Crisi comparto turismo Italia, ultime notizie Siena - “L’attitudine all’accoglienza è da sempre nel Dna delle Città del Vino - sottolinea il presidente Giampaolo Pioli - frutto della solidarietà tra generazioni e di quell’appartenenza al bello che sono componenti sempre più decisive del sistema di valori italiano, l’antidoto possibile a crisi e solitudine, e la base del vivere bene di una comunità, dove il cibo è veicolo di socialità e di identificazione territoriale, la sua tipicità il cemento delle stesse comunità. Comunità in cui le risorse ed il saper fare locale si aggregano, perché i saperi, le abilità, le tradizioni locali, come l’enogastronomia, sono la dotazione di base di un territorio che contano sempre di più, ma anche il fattore unificante per territori anche molto diversi tra loro”.
“L’enogastronomia è sempre un must che attira - spiega Fabio Taiti, presidente onorario Censis Servizi - ma, come la crisi è a “macchia di leopardo”, bisogna ragionare zona per zona, tipologia di clienti per tipologia di clienti, tentando di attrarre un po’ tutti, invece che quelli che potrebbero essere interessati solo a certe zone e al turismo enogastronomico. Le prospettive, del resto, ci sono: basti solo pensare al successo che ha il nostro agroalimentare anche nell’export, con 30 miliardi di euro di asset, così come il vino, con oltre 4 miliardi di euro, e se in Italia la crisi c’è e si sente, non in tutti i Paesi è così”.
Con strumenti come la “Carta della Qualità”, il vademecum di buone pratiche per essere una Città del Vino Doc, e “CittàdelvinoLab”, il laboratorio con cui l’associazione mette a disposizione la propria esperienza per promuovere nei Comuni le buone pratiche necessarie affinché la qualità dell’accoglienza diventi strumenti di sviluppo locale, le Città del Vino propongono ai Comuni di sottiscrivere un patto ideale per “aggiornare” la propria identità locale offrendo un più adeguato ventaglio di opportunità sia agli operatori del territorio (agenzie, aziende agricole, agriturismi, strutture ricettive, ristoranti e quanti operino a supporto del turismo locale) sia agli stessi cittadini ai quali è richiesto un coinvolgimento diretto e consapevole: anche l’edicolante, il farmacista o il benzinaio devono essere dei “promotori” del territorio. E lo fanno da Bertinoro, “Città dell’Ospitalità” che dell’accoglienza ha fatto un suo simbolo, capace di contraddistinguerla tra le tante mete turistiche di cui è ricco il Belpaese.