ROMA (UnoNotizie.it)
L’India sta per partire con un gigantesco piano di sviluppo dell’energia solare e di riduzione delle emissioni di gas serra, battezzato col nome di “National Solar Mission” che la renderà come la prima potenza solare mondiale con ben 100 mila Megawatt al 2030 e 200 mila Megawatt entro il 2050.
L’India punterà principalmente sul solare a concentrazione, detto anche solare termodinamico, cioè proprio su una tecnologia italiana avviata e sviluppata in ENEA da Carlo Rubbia negli anni della sua presidenza. Ma l’India punterà anche sulla generazione distribuita di energia e sulle reti intelligenti di energia: le cosiddette smart grids, attraverso cui interconnettere sul territorio produttori e consumatori e ottenere il massimo dell’efficienza energetica sia nella produzione che nell’uso di energia, proprio come sta pensando di fare l’Europa con la sua “piattaforma sulle smart grids” per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e aumentare la sicurezza e l’efficienza energetica.
Perché l’India vuole fare questo? Per tre motivi. Perché conviene economicamente (l’energia solare è gratis e non si misura a barili), perché permette di sviluppare nuove tecnologie che possono rendere l’India una leader mondiale in questo campo (detenere brevetti e vendere royalities), ma soprattutto perché l’India intende presentarsi al tavolo di Copenhagen, nel dicembre prossimo, con fatti concreti. E i fatti concreti indiani significano non solo il proprio impegno nella lotta contro i cambiamenti del clima, ma anche la richiesta ai Paesi industrializzati di investimenti adeguati in India, in cambio di crediti alle emissioni, vista anche l’ormai cronica incapacità dei paesi industrializzati (salvo rare eccezioni) di ridurre le proprie emissioni.
Fonte: Accademia Kronos
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