Diffusi i dati relativi alle imprese femminili iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Viterbo nel primo semestre 2008, con una numerosità che ha raggiunto le 10.743 unità su un totale di 38.293 imprese.

Si è così confermato nella provincia di Viterbo un tasso di femminilizzazione pari al 28,1%, contro il 27,9% del primo semestre del 2007 e di molto superiore sia all’analogo dato regionale (24%) sia a quello nazionale (23,4%), collocandosi al 15esimo posto nella classifica nazionale.

Un dato facilmente comprensibile attraverso l’analisi settoriale da cui risulta la forte prevalenza femminile nell’agricoltura, che interessa il 40,6% delle donne, mentre il commercio si attesta sul 25%. Da sottolineare la rilevanza delle attività dei servizi sociali e personali che, con una numerosità non trascurabile è l’unico settore in cui prevale il numero delle imprese femminili, con un peso pari al 53% circa. Interessante anche il comparto dei servizi alle imprese che vede crescere la presenza di donne.

Quanto alla forma giuridica, nonostante la crescita della società di capitali registrata negli ultimi anni, l’impresa individuale rimane la tipologia preferita dalle imprenditrici con un il 72,9%. Seguono le società di persone (17,6%) e le società di capitale (7,9%).

Di più complessa interpretazione è invece il dato sulla variazione del numero di imprese femminili con una riduzione pari al -3,1%. Va infatti considerato che tale calo è fortemente condizionato dalle numerose cancellazioni d’ufficio avvenute nel secondo semestre 2007, tra cui un numero consistente ha riguardato proprio le imprese femminili dei comparti tradizionali. Pertanto la consistenza della variazione negativa ha una rilevanza soprattutto amministrativa piuttosto che economica. La prova di ciò si riscontra nel numero di società di capitale “femminili”, tipologia di impresa che non è stata interessata dalle cancellazioni d’ufficio, che ha avuto un incremento del 12% circa tra giugno 2007 e giugno 2008.

Meno lusinghieri sono invece i dati disponibili sulle sole imprese individuali, in questo caso più aggiornati perché relativi a tutto il 2008. Nell’anno appena trascorso il numero di imprese femminili ha subìto una flessione del -1,1%, anche se la sua quota percentuale ha registrato un incremento dovuto a una maggior contrazione delle imprese maschili (-1,8%). Va comunque evidenziato che parte di queste imprese ha chiuso i battenti per riaprire con una forma giuridica più complessa, spesso come società di capitale.

La diminuzione delle imprese individuali femminili ha riguardato genericamente quasi tutti i settori di attività economica, in particolare il settore del commercio (-2%) e delle attività manifatturiere (-6,9%), con un valore assoluto piuttosto elevato. Tra i settori in controtendenza, vale la pena di evidenziare un buon 3,6% dei servizi sociali e personali e il 2% dei servizi alle imprese, settore che rappresenta un’attività evoluta e ad alto valore aggiunto che permette alla componente in rosa dell’imprenditoria di affermarsi pienamente.

Per le imprese individuali si confermano tra i settori prevalenti quelli già individuati per l’insieme delle imprese femminili con alcune accentuazioni, che riguardano in particolare i servizi alle imprese. Tra i titolari di imprese individuali che esercitano questa attività ben il 36,8% è rappresentato da donne, cosi come la somministrazione e il turismo, dove la componente femminile ha una quota del 45,3%. Ancora più consistente la percentuale femminile delle imprese individuali che gestiscono servizi sociali e personali che pesa, su un totale di 831 unità, per il 66,1%, settore che per le donne, come si è già affermato, è in pieno trend di crescita.

“I dati sull’imprenditoria femminile nella Tuscia – dichiara Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo – ci consegnano una fotografia del nostro tessuto economico sostanzialmente immutata rispetto allo scorso anno. La vera questione è che di fronte all’assenza di misure efficaci per rendere più conciliabile la vita lavorativa con quella familiare e in prospettiva con l’acuirsi della crisi economica, per molte donne diventa proibitivo dedicarsi all’attività imprenditoriale. In tal senso il ruolo svolto dal Comitato per la Promozione dell’Imprenditoria femminile insediato presso l’Ente camerale, può dare un contributo significativo per affrontare alcune questioni cruciali, quali l’accesso al credito, la formazione, il sostegno d’impresa e la promozione”. 

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