Un’occasione da non perdere per visitare Villa Lante il meraviglioso parco con i suoi giardini all’italiana, le sue bellissime fontane e le due bellissime palazzine Gambara e Montalto.
Potremo così ammirare uno dei più famosi giardini italiani manieristici del XVI secolo.
Ideata da Jacopo Barozzi da Vignola, la sua costruzione cominciò nel 1511 ma fu portata a termine intorno al 1566 su commissione del cardinale Gianfrancesco Gambara. Tuttavia la villa non ha acquisito questo nome se non quando, nel XVII secolo, passò nelle mani di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere.
Villa Lante si compone di due palazzine, pressoché identiche, anche se costruite da proprietari diversi in differenti periodi. Fu il cardinale Gianfrancesco Gambara a dare il proprio nome alla prima. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1587, gli successe il nipote di papa Sisto V, il cardinale Alessandro Peretti di Montalto, che completò il progetto e costruì la seconda.
I giardini costituiscono l'attrazione principale di Villa Lante, con i loro spettacolari giochi d'acqua, cascate e fontane.
Entrando dall’arco bugnato dell'entrata principale, ci si ritrova in un quadrato, perfettamente regolare dove il bosso è plasmato e modellato a formare motivi decorativi che circondano piccole fontane e sculture. Il tratto più caratteristico di questo parterre è la complessa fontana posta al suo centro, formata da quattro bacini, separati da cammini transennati, con i parapetti decorati con pigne di pietra ed urne decorative che intersecano l'acqua. Nel cuore del complesso, un bacino centrale contiene la celebre Fontana dei Mori del Giambologna.
Sopra il parterre principale il visitatore può inerpicarsi attraverso querce, lecci e platani, scorgendo fontane e sculture che si aprono attraverso inaspettati scorci. Si arriva quindi al primo dei giardini a terrazza ascendenti: qui, alloggiata tra due scalinate in pietra, vi è la Fontana dei Lumini, una fontana circolare a gradini. Su una terrazza successiva vi è un enorme tavolo di pietra con acqua che scorre nel suo centro. In questo posto, il cardinal Gambara intratteneva i suoi ospiti.
Al di sopra vi è la quarta terrazza, contenente la catena d'acqua, elemento che il Vignola aggiunse a molti giardini del XVI secolo. Visibile anche a Villa Farnese e Villa d'Este, questo ruscelletto scende in cascata al centro dei gradini per concludersi in fondo alla terrazza. Al livello superiore vi sono ancora fontane, grottini, e due piccoli casini che, come i loro omologhi più grandi sulla terrazza inferiore, hanno un disegno particolare, probabilmente anch'esso del Vignola, con logge aperte sorrette da colonne di ordine ionico. Esse reggono il nome del cardinale Gambara scolpito sulla cornice. Uno dei casini dà accesso a un piccolo giardino segreto di siepi e topiarie. 

Per quanto riguarda lo spettacolare Palazzo Farnese di Caprarola ricordiamo che inizialmente doveva avere caratteristiche difensive, e il progetto per una residenza fortificata venne affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane dal cardinale Alessandro Farnese il Vecchio.

I lavori iniziarono nel 1530, ma furono sospesi nel 1546 a causa della morte del Sangallo.

Il cardinale Alessandro il Giovane, insediatosi a sua volta a Caprarola, volle riprendere il progetto del nonno ed affidò il cantiere al Vignola che modificò radicalmente il progetto originale. La costruzione, pur mantenendo la pianta pentagonale dell'originaria fortificazione, venne trasformata in un imponente palazzo rinascimentale, che divenne poi la residenza estiva del cardinale e della sua corte.

Alla villa è annesso uno splendido giardino tardo-rinascimentale, realizzato attraverso un sistema di terrazzamenti collegati dal Vignola con la residenza attraverso dei ponti.

                                                                                                                                                
                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Giorgio Ambrosini

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