FROSINONE (UNONOTIZIE.IT)L’Associazione Tartufai di Campoli Appennino e del Basso Lazio ha realizzato, nel territorio di Campoli Appennino, in provincia di Frosinone, un nuovo impianto per la produzione di tartufo nero pregiato.
Finanziato dalla Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio, la piantagione del Tuber Melanosporum, che si estende per circa un ettaro, utilizza tecniche assolutamente innovative.
Il progetto rientra in un ampio programma didattico-sperimentale, al fine di incrementare la tartuficoltura, “una pratica di sviluppo economico-occupazionale già ampiamente collaudata nel privato, non solo sul territorio nazionale ma anche europeo (vedi Francia e Spagna)”, ha commentato il Presidente dell’Associazione Tartufai Amedeo Policella, “che abbiamo voluto però portare nel pubblico della nostra regione e che vorremo estendere a tutto il Basso Lazio”.
La raccolta del tartufo a Campoli Appennino è comunque di lunga tradizione lunghissima e risale addirittura alla seconda metà del 1700, come si legge dai registri comunali del tempo (1778), in una nota di spese per la spedizione di tartufi a Sua maestà il re di Napoli.
L’attività stessa dei cavatori è più volte richiamata, successivamente, in molte cronache del sec. XIX e, attualmente, impiega più del 20 per cento della popolazione.
La tartuficoltura rientra in una prospettiva di sviluppo, che partendo dal tartufo si arricchisce di importanti elementi collaterali, quali:
·conservazione dei suoli attraverso il contrasto dell’azione di dilavamento e erosione ad opera degli agenti atmosferici;
·assorbimento parziale delle emissioni di CO2;
·ricreazione di effetti equilibratori del microclima attraverso l’aumento dell’umidità, il raffreddamento degli strati bassi dell’atmosfera, il contenimento dei venti, l’equilibrio nella localizzazione delle precipitazioni;
·creazione di nicchie ecologiche per specie faunistiche antagonistiche di animali "indesiderati" (rapaci diurni e notturni, mustelidi, Mammiferi e Uccelli insettivori) in un ecosistema già ricco di fauna selvatica;
·formazione educativa, sul rispetto dell’ambiente naturale e del patrimonio storico culturale, per le giovani generazioni.
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