Il motto sopra citato è a tutela delle finalità che si propone l’Associazione Archeologica Archeotuscia per lo sviluppo culturale della Tuscia.
Il patrimonio culturale della Provincia di Viterbo, di grande valore storico, artistico racchiude in se la memoria ANTICA delle popolazioni che hanno abitato i nostri territori
E’, quindi, precipuo dovere di tutti approfondire la conoscenza di quanto ci è tramandato, mediato da ogni forma di comunicazione sia essa storica, letteraria, archeologica.
Presso la Sala del Pellegrino del Monastero di Santa Rosa, si è svolta la presentazione di un volume di pregio rinvenuto dalle suore Clarisse del Monastero di Viterbo, nella loro Biblioteca e riprodotto in forma anastatica dal titolo: “Inventario di tutti beni mobili, semoventi, frutti, rendite, ragioni, azioni e pesi di qualsivoglia sorte del venerato Monastero di Santa Rosa della città di Viterbo, fatto il 27 del mese di luglio del 1727 per mano di me Gio.Ant.canonico Penna”.
La Superiora del Monastero ha ricordato il reperimento del libro con poche parole, e, con commozione, ha ringraziato tutti coloro che, con passione e competenza hanno permesso il restauro dell’OPERA.
Presenti il Sindaco Giulio Marini, il quale ha elogiato l’iniziativa sottolineando il valore del ripristino dell’opera, l’Assessore Fabrizio Purchiaroni ed altre autorità civili e militari.
Molto numerosi i convenuti ai quali il Signor Rodolfo Neri, presidente di Archeotuscia, in veste di moderatore, ha porto i ringraziamenti per la partecipazione e salutato i convenuti anche a nome del Vescovo, del Prefetto, del Prof. Alfio Cortonesi, i quali, per impegni inderogabili non hanno potuto essere presenti.
Le tematiche di cui al volume sono state trattate con competenza specifica dalla Prof.ssa Simona Rinaldi, docente alla Facoltà dei Beni Culturali dell’Università di Viterbo. La Prof.ssa Rinaldi, con dissertazione dotta, ha approfondito gli argomenti attinenti alle figure floreali ed ornitologiche eseguite dal canonico Giovanni Antonio Penna. Esempi suggestivi di arte del tempo, con i quali ha, altresì, tramandato dettagliata panoramica delle attività agricole in uso nelle campagne del viterbese.
La Dott.ssa Tiziana Parenti Michelini, con altrettanta specificità e squisita sensibilità intrattiene i convenuti sul “Trattatello sui fiori ritratti nelle tavole dell’inventario”.
Le tavole che arricchiscono l’inventario, dice la Dott.sa Michelini, arricchiscono il volume con mazzi di fiori legati da nastri blu, di ghirlande che fanno da cornice alle pagine, ma più precisamente ci forniscono un’interessante documentazione sui fiori conosciuti. Tesi supportata da trattati botanici e di storia dei giardini.
Più in dettaglio trattasi di garofani, fiori originari dellAfrica, iris, che i romani chiamavano gladiolus, quindi, gigli, narcisi, mughetti, anemoni, tulipani.
La dott.ssa Valentina Berneschi, con valente entusiasmo si sofferma a considerare il profilo umano e culturale di Giovanni Antonio Penna, premessa una scarsa documentazione, cui attingere informazioni approfondite.
Suo uno studio sul glossario dell’epoca, molto utile per decifrare i termini di cui all’inventario.
Il Prof. Giuseppe Pagano, Presidente onorario di Archeotuscia, ha illustrato alcune interessanti iniziative in atto, per recuperare alla Tuscia il diritto a divenire un polo di attrazione per un turismo qualificato e dotto, oltre che votato alle bellezze naturali e paesaggistiche.
Da qui la creazione di un parco archeologico ambientale, il cui intendimento precipuo è di sensibilizzare e coinvolgere la collettività intera, come asserisce il presidente di Archeotuscia, Rodolfo Neri.
AD MAIORA.
Michelangelo Mantovano
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