Ultime notizie ambiente Lazio - “Le denunce di Legambiente a proposito degli ostacoli al libero accesso negli stabilimenti balneari di Ostia indicano il permanere di una situazione grave, sulle quali uffici e autorità competenti debbono senza indugio far luce immediatamente. Credo però non possano essere tralasciati anche gli abusi edilizi visibili sul lungomare di Ostia, abusi più gravi per il maggior danno ambientale che arrecano, che Sinistra Ecologia e Libertà del XIII intende denunciare a breve attraverso un dossier fotografico”, dichiara Sandro Lorenzatti di Sinnstra Ecologia e Libertà del XIII Municipio.
“Il tristemente noto “lungomuro” di Ostia – prosegue Lorenzatti –, ovvero l’insieme di costruzioni e recinzioni che impediscono la vista del mare, è nato dal susseguirsi di costruzioni in cemento che da anni vengono realizzate in barba ad ogni normativa. Dovrebbe essere noto, ma non sembra esserlo, soprattutto a chi è deputato a far rispettare legge, che le normative regionali di tutela ambientale e paesaggistiche impediscono la costruzione di manufatti in cemento e le trasformazioni delle aree verdi sugli arenili e nella fascia dei 300 mt dalla riva”.
“Vanno dunque denunciati non solo gli abusi di servizio – prosegue Lorenzatti –, ma anche quelle evidenze materiali che tutti possono vedere sul lungomare del XIII: nuove edificazioni di strutture in cemento nei pressi della foce del Canale dei Pescatori, rialzi di un piano di strutture già esistenti nel lungomare di Levante, proliferare di enormi chalet in legno (ma ancorati col cemento) utilizzati come vere e proprie discoteche, aree verdi utilizzate come parcheggi in palese contraddizione con le normative comunali e regionali. Non vedo proprio come queste edificazioni siano autorizzabili perché non lo prevedono le leggi e perché non è stato mai approvato il Piano di Utilizzo degli Arenili (PUA) che, se anche lo fosse stato, non avrebbe mai potuto autorizzare o sanare costruzioni in cemento”.
“Gravissima anche la situazione di Castel Porziano (Sito di Interesse Comunitario) e Capocotta (interno alla Riserva del Litorale) dove il livello di tutela è altissimo e dove, secondo legge, non si potrebbe costruire neanche un a baracca di legno e dove le uniche strutture autorizzate erano i chioschi in legno originari di 64 metri quadri. Oggi molti chioschi sono stati trasformati in veri e propri stabilimenti di dimensioni superiori ai 600 metri quadri, dunque decuplicati. Di tutte queste attività non è stata naturalmente mai informata la Commissione della Riserva del Litorale, il cui parere è vincolante e obbligatorio. Ciò sta comportando numerosi gravissimi impatti ambientali. I più importanti: 1) fenomeni erosivi determinati dalla presenza delle strutture sulle piccole colline dunari che non restituiscono più sabbia all’arenile; 2) distruzione dell’ambiente dunare e della vegetazione e fauna che li popola; 3) gigantesco afflusso di persone assolutamente inconcepibile con le caratteristiche ambientali del luogo. Senza contare i gravissimi problemi di parcheggio abusivo e di ingorghi che si determinano nei mesi estivi, con fenomeni di inquinamento atmosferico e acustico insostenibili” ha concluso Lorenzatti.