La relazione tecnico scientifica che autorizza l'impianto consiglia, infatti, di abbandonare le coltivazioni a scopo alimentare e riconvertirle alla produzioni di fiori. Analogamente rischieranno di restare disoccupati pescatori e operatori turistici, e le bollette elettriche lieviteranno per sostenere gli oneri dei permessi di emissione di gas serra a carico dell’Azienda fornitrice.

 

 

La centrale ENEL di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia segna un ulteriore passo falso a danno della democrazia, della tutela dell'ambiente e dell'economia italiana. Infatti, l’avvio del primo gruppo da 660 MW della centrale comporterà l'emissione di oltre 3,6 milioni di tonnellate all’anno di CO2, che andranno ad aggiungersi ai circa 100 milioni di tonnellate che già allontanano il nostro Paese dagli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti richiesti dal Protocollo di Kyoto. Il Trattato impone all'Italia di ridurre le proprie emissioni, entro il 2010, di circa il 6,5% rispetto ai dati di emissione del 1990. Quando saranno avviati anche gli altri due gruppi da 660 MW (si dice entro il 2009), la centrale di Torre Valdaliga Nord (che arriverà ad avere una potenza complessiva di 1.980 MW) immetterà in atmosfera oltre 10,8 milioni di tonnellate di CO2 anno, allontanandoci ancora di più dagli impegni assunti a livello internazionale.

Questo dovrebbe far riflettere sull'opportunità di costruire impianti a carbone che comportano il maggiore rilascio di emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici in atto. Per compensare questo problema, si sta investendo sulla ricerca per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) ma si tratta di tecniche puramente sperimentali che, nella migliore delle ipotesi, porteranno qualche potenziale  risultato non prima di 20 o 30 anni, vale a dire quando avremo immesso in  atmosfera quantitativi di gas serra tali da sconvolgere per sempre il clima del Pianeta. A livello locale, occorre ricordare come i 660 MW della centrale di Torre Valdaliga, pure in presenza delle migliori tecnologie di filtraggio dei fumi, comporteranno ogni anno l'immissione in atmosfera di oltre 328 tonn di particolato ultrafino, 1.940 tonn di ossidi di azoto, 1.293 tonn di ossidi di zolfo: numeri che andranno triplicati quando entreranno in funzione anche gli altri due gruppi.  Non trascurabile inoltre il mercurio, l'arsenico e molti altri composti notoriamente nocivi alla salute delle persone e del specie viventi, massicciamente liberati dai processi di combustione del carbone e le inevitabili emissioni radioattive, il tutto sempre abbondantemente trascurato nella campagne disinformative pro carbone: tutto ciò a dimostrazione che il carbone pulito non esiste!

Questa centrale nasce con una Valutazione di Impatto Ambientale che il Tribunale di Civitavecchia ha definito non rappresentativa della realtà e che pesantemente sottostima gli impatti della centrale a carbone, con pesanti ripercussioni sull'ambiente, sulla salute dei cittadini di tutto l'Alto Lazio, nonchè sull'intero sistema economico nazionale. La relazione tecnico scientifica che autorizza l'impianto consiglia, infatti, di abbandonare le coltivazioni a scopo alimentare e riconvertirle alla produzioni di fiori. Analogamente rischieranno di restare disoccupati pescatori e operatori turistici, e le bollette elettriche lieviteranno per sostenere gli oneri dei permessi di emissione di gas serra a carico dell’Azienda fornitrice. Anche in merito alla sicurezza energetica per il nostro Paese, piuttosto che sprecare investimenti nel carbone, che oltretutto siamo costretti ad importare (come facciamo con petrolio e gas), meglio sarebbe puntare sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili, realmente presenti nel nostro territorio.

                                                                                                                 WWF ITALIA

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