Nella lettera del 18 ottobre 1965, scritta da Barbiana, ai giudici del processo che lo vedeva imputato per il reato d’istigazione all’obiezione di coscienza, don Lorenzo Milani, una delle personalità più limpide e coerenti della nonviolenza e figura di primo riferimento per l’intero mondo della scuola italiana afferma: “Abbiamo dunque preso i nostri libri di storia (umili testi di scuola media, non monografie da specialisti) e siamo riandati a cento anni di storia italiana in cerca d’una guerra giusta. D’una guerra cioè che fosse in regola con l’articolo 11 della Costituzione.
Non è colpa nostra se non l’abbiamo trovata”.
E cosi noi. Il prossimo 4 novembre assisteremo ancora una volta ai festeggiamenti, mai termine fu più improprio, in ricordo della I guerra mondiale. Festeggiamenti esaltati dalla retorica e punto di forza della mistificatoria propaganda di quel regime fascista che mentre sopprimeva ogni libertà in Italia e con le leggi razziali avviava alla deportazione i cittadini ebrei italiani, faceva della guerra di aggressione a nazioni e popoli il punto centrale della sua politica, con le conseguenze che tutti dicono di conoscere ma che spesso si dimenticano.
La prima guerra mondiale fu una guerra ingiusta, come tutte le guerre, un’inutile strage.
Le vittime italiane furono più di 600 mila, oltre un milione i feriti e tra questi più di 600 mila mutilati. I morti in totale nei paesi coinvolti nel conflitto furono quasi 10 milioni. Tutto questo si sarebbe potuto evitare attraverso soluzioni diplomatiche, senza alcun spargimento di sangue, come suggerito d’allora ministro Giolitti e documentato storicamente.
Oggi l’Italia è ancora una volta un paese in guerra. Chiamiamo ipocritamente missione di pace la guerra in Afghanistan, a cui prendiamo parte con enorme sperpero di risorse pubbliche e disprezzo delle vite umane dei nostri soldati e dei civili, soprattutto bambini, in aperta violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione che afferma:” L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Quello stesso articolo tanto caro a don Milani come a tutti i veri democratici e alle persone che hanno a cuore la pace. Il comitato Nepi per la Pace insieme alle organizzazioni Movimento Nonviolento, Beati Costruttori di Pace e Peacelink rivolge un appello alle Istituzioni, agli insegnanti, agli studenti, agli organi d’informazione, alle autorità religiose, alle autorità militari e a tutti i cittadini perché il 4 novembre diventi una giornata di studio e di memoria, una giornata di ripudio di tutte le guerre, in ricordo di tutte le vittime e in solidarietà con tutte le persone e i popoli coinvolti nei conflitti. Iraq, Israele, Palestina, Cecenia, i Congo, Tibet, Afghanistan, sono solo alcuni tra i tanti teatri di guerra nel mondo, dove si continua a morire e che poco o nulla scuotono le nostre coscienze. Facciamo nostro questo impegno insieme alla richiesta del ritiro immediato dei soldati italiani dall’Afghanistan.
Comitato Nepi per la Pace
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