Intervista con Luisa Rizzitelli, a cura di Alessandra Sorge
Si chiamava Emiliana, aveva 25 anni e tanta voglia di vivere, aveva dei sogni, tipici della sua età, che si sono bruscamente interrotti in una notte di inaudita violenza. Emiliana era perseguitata dal suo ex (già agli arresti domiciliari per scontare una condanna di otto anni per tentato omicidio), che da tempo la pedinava e minacciava, non rassegnato all’abbandono, e che una notte ha deciso le sorti della sua vita.
Mariti, amanti e fidanzati si trasformano in carnefici e assassini, perseguitano, minacciano e stalkizzano le donne, rendendo la loro vita un inferno. Una spirale di violenza in cui è difficile sottrarsi ma non impossibile. Per questo che Telefono Rosa, l’associazione che dal 1988 si adopera a sostegno di donne e adolescenti vittime di violenza, grazie al lavoro di oltre 60 volontarie, manda avanti la sua battaglia affinché la storia di Emiliana non si ripeta, impietosa, anche per altre donne.
L’attività del Telefono Rosa si basa sul lavoro di una task force di professioniste (tra cui avvocate civiliste e penaliste, psicologhe, sessuologhe, mediatrici culturali e assistenti al diritto di famiglia) che offre gratuitamente consulenze e informazioni e che è contattabile al numero 06.37518282, sul sito internet www.telefonorosa.org. o attraverso i due sportelli di consulenza al Policlinico Tor Vergata e al Policlinico Casilino di Roma.
Colpo d’occhio sui numeri:
Secondo i risultati elaborati nell’ultima indagine di Telefono Rosa è emerso che la fascia d’età in cui le donne sono maggiormente vittime di abusi oscilla tra i 35 e 50 anni e che, negli ultimi 3 anni, il trend è in ascesa. Aumentano anche le denunce, che restano tuttavia una percentuale bassissima delle violenze reali. Questo può anche esser dovuto a una maggiore autostima delle donne e una diversa consapevolezza sulla violenza, sia essa fisica, psicologica o morale.
Abbiamo chiesto a Luisa Rizzitelli, volontaria del telefono rosa e responsabile dell’ufficio stampa e comunicazione, Come è cambiata nel tempo la percezione della causa della violenza da parte delle vittime?
E’ cambiata sicuramente molto, e ciò anche grazie all’aiuto dei mass media. La rivoluzione culturale e antropologica dei mezzi di comunicazione ha, infatti, permesso alla donna di avere una diversa percezione della violenza. La metamorfosi sociale che ha investito i ruoli di genere e che ha spazzato via molti retaggi, tipici del sistema culturale italiano, ha supportato la donna durante il processo di emancipazione. Ma questo, purtroppo, sembra non aver diminuito la violenza sulle donne..
Nonostante siano aumentate le denunce da parte delle donne, rimane sempre altissimo il numero di violenze consumate tra le mura domestiche. In che misura questo è sintomatologia di malessere sociale?
Nel mondo le donne che muoiono di violenza sono di più di quelle che muoiono di tumore. E’ una violenza trasversale che colpisce più fasce sociali e non necessariamente, come verrebbe facile pensare, quelli più bassi. L’emancipazione femminile ha messo in crisi il modello culturale maschile, provocando uno squilibrio tra i ruoli. Molto spesso l’uomo giudica negativamente questa nuova realtà e fa fatica ad accettarla, fino rifiutarla in maniera violenta.
Dunque la violenza non sempre è solo fisica
No, moltissime donne lamentano vessazioni e violenze psicologiche. Altre, violenze di tipo “economico”.
Molto spesso infatti le donne sono impossibilitate a gestire le proprie finanze: percepiscono uno stipendio che però viene “sequestrato” dal marito o dal convivente. Una situazione decisamente frustante per una donna e, se reiterato nel tempo, essere causa di forti disagi psicologici.
E’ evidente che la persona che commette violenza non è affatto un emarginato sociale
Assolutamente no, anche da parte dell’uomo la violenza è trasversale, e non conosce confini geografici, culturali o sociali. I nostri studi hanno evidenziato che l’aggressore, nella maggior parte dei casi, è una persona con un livello culturale medio e un lavoro regolare.
Per questo sono aumentate le denunce per stalking?
La legge sullo stalking ha aiutato molte donne a trovare il coraggio di denunciare. Le denunce aumentano ma purtroppo bisogna, a mio parere personale, ridurre ancora la tempestività di interventi concreti in difesa delle donne minacciate. Questo perché – come nel drammatico caso di Terracina - a volte l’aggressore continua a perseguitare la donna, senza che nessuno riesca a fermarlo. Bisogna poi fare in modo di ridurre i tempi dei processi e le vittime devono comprendere che affidarsi alle associazioni consente loro di avere un aiuto legale esperto e capace di ottenere la migliore tutela e assistenza possibile
Cosa succede quanto una vittima di violenza prende coraggio e contatta il Telefono Rosa?
Mettiamo immediatamente in atto un vero e proprio protocollo d’azione rodato in 23 anni di esperienza, basato sull’ascolto e, successivamente, sull’azione. Le operatrici del call center, invitano le vittime a raggiungere l’associazione per ricevere la consulenza e l’aiuto di una psicologa o di un avvocato: sono spesso questi i primi passi di una rinascita e di un vero e proprio riscatto. Succede infatti che le vittime di abusi non abbiano ancora avuto il coraggio di recarsi dalle Forze dell’Ordine, ma piano piano, grazie alla sensazione di non essere più sole, si convincono di aver fatto la cosa giusta, e si lasciato guidare nel percorso di denuncia. Oltre quello Telefono Rosa si prodiga per un reinserimento nel mondo lavorativo delle vittime e per far loro recuperare una autonomia fondamentale spesso non solo per le donne, ma anche per i loro figli.
È bene ricordare che sono considerati atti persecutori intesi come molestie e/o minacce ripetute (e quindi stalking) i seguenti comportamenti:
- Telefonate e/o sms con minacce e insulti
- Comportamenti ossessivi per attenzioni non richieste
- Appostamenti fuori dal luogo di lavoro o sotto casa
- Danneggiamenti intenzionali a cose di tua proprietà (la macchina, la cassetta della posta, la porta di casa ecc.)
- Minacce a persone unite a te da un legame affettivo, e tutti quegli atteggiamenti che turbano le normali condizioni di vita e che mettono in uno stato di insicurezza e di timori per te stessa.