“L’Arte restituita” è il titolo dell’incontro, promosso dall’Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio, che si tiene venerdì 18 dicembre alle ore 11 presso l'Aula Magna dell'Università della Tuscia. Il tema è la restituzione al territorio dei beni culturali per illustrare un’operazione esemplare della loro tutela e valorizzazione. Dopo essere stati esposti a Palazzo Venezia a Roma e alla Gemäldegalerie di Berlino, “La Pietà” e “La Flagellazione”, i due capolavori rinascimentali di Sebastiano del Piombo, potranno essere di nuovo ammirati al Museo Civico di Viterbo.
Considerata dalla critica una delle massime realizzazioni dell’arte rinascimentale italiana, “La Pietà” (1515-16) è incredibilmente innovativa per la personalissima interpretazione della scena sacra. Il maestro veneziano (al secolo Sebastiano Luciani) scelse di separare le figure della madre e del figlio: il corpo morto di Gesù è disteso su un sudario bianco, mentre Maria, posta in verticale, è seduta su una roccia con gli occhi rivolti al cielo, le mani giunte in preghiera, le labbra strette. I lineamenti del suo volto, forse eccessivamente mascolini, denotano una passione per la statuaria classica, sfociando in un'inedita inclinazione al monumentale.
Oltre alla perfetta resa anatomica dei corpi, l’opera deve la sua fama allo straordinario paesaggio sullo sfondo. L’uso preminente di tinte scure determina un panorama tempestoso e crepuscolare, dove la desolazione delle macerie delle costruzioni elimina ogni traccia di vita. Nel cielo buio, nonostante la presenza della luna, la principale sorgente di luce nel dipinto è data dal candore del lenzuolo su cui giace Cristo. Il paesaggio, spoglio e privo di qualsiasi superfluo decorativismo, ritenuto inutile ai fini dell’arte sacra, riveste un ruolo pittorico fondamentale, accentuando il sentimento di profonda religiosità che invade l’intera scena.
E’ una sorta di paesaggio moralizzato in cui gli ultimi bagliori rossastri del tramonto portano le tracce del dramma appena avvenuto. Sebastiano del Piombo unisce al cromatismo veneto il disegno e il rigore prospettico fiorentino, in una fusione armonica tra l’ambiente e le possenti figure. Il tonalismo veneto è ripreso dal suo maestro Giorgione, il quale abolì l’uso dei disegni preparatori inaugurando una pittura che, fondata esclusivamente sul rapporto tra i colori, permette di unificare il momento dell’ideazione e quello della realizzazione.
Il gusto plastico, la precisione del tratto e il vigore del disegno derivano, invece, da Michelangelo Buonarroti. A Roma Sebastiano del Piombo intrecciò con lui un rapporto decisivo di amicizia e collaborazione artistica che, però, insinua un sospetto nella totale attribuzione dell’opera al Luciani. Non essendo quest’ultimo un abile disegnatore, è probabile che Michelangelo lo aiutasse nell’esecuzione dei disegni preparatori. Nel retro della pala de “La Pietà” sono stati rilevati degli schizzi di pregevole qualità che, per diverse analogie, potrebbero essere attribuiti proprio al genio toscano.
La Madonna di Sebastiano Del Piombo appare condotta sull’esempio della Vergine del “Tondo Doni” e la torsione del corpo ricorda i movimenti della Sibilla Delfica e del Profeta Isaia della volta della Cappella Sistina. Anche ne “La Flagellazione” (1525) la figura luminosa e dinamica di Cristo, contrapposta ai due aguzzini sprofondati nel buio, è quasi un'anticipazione del Cristo giudice che Michelangelo dipingerà nella Sistina pochi anni dopo. Le due tavole che Viterbo ha il privilegio di conservare sarebbero, dunque, sintesi suprema di un connubio epocale tra geni del disegno e del colore.
All’incontro di venerdì intervengono, tra gli altri: Giulia Rodano, Assessore Regionale alla Cultura; Roberto Cecchi, Direttore Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte Contemporanea; Mario Lolli Ghetti, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Soprintendente Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma; Anna Imponente, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico del Lazio. Subito dopo si potrà usufruire di visite guidate al Museo Civico di Viterbo.
Elisa Ignazzi
- Uno Notizie Viterbo - Lazio -
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