L’indagine, che ha posto l’attenzione sul mondo dei bambini, sui loro diritti e sulle loro condizioni di vita in relazione all’ambiente domestico con il quale interagiscono e con cui si rapportano quotidianamente, ha fatto emergere il quadro di una situazione allarmante.
Lontano dalla visione di un oasi felice e serena, di un ambiente premuroso e amorevole, per milioni di bambini si nasconde, tra le mura domestiche, una realtà terribile fatta di abusi sessuali, tratte, matrimoni precoci, punizioni corporali, lavoro minorile, mancanza di registrazione alle nascite, pratica delle mutilazioni genitali femminili e atti di violenza verso le donne all’interno del matrimonio.
Ben l’86% dei bambini dai due ai quattordici anni, infatti, risulta essere stato vittima di punizioni fisiche e/o aggressioni psicologiche. Questo dato si scontra con una realtà dove guerre, povertà e disastri ambientali provocano effetti devastanti sulla stabilità dei nuclei familiari. Basti pensare che più di un miliardo di bambini vive in paesi o territori colpiti da conflitti armati, e circa 300 milioni di loro hanno meno di 5 anni.
Nel 2006 18,1 milioni di bambini si trovavano in popolazioni che vivevano con le conseguenze dello sfollamento, tra cui 5,8 milioni di rifugiati e 8,8 milioni di sfollati. Alla piaga della guerra si aggiunge anche quella del lavoro minorile che riguarda più di 150 milioni di fanciulli tra i 5 e i 14 anni.
Bambini già grandi, dunque, ma anche bambini fantasma: la nascita di oltre 51 milioni di loro, infatti, non è stata registrata all’anagrafe. In Somalia e Liberia, ad esempio, vengono registrate meno del 5% delle nascite. La pratica della registrazione, tiene a puntualizzare l’Unicef, è un elemento fondamentale nella costruzione di un ambiente protettivo soprattutto in virtù del fatto che, senza un certificato di nascita, i bambini sono più vulnerabili allo sfruttamento sessuale, alle tratta e alle adozioni illegali.
E mentre i bambini di sesso maschile sono, in cifre percentuali, tendenzialmente più inclini alla delinquenza (più di due milioni sono affidati a istituti assistenziali, e più della metà in detenzione non è stata né processata né condannata), alle bambine spetta sorte anche peggiore.
Oltre 70 milioni di ragazze tra 15 e i 49 anni vengono sottoposte alle barbare pratiche di mutilazione o escissione dei genitali (in 28 paesi africani e nello Yemen soprattutto). 64 milioni di giovani donne tra i 20 e i 24 anni hanno riferito di essersi sposate prima dei 18 anni. I dati disponibili indicano anche una diffusa accettazione della pratica consistente nel picchiare la propria moglie, che costituisce una forma di violenza domestica.
Dati provenienti da 68 paesi indicano che più della metà delle donne e delle bambine tra i 15 e i 49 anni pensa che un marito sia giustificato se, in certe circostanze, colpisce o picchia la moglie. Nella maggior parte delle regioni, "trascurare i figli" è il motivo più spesso citato per giustificare chi picchia la moglie.
Un’attenzione sempre maggiore viene rivolta attualmente alla protezione dell’infanzia. Nonostante ciò, la gravità emersa da questa realtà fa capire chiaramente quanto sia fondamentale un continuo e costante impegno degli Stati nella tutela dei diritti dei bambini, per salvarli dalla fame e dagli abusi, dallo schiavismo, dalla tratta e dalle carestie perenni, da chi promette e poi dimentica, affinché un sogno si trasformi in realtà e una lacrima in un sorriso.
Alessandra Sorge
- Uno Notizie - Roma -
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