Ebbene sì, sono un "ambientalista del no".
Appartengo alla trista genia di coloro che ritengono che di fronte al male occorre dire no.
Me lo ha insegnato una volta per sempre Hannah Arendt, quandi scrisse che "si può sempre dire un sì o un no", e che ad esempio di fronte al nazismo si doveva dire no.
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Sono un ambientalista del no perché alla follia nucleare dico no. Ho preso parte a dieci anni di lotte per fermare il nucleare negli anni '70 e '80 del secolo scorso, ero a Pian dei Cangani alla festa della primavera del '77 prima ancora che il cantiere cominciasse, ed ero dinanzi ai cancelli della centrale di Montalto (e ad essere investito dalla carica) ancora nell'ultima manifestazione per far rispettare la volontà popolare espressa nel referendum che dopo la catastrofe di Cernobyl bloccò il crimine nucleare in Italia.
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Sono un ambientalista del no perché all'immane avvelenamento che verrebbe prodotto dalla centrale di Tor Valdaliga Nord riconvertita a carbone dico no. Mi sono battuto contro le servitù energetiche e militari nell'Alto Lazio per più di trent'anni, non sono disposto a consentire questo nuovo crimine dell'Enel.
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Sono un ambientalista del no perché all'illegale e insensato mega-aeroporto a Viterbo dico no. Perché devasterebbe per sempre l'area del Bulicame, perché aggredirebbe e massacrerebbe la salute e i diritti di migliaia di viterbesi, perché lo sciagurato incremento del trasporto aereo contribuisce in ingente misura alla catastrofe del surriscaldamento climatico globale.
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E non mi fermo qui: ad esempio dico no anche agli ogm. Agli inceneritori. Alla scellerata privatizzazione dell'acqua.
Come dissi no a una devastante superstrada, la Supercassia. Che se non ci fossimo opposti avrebbe sventrato e distrutto per sempre tanta parte del bosco di Monte Fogliano, tanta parte della natura nel viterbese.
Come dico ancora no all'autostrada tirrenica, comunque camuffata.
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E a dirla tutta per quanto mi riguarda dico no anche all'automobilismo privato: al punto che non ho mai neppure preso la patente di guida, e sono vissuto bene lo stesso fino a questa tarda età.
E dico no ai telefonini e a quel che implicano in termini di campi elettromagnetici e non solo, di sanguinario sfruttamento dell'Africa (le guerre infinite per il controllo delle aree di estrazione del coltan) e non solo, e mi si creda se dico che si vive meglio senza essere tenuti come cani al guinzaglio da quell'infernale macchinetta.
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Del resto non sono solo un ambientalista del no, sono anche un pacifista del no.
Infatti dico no alle guerre. Dico no alle armi. Dico no agli eserciti e a tutti i gruppi armati. Dico no alle uccisioni: mi sta a cuore il diritto alla vita di ogni essere umano.
E dico no ai razzisti e ai predoni che ci governano, e ai poteri criminali, e all'intreccio tra politica corrotta, economia illegale e mafie.
E se dovessi ricondurre tutti questi no ad un solo criterio, dico no a chi vuole distruggere il mondo e calpestare la dignità e i diritti dell'umanità. E scusate se è poco.
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E' che ho letto Hannah Arendt e don Milani da giovane, e non te li scordi più. E' che ho avuto la fortuna dell'amicizia di Dario Paccino e di Alexander Langer e di Danilo Dolci e di Ernesto Balducci, e non te li scordi più. Per questo non mi offendo quando mi si definisce "ambientalista del no", anzi ne meno vanto. Lorsignori vorranno compatire.
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
e-mail: nbawac@tin.it
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