Egregio Sindaco Mauro Mazzola,
ho rinvenuto nella cassetta postale del mio studio la lettera (non recapitata tramite servizio P.T.) a sua firma prot. 31044 del 20.10.09 (indicante la data 19.10.09) e mi sono reso conto di trovarmi in una situazione che, almeno per quanto riguarda il mio modo di agire, non condivido.
Infatti, mi domando da cittadino rispettoso delle istituzioni, com’è possibile che la lettera sopra citata – redatta su carta intestata “Comune di Tarquinia” e sottoscritta dal Sindaco – possa essere stata pubblicata (con la foto del Sindaco in primo piano: sì, proprio di quel Sindaco che dichiara di non essere disposto a dare in pasto mediatico la sua persona) sui giornali locali con diffusione online, ancora prima della sua ufficialità? Chi di dovere potrà indagare per accertare eventuali e/o illeciti amministrativi.
Preliminarmente, osservo che non riesco a comprendere come si possa interloquire con la stessa persona dando del “caro” e del “lei”; pertanto, preferisco evitare parole inappropriate, chiamarla “Egregio Sindaco” e dare del “lei” senza dimenticare i tempi in cui ci siamo dati del “tu”.
Com’è possibile, inoltre, che lei si sia contraddetto in modo così evidente, poiché, mentre afferma “non sono disponibile a dare ancora in pasto mediatico questa storia e l’istituzione che rappresento, oltre che la mia persona. Più rumore mediatico, più danno personale alla ragazza”, contemporaneamente si avvale proprio dei mezzi pubblici di informazione che, stando al suo modo di pensare e di agire, lei avrebbe danneggiato consapevolmente proprio la ragazza che afferma di voler tutelare?
Mi permetto ricordare che il giorno 23.07.07 le iaffermò – con tanto di articolo pubblicato su un giornale locale online “non seguiranno altri comunicati, dal momento che non è mia intenzione alimentare il massacro mediatico…”; può spiegare perché, dopo meno di due mesi, viene invece pubblicata sullo stesso giornale una sua lunga dichiarazione (con la sua foto in primo piano) così alimentando il massacro “mediatico” (cito le sue parole)?
Probabilmente non si è reso conto della contraddizione e nessuno si è premurato di farglielo notare: la invito a prenderne atto e riflettere.
Proseguendo nell’analisi della sua lettera, mi domando: da quale pulpito viene l’invito-monito rivolto nei miei confronti di “…la pregherei, la prossima volta, di avere l’accortezza di chiamarmi per avere un colloquio a quattrocchi senza coinvolgere l’opinione pubblica”? A mio parere, lei ha peccato di presunzione e di protagonismo poiché mi censura e pretende di impedirmi di avvalermi dei suoi stessi mezzi; avrebbe fatto meglio a non adoperare due pesi e due misure.
Personalmente, apprezzo i mezzi pubblici di informazione e ritengo che essi svolgano un’attività meritevole e socialmente utile; ovviamente, spetta ai singoli soggetti evitare una strumentalizzazione finalizzata ad una pubblicità per trarne un tornaconto personale o di gruppo. Pertanto, stante la risonanza che lei ha dato alle mie dichiarazioni, mi avvarrò della par condicio e chiederò la pubblicazione della presente lettera sui giornali. Non sono in cerca di pubblicità e mi asterrò dall’inviare anche la mia foto.
Cosa c’entra, poi, la sua affermazione “Ho la coscienza a posto” contenuta nella lettera diretta a me? Non sono certamente io che devo giudicarla; quale semplice cittadino posso soltanto muovere critiche costruttive e stimolanti animate da intenti sani ed onesti.
Certo è che le sue affermazioni sul sostegno dato alla ragazza e alla sua famiglia non trovano riscontro, almeno stando ai dati in mio possesso. Quindi, volendo “dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, le chiedo di precisare pubblicamente – eventualmente anche alla presenza degli altri difensori della parte offesa e della madre della ragazza interessata – la reale entità del sostegno che lei asserisce di aver dato (“Sono stato chiaro e preciso con la famiglia che in qualsiasi momento, su loro richiesta, sarei stato completamente disponibile per risolvere qualsiasi tipo di problema”) e indicare gli atti deliberativi delle spese comprovanti l’aiuto che lei afferma di avere dato onde consentire una trasparente e attenta valutazione.
Per ora evito ogni altro approfondimento e ricambio i saluti.
Tarquinia, 24 ottobre 2009
Piermaria Sciullo