Sicilia: a Palermo tecnici Enea svelano i segreti di Leonardo da Vinci e della Battaglia di Anghiari grazie a nuove tecnologie utilizzate nel Palazzo Vecchio di Firenze - Come fare per individuare un’opera d’arte in una parete in mattoni o dietro una superficie in gesso oppure occultata nei modi più svariati dall’uomo e dal tempo?
E poi, dopo l’individuazione di un capolavoro nascosto come fare a rendere le opere restituite fruibili senza danneggiarle in alcun modo?
Le attuali tecnologie oggi consentono di effettuare ricerche puntigliose e spesso di eccezionale valore. Purtroppo l’intricata burocrazia ha la capacità di ritardare, se non addirittura bloccare ogni intervento e studio. È capitato anche con tre nuove tecniche di cui si discute molto in questi ultimi mesi: l'uso dei neutroni e del laser per la ricerca di dipinti nascosti, messi a punto dall'Enea in collaborazione con le Università di Delft e San Diego e il National Institute of Information and Communications Technology di Tokyo.
Durante una giornata di studio nella sede del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro a Palermo, i tecnici dell'Enea hanno spiegato i tre processi innovativi sono stati utilizzati a Palazzo Vecchio, a Firenze, dove sono convinti infatti di aver rintracciato la famosa "Battaglia di Anghiari" che Leonardo Da Vinci dipinse tra il 1505 e il 1506 sulla parete Est del Salone dei 500. In seguito la "Battaglia" fu nascosta dietro un muro di mattoni eretto nel 1563 dal Vasari per la successiva opera a fresco.
La tecnica di Neutron Back-Scattering (Nbs) si basa sull'omonimo effetto che i neutroni di energie elevate (alcuni Mev) subiscono nell'interazione con elementi leggeri, in particolare idrogeno. Basandosi sull'ipotesi che il materiale pittorico e preparatorio (soprattutto olio di lino) utilizzato da Leonardo per la tecnica a olio contenga elevate quantità di idrogeno, è stata individuata un'area, tramite la Nbs, in cui è presente una maggiore concentrazione di tale materiale.
La tecnica di Nanosecond Neutron Analysis (Naa) utilizza invece la radiazione gamma emessa da nuclei di elementi chimici che interagiscono con neutroni di energie elevate (oltre 10 Mev). Le reazioni nucleari indotte dai neutroni sugli elementi chimici presenti nel campione (quali i pigmenti pittorici) producono una radiazione gamma che opportunamente rivelata in tempi ridotti, appunto nanosecondi, permette di identificare proprio questi elementi. Infine l'imaging a frequenze del thz può rivelare dipinti coperti da gesso o biacca, mentre la spettroscopia thz può dare informazioni dirette sulla natura dei composti d'interesse per la conservazione delle opere d'arte.
Per le opere d'arte si tratta di tre tecniche assolutamente innovative e straordinarie, non invasive, ma che ancora non hanno ricevuto il benestare per poter proseguire gli studi dalle autorità competenti, quali la Soprintendenza, ministero ai Beni culturali.