ORTE (Viterbo) Per la prima volta, i cittadini festeggeranno il 25 Aprile nelle proprie case, costretti da una situazione straordinaria. Succede proprio nel 75° Anniversario, quando le celebrazioni locali e nazionali avrebbero potuto rappresentare un momento anche più intenso rispetto agli altri anni. Ma con questa situazione dobbiamo fare i conti, e non possiamo non iniziare ringraziando tutti coloro che si stanno adoperando affinché essa sia il meno gravosa e drammatica possibile. Torneremo a incontrarci molto presto, riprenderà la nostra vita «normale». Ma questa è appunto una condizione eccezionale, e mai e poi mai può essere usata come «cavallo di Troia» per tentativi oppurtunisti di rilettura della storia se non di ridenominazione della festa, come qualcuno, in modo strumentale, sta cercando di fare. Ma ci siamo abituati, e non abbasseremo certo la guardia.
Il 25 Aprile è il giorno nel quale culminò la durissima guerra di Liberazione, dopo i venti sanguinosi mesi nei quali il popolo italiano ebbe finalmente il suo moto di sdegno e di orgoglio. A fronte delle istituzioni in fuga, Partigiani, Militari e popolazione si seppero piano piano organizzare fino a sconfiggere, anche grazie all’aiuto degli Alleati, due eserciti spietati: quello di occupazione tedesco e quello della Repubblica sociale, stato fantoccio nello Stato, alla mercè degli invasori. Solo quella straordinaria reazione popolare riscattò il nostro Paese da decenni di dittatura, massacri coloniali e una guerra mondiale costata al mondo oltre 60 milioni di morti!
Il 25 Aprile è soprattutto una festa, certo, ma anche un impegno: a tramandare il significato profondo che seppe spingere i giovani di allora a donare la propria vita per gli ideali di libertà e giustizia. Oggi più che mai facciamo nostre le parole del povero Luis Sepùlveda, al quale rivolgiamo un affettuoso pensiero: «Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro».
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Sezione di Orte «Tito Bernardini»
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