È partita da Torino il 26 giugno e a Torino è ritornata nei giorni scorsi, dopo un’estate in giro nelle province reatina, modenese, grossetana e beneventana e un “presidio culturale” di dodici giorni tra le comunità della provincia de L’Aquila. Col rientro in Piemonte si è chiuso il cerchio rosso – scelto come simbolo del logo della Rete italiana di cultura popolare, ideatrice e organizzatrice dell’iniziativa – ma se ne apre subito un altro. La carovana del “Festival delle Province - Festival itinerante di cultura popolare” non si ferma mai, e inaugura l’autunno sbarcando in Sardegna. L’unica tappa sarda del tour è in programma a Sassari l’1 e il 2 ottobre. Sempre con lo stesso obiettivo: l’identificazione e valorizzazione della cultura popolare.
Destinato ad aprirsi e chiudersi infinite volte per abbracciare tutti coloro che credono nell’importanza di quello straordinario patrimonio fatto di persone, incontri e momenti di condivisione, il cerchio che distingue la carovana del Festival itinerante rappresenta l’ideale anello di congiunzione tra tutti i territori d’Italia. Una vera carovana dei saperi che attraversa il Paese dei Comuni portando con sé i suoi riti e le sue tradizioni.
Il Festival delle Province, giunto all’ottava edizione, approda in provincia di Sassari per la quinta volta con due appuntamenti di livello assoluto. Il suggestivo scenario di piazza Santa Caterina, nel cuore della Sassari vecchia, ospiterà giovedì 1 ottobre alle 21 il concerto del Tony Esposito Trio, che al festival presenta un originale progetto dedicato al ritmo della terra. E sarà la stessa piazza a ospitare l’indomani, sempre alle 21, il Massimo Bubola Trio. Anche in questo caso l’appuntamento sassarese rappresenta un’occasione speciale: la presentazione della raccolta dedicata a Fabrizio De Andrè, di cui Bubola è stato amico e collaboratore. Il concerto sarà preceduto da un incontro-aperitivo che si intitola “Dall’altra parte del vento”, che si terrà in largo Sisini alle 19.30.
«Far rete significa radicare ancora di più i rapporti sui singoli territori», spiega il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, che ha assunto la presidenza della Rete italiana di cultura popolare proprio in occasione del Festival Internazionale dell’Oralità Popolare andato in scena lo scorso giugno a Torino, e che a breve sarà investita ufficialmente del ruolo. «In quella occasione erano state le comunità delle diverse province italiane a confluire nelle piazze torinesi – aggiunge Alessandra Giudici – ora la rete va a trovarle nei loro luoghi d’origine, incontrando volta per volta i testimoni della cultura popolare».
Come spiega il direttore artistico del Festival, Antonio Damasco, «una tradizione, un rito, una cultura sono frutto della terra in cui sono nati, del lavoro che viene svolto, del cibo che li nutre». Da qui la scelta della Rete italiana di cultura popolare di «rafforzare la natura itinerante del Festival delle Province, stringendo legami con enti locali, ecomusei, centri di ricerca e portando l’idea di “rete” direttamente sul territorio», aggiunge Damasco. Un progetto che «ricopre un ruolo strategico anche da un punto di vista di promozione turistico/culturale, senza dimenticare il coinvolgimento delle comunità straniere, un microcosmo vivace e prezioso ma troppo spesso polverizzato», prosegue Alessandra Giudici.
Toccando 12 Regioni, 20 Province e oltre 100 Comuni, il Festival porta nelle piazze riti e tradizioni che rappresentano un inestimabile bagaglio culturale e che rischiano di perdersi se non vengono valorizzati e custoditi. Le poesie a braccio, il canto a tenore, le teatralità popolari, le storie dei pupi, i suoni delle tammorre, i tamburi, le danze “curative”: nonostante i grandi nomi della musica popolare in programma (e tra questi Tony Esposito e Massimo Bubola, attesi come detto per la tappa sassarese della carovana), il Festival delle Province non vuole essere un festival di musica, danza e teatro, ma un momento di riflessione, un’occasione di incontro tra le comunità italiane.
Il Festival delle Province è organizzato dalla Rete italiana di Cultura Popolare, istituita formalmente il 4 giugno scorso e riconosciuta dal Ministero per i beni e le attività culturali.
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