VITERBO (UnoNotizie.it)

 

 

LA PAGA DEI PADRONI
di GIANNI DRAGONI E GIORGIO MELETTI
CHIARELETTERE

Venerdì 15 Maggio – ore 18,30
Libreria Malatesta – Viterbo
Via Tedeschi 81 – Ex Ceramiche Tedeschi

 

Gianni Dragoni è inviato de “Il Sole 24 Ore”. Si occupa di temi legati all’industria pubblica, le privatizzazioni, i bilanci delle società di calcio. Giorgio Meletti è responsabile della redazione economica del Tg La7. Ha lavorato al “Corriere della Sera”, dove si è occupato in prevalenza dell’industria pubblica e delle commistioni tra economia e politica.
Insieme hanno scritto La paga dei padroni – edizioni Chiarelettere, un libro che indaga sulle disfunzioni del nostro sistema economico.  I numeri che snocciolano fanno impressione. Mentre la Borsa nel 2007 ha perso l’8% circa, gli stipendi dei managers sono saliti del 17%. Idem per il 2006. Lo stipendio di Alessandro Profumo, amministratore delegato dell’Unicredit, è cresciuto del 39% (9 milioni 426mila euro!). Il valore di mercato delle azioni Unicredit è sceso del 17 per cento. Perché?
“Dimenticate l’antica massima che nulla rende vincenti come il successo: oggi la regola prevalente per i top manager è che niente rende quanto un fallimento.” Warren Buffett: l’uomo più ricco al  mondo nel 2008, almeno secondo la classifica stilata dalla rivista Forbes.

Che fare? Come riuscire a comprendere queste disfunzioni senza scivolare nell’estremismo, o peggio, nella demagogia?
L’economia italiana è in piena recessione. I salari perdono potere d’acquisto. È sempre più difficile arrivare alla fine del mese. E la colpa di chi sarebbe? Dei dipendenti pubblici, definiti “fannulloni”. Dei piccoli imprenditori, dei commercianti, evasori o furbacchioni.  Dei lavoratori dipendenti, poco produttivi e troppo sindacalizzati. Dei giovani laureati, troppo viziati per andare a fare i muratori.
Per i nostri manager, banchieri e capitani d’industria non ci sono responsabilità. Per loro, se c’è qualcosa che non va, è a causa della politica o del mercato internazionale. Ma non è così. Basta vedere quanto guadagnano, e come.
Questo libro mette insieme gli stipendi e le storie della nostra classe dirigente. Un sistema granitico di signorie e vassallaggi. I nomi sono sempre gli stessi, da anni: Ligresti, Pesenti, Berlusconi, Moratti, Agnelli, Colaninno, Romiti, De Benedetti, Caltagirone, Benetton. Protagonisti di un sistema che pensa più alla finanza che all'industria, più a mantenere un sistema di potere che a far prosperare le imprese. Condottieri di un capitalismo malato. E poi c’è Mediobanca, l’epicentro del potere finanziario da sempre, la scatola nera del privilegio. La parola chiave è una sola: fedeltà. Allora lo stipendio milionario è assicurato. Come insegna la saga infinita dei dirigenti pubblici, spostati da una parte all’altra, sempre con una buonuscita record, e dopo aver accumulato, molto spesso, perdite disastrose. E quella dei capitalisti senza capitali, che controllano una società con un’altra società, un’altra ancora, un’altra... Così hanno diritto a pochi dividendi, ma il potere è loro, basta una firma ed ecco che scatta il compenso d’oro.

Il libro che sarà presentato Venerdì 15 maggio, alle ore 18,30, presso la Libreria Malatesta, ha anticipato la discussione sui superstipendi dei managers e sulle sconfitte del capitalismo all'italiana. Presentarlo al pubblico assopito di Viterbo è l’ennesima occasione di riflessione che lo staff dei Malatesta ci offre. La paga dei padroni voleva essere un’analisi severa dei mali storici del capitalismo italiano e si è invece rivelato un libro profetico: le questioni che solleva sono puntualmente esplose in tutto il mondo. Tutti i paesi sviluppati devono fare i conti con lo scoppio di una collera popolare contro la casta dei supermanagers. I quali, mentre le loro aziende finanziarie e industriali precipitavano in una crisi senza precedenti, sembravano preoccupati solo di assicurarsi emolumenti milionari. Nessun legame reale con i risultati ottenuti. E’ stato lo stesso presidente americano Barack Obama a denunciare i comportamenti “scandalosi” dei manager strapagati, i “gatti grassi” di un capitalismo onnivoro e cinico. In Italia la questione resta più sotto traccia, destra e sinistra appaiono concordi nel proteggere privilegi assurdi, quanto dannosi. I Media, poi, sono controllati direttamente dai protagonisti del nostro capitalismo alla matriciana.  Sempre troppo pronto a difendere  il mistero, mentre  come spiega chiaramente  La paga dei padroni “la debolezza delle classi dirigenti mette in pericolo il futuro dell’economia italiana”.

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