Come pubblicizziamo oggi un’attività, un prodotto o un nuovo tipo di intrattenimento? Se è vero che la pubblicità ha lo scopo di far arrivare il messaggio a più persone possibile, dovremmo usare i nuovi canali comunicativi, come i social network o qualsiasi altro strumento in rete.
Questo tipo di comunicazione pubblicitaria è di certo il più economico ed ha una forte diffusione, specialmente tra i giovani.
Eppure ancora oggi le nostre trasmissioni televisive preferite ci costringono ad interminabili pause pubblicitarie. Non solo: le nostre città sono tappezzate di manifesti, con gigantografie di modelle o modelli mozzafiato e di paesaggi esotici.
Per capire perché la nuova pubblicità non riesce a rimpiazzare quella tradizionale, dobbiamo capirne il funzionamento e gli obiettivi. In pratica stiamo parlando di riproduzione di immagini o brevissimi spot, ospitati sui nuovi canali comunicativi. Li ritroviamo sulla homepage dei social network, nei primi secondi della riproduzione dei video su youtube e sui principali motori di ricerca, ad eccezione di google che ha preferito non appesantire la sua grafica, mettendo al centro sole le esigenze dell’utente.
Ma come fanno questi messaggi pubblicitari ad essere mirati sui gusti del consumatore-utente? Esistono delle tecniche, apparentemente poco invasive, che creano dei veri e propri profili di chi sta navigando in rete, con tanto di preferenze, ipotetica fascia di età e curiosità, memorizzando tutti i dati di navigazione. Stiamo parlando dei “cookies”, sfruttati dalle imprese commerciali per personalizzare i messaggi pubblicitari.
Tuttavia, a causa della distrazione con cui navighiamo in rete, rimanendo solo alcuni secondi su ogni pagina, questi metodi non sono sempre efficaci. Spesso, poi, cestiniamo i messaggi nella nostra casella di posta elettronica senza neppure aprirli: i volantini nella cassetta della posta, invece, dobbiamo per forza osservarli prima di buttarli via.
Questo meccanismo riguarda anche spot radiofonici e televisivi, per cui dobbiamo per forza cambiare canale per non ascoltare, per non parlare dei manifesti che sono ancora più difficili da ignorare. Insomma, la pubblicità tradizionale resta ancora in piedi nel terzo millennio, proprio per la sua efficacia, nonostante la crescita esponenziale degli spazi dedicati sui nuovi media.
Sara Appolloni