Finalmente una presa di posizione da parte del ministero delle pari opportunità ha messo fine alla strumentalizzazione del corpo femminile sulle pubblicità lesive dell'immagine della donna. Dopo tante battaglie, portate avanti da numerosi schieramenti politici e dall'associazionismo di genere, nella giornata di ieri il ministro per le Pari Opportunita', Mara Carfagna, ha firmato un protocollo d'intesa con l'Istituto di autodisciplina pubblicitaria per contrastare l'uso distorto dell'immagine femminile nella pubblicità.
Grazie a questo Protocollo d’intesa il Ministero potrà chiedere il ritiro di una pubblicità, sia su carta stampata che sulla televisione, che "svilisca l’immagine della donna o sia apertamente violenta o sessista", ha dichiarato in conferenza stampa a Palazzo Chigi l'onorevole Carfagna.
Il pugno duro contro gli stereotipi di genere (in cui il sessismo trasuda dal linguaggio e dai contenuti espressi), la cui istanza è stata intrapresa con solerzia dal ministro Carfagna va, di fatto, ad inserirsi, quasi intersecarsi, con la vicenda Ruby e il giro di presunta prostituzione innescatasi ai piani alti del potere. Alla luce dei (vergognosi) fatti emersi dalle indagini in corso, viene irrimediabilmente da chiedersi quale sia l'immagine effettivamente trasmessa dalle Istituzioni. Beh, sarebbe estremamente facile dare una risposta ma, pur volendo evitare considerazioni retoriche o populiste, ci rincuora pensare che migliaia di donne, oggi, scelgono strade ben diverse, si impegnano e lottano con tutte le loro forze per ottenere più diritti, come donne e come mamme, come professioniste, come aspiranti politche, remando contro una società fin troppo legata alle vecchie tradizioni con una cultura maschilista mai sopita.
Il depauperamento della figura femminile espressa nei media con l'utilizzo di pubblicità lesive non è nient'altro che l'inevitabile conseguenza di errate logiche di marketing che strumentalizzano il corpo della donna per fini commerciali, denigrando il genere femminile nella sua interezza.
Era ora che una presa di posizione da parte delle Istituzioni mettesse un freno in questa giungla di discriminazione.
Finalmente un piccolo grande passo in avanti è stato intrapreso in difesa delle donne, di tutte le donne, contro la sfruttamento denigratore del corpo femminile e per un'immagine più dignitosa delle donne.
Ma la strada, ahinoi, è ancora lunga!
Alessandra Sorge
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Noi donne vorremmo parlare d´altro; abbiamo molto da dire sulle questioni che ci stanno a cuore: lo studio, il lavoro, la carriera, una quiescienza dignitosa per dirne qualcuno. Invece ci troviamo costantemente a dover difendere i ns. diritti basilari contro lo sfruttamento, la violenza.
Ringraziamo le istituzioni per aver finalmente messo fine a tali scempi dell´immagine della donna.
Spero che questa notizia risulta come una nuova partenza verso una civiltà alla quale noi tutte vogliamo appartenere. |
commento inviato il 27/01/2011 alle 5:28 da Valerie Baxter |
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Certo che alcune pubblicità che ispirano violenza su certe persone non si possono accettare. Però, io mi domando dove stanno le pubblicità sessiste e contro le donne quando tali messaggi usano le parti sessuali delle stesse. Bisognerebbe in tal caso, abolire anche la danza classica.
Se una donna si fa notare nel suddetto modo, che male svolge, se non quello di attirare l´invidia di altre |
commento inviato il 28/01/2011 alle 5:32 da Franco |
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