ROMA (UNONOTIZIE.IT) La Procura della Repubblica di Roma ha chiesto l'archiviazione per Antonio Di Pietro che per offesa all'onore o al prestigio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era stato iscritto nel registro degli indagati in relazione all'intervento pronunciato nel corso della manifestazione di Piazza Farnese a Roma, alla quale avevano partecipato, tra gli altri, anche Beppe Grillo, Marco Travaglio, Monia Benini, della Lista Civica Nazionale "Per il Bene Comune", Serenetta Monti, Salvatore Borsellino, Sonia Alfano, Pancho Pardi e Carlo Vulpio del Corriere della Sera.
"Una lettura attenta del complessivo intervento dell'Onorevole Di Pietro - si rileva nella richiesta di archiviazione del procuratore Giovanni Ferrara e del pm Giancarlo Amato - peraltro, consente di escludere che i riferimenti al 'silenzio mafioso' abbiano avuto quale destinatario non lo stesso oratore ma proprio il presidente della Repubblica".
Quanto alle espressioni che certamente sono state rivolte al capo dello Stato, "dovendosi esse inquadrare nell'esercizio di un legittimo diritto di critica che è consentito anche nei confronti delle più alte cariche dello Stato se espresso in forme continenti (qui senz'altro ravvisabili), nessuna offesa all'onore ovvero al prestigio del capo dello Stato potrebbe essere ipotizzata. Da qui la ritenuta impossibilità di configurare la fattispecie prevista dall'articolo 278 c.p. e la conseguente decisione di non richiedere l'apposita autorizzazione prevista dall'art.313 primo comma c.p. nei confronti dell'indagato".
"Adesso qualcuno mi deve delle scuse", ha commentato a caldo Antonio di Pietro, ex pm di Mani pulite e leader dell'Italia dei Valori.
"Sono stato esposto a pubblico ludibrio - ha poi continuato - in base ad una montatura fatta ad arte da alcuni organi di stampa e cavalcata da tutto il mondo politico. Ma l'umiltà e l'amore per la verità non appartengono evidentemente a queste categorie".
"Continuerò a difendere la Costituzione - ha sottolineato Antonio Di Pietro - senza se e senza ma, e mi appellerò al capo dello Stato, quale garante della carta, ogni qualvolta ce ne sarà bisogno. Anzi, comincio subito invitando il Presidente della Repubblica a non firmare, se il Parlamento lo dovesse convertire in legge, il ddl sulle intercettazioni perché è incostituzionale e immorale".
"Siamo di fronte ad una dittatura: questo governo sta smantellando lentamente tutti i principi tracciati dai nostri padri costituenti", ha terminato il leader dell' Italia dei Valori.
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