Mentre la Banca Centrale Europea (BCE) continua ad avanzare ingenti richieste al governo italiano che dovrebbe raschiare altri 5 miliardi di euro dall’accorpamento delle province, l’iniquità dei provvedimenti presi negli ultimi mesi dal governo Berlusconi e poi dal governo Monti, si rivela in tutta la sua insostenibilità.
Dall’aumento delle tasse indirette, alla prima trance dell’IMU, ai rincari sulla benzina e sulla bollette, fino all’innalzamento dell’età di pensionamento, alla riduzione dei servizi erogati dagli enti locali a causa dei tagli e al blocco dell’indicizzazione delle pensioni superiori ai 1000 euro, ciascuna di queste misure colpisce in maniera più o meno pesante le famiglie italiane e la loro capacità di spesa. Ciò porta a una riduzione della domanda interna e quindi alla recessione che determina un crollo del fatturato nella quasi totalità delle aziende produttrici di beni o servizi destinati al mercato interno e miete impietosa le sue vittime nella classe imprenditoriale.
C’è però un campo di intervento, quello dell’evasione fiscale, che potrebbe portare molto denaro nelle casse dello Stato e che non viene affrontato con la dovuta urgenza dal governo Monti. Molti stati europei, a differenza dell’Italia, hanno infatti già stipulato con la Svizzera accordi che prevedono un prelievo sostanzioso di denaro sui capitali esportati nella confederazione elvetica dagli evasori fiscali. Tali accordi sono stati recentemente dichiarati pienamente conformi con il diritto comunitario dal Commissario Europeo alla fiscalità.
L’Austria ad esempio che ha chiuso un accordo con la Svizzera lo scorso 13 Aprile, ha fissato al 30% dei capitali evasi la quota da prelevare una tantum per rimpolpare le casse dello stato, a differenza del misero 5% previsto dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, quando fu varata la norma sullo scudo fiscale. Si stima che se l’Italia adottasse un provvedimento analogo a quello austriaco, sulle somme depositate in Svizzera da residenti italiani riuscirebbe a portare allo Stato fino a 50 miliardi.
Meglio sarebbe che il governo adottasse un provvedimento urgente in materia fiscale piuttosto che paventare un aumento dell’IVA al 23% o ulteriori aumenti delle tasse dirette e indirette, o nuovi tagli sul welfare di scuola e sanità. Una vera lotta all’evasione che non si limitasse agli agguati domenicali della Guardia di Finanza, non implicherebbe nessuna flessione della domanda e, quindi, nessun effetto negativo sull’economia.