di Cosa Nostra.
Nell’ottobre del 2003, infatti, Attilio comunica telefonicamente alla sua famiglia di doversi recare in Francia, senza però spiegare nei dettagli le motivazioni. Dalla maxi operazione antimafia denominata “Grande Mandamento” è stato poi accertato che Provenzano subì un intervento alla prostata in una clinica di Marsiglia, proprio nello stesso periodo. Questa singolare coincidenza farebbe pensare ad un’esecuzione di stampo mafioso in piena regola per eliminare un testimone scomodo. Attilio potrebbe infatti aver assistito all'operazione di Provenzano oppure averlo visitato prima o dopo l'intervento.
Ora, a dodici anni dalla tragedia, l'avvocato Repici e l'ex pm Antonio Ingroia vogliono un processo sulla base delle rivelzioni di boss come Giuseppe Setola e Carmelo D'Amico. "Quello di Attilio Manca - ha detto Ingroia - è un delitto di Stato. Un delitto che si inserisce nel quadro della trattativa Stato-mafia di cui Bernardo Provenzano si era fatto garante. In quanto ambasciatore dello Stato dentro la mafia - ha continuato Ingroia - il boss doveva essere protetto, curato e tenuto al sicuro a qualsiasi costo, anche quello di uccidere un giovane medico inconsapevolmente chiamato a curarlo, come appunto Attilio Manca. Questo spiega i vergognosi depistaggi e gli evidenti tentativi di insabbiamento che per anni hanno impedito di arrivare alla verità".
Anche Gianluca Manca, che lotta ogni giorno insieme ai genitori per ottenere giustizia, ha ribadito alla folta platea presente la sua profonda indignazione per le lacune investigative e il modo negligente con cui sono state condotte le indagini fin dall’inizio.
Lorenzo Baldo nel suo libro ripercorre le tappe salienti del caso, riportando una grande quantità di documenti, perizie, testimonianze e sentenze. Ma non solo: servendosi dei ricordi dei familiari, degli amici, dei colleghi di lavoro, ci restituisce un ritratto di Attilio e della sua persona, ci fa comprendere il carattere, il suo spessore umano, i molteplici interessi di un giovane la cui morte rappresenta ancora un lungo viaggio alla ricerca della verità.
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