DiVino Etrusco è una manifestazione che vuole celebrare la cultura e la storia di una terra rinomata come quella di Tarquinia e della Maremma, nel segno di una moderna strategia di valorizzazione dei suoi aspetti più caratteristici e famosi: la storia etrusca ed il vino.
DiVino Etrusco : intorno al vino e al sapere del vino, al suo consumo e alla sua storia. L’arte della coltivazione della vite migrò verso l’Italia probabilmente verso il secondo millennio a.C., nelle regioni centro-settentrionali ad opera degli Etruschi.
Al popolo etrusco si deve, perciò, la diffusione della Vitis Vinifera Sativa e quindi dell’inizio della cultura del vino. Concorrendo, nel tempo, a fare del vino e del bere uno degli elementi culturali più importanti del nostro paese.
A Tarquinia l’1-2-3 Agosto: una tre giorni di degustazioni , concerti, convegni.
Percorso Enogastronomico: L’idea principale sta nel coinvolgimento di dodici città etrusche, ovvero le città-stato che secondo la tradizione, costituirono una potente alleanza di carattere economico, religioso e militare di questo popolo, in un percorso enoico itinerante nelle 4 piazzette medioevali del centro storico cornetano.
Le città e le aziende :
Tarquinia “Tenuta Sant’Isidoro”, “Fattorie Poggio Nebbia”e “Valle del Marta”;
Bolsena “Puri-Charlotte”,
Cerveteri “
Veio “Terre del Veio”;
Vulci “Archibusacci”;
Arezzo “
Chiusi “Colle Santa Mustiola”;
Cortona “Avignonesi”;
Piombino “Sangiusto”;
Volterra “
Orvieto “Palazzone”.
Perugia “Goretti”;
In ogni piazza saranno presenti le Aziende vitivinicole della dodecapoli insieme a prodotti tradizionali e tipici locali.
Degustazioni Guidate:
Venerdì 1 ore 21:15 Museo Etrusco
Degustazione Guidata da
Sabato 2 ore 21: 15 Museo Etrusco
Degustazione Guidata da
Domenica 3 ore 21: 15 Museo Etrusco
Degustazione Guidata da
Cenni storici
Al tempo degli Etruschi non esistevano confini tra il vino, la spiritualità e la vita quotidianità. Col vino si onoravano i morti, insieme alla danza ed al suono dei flauti doppi. Soprattutto nel ceto aristocratico, erano diffuse pratiche religiose in onore di Fufluns (Bacco), il dio del vino. Questi riti segreti e strettamente riservati agli iniziati, grazie all’ebbrezza provocata dalla bevanda, avevano il fine di raggiungere la “possessione” del dio nel mondo terreno, garantendo così in anticipo una sorte felice nell’aldilà.
Negli affreschi delle tombe di Tarquinia, in mezzo a ragazze e giovinetti danzanti tra pianticelle verdi, si ammirano coppie che brindano come se si trovassero davanti ad un mare luminoso nella frescura del paesaggio. I semi di vite trovati nelle tombe del Chianti provano che gli Etruschi portarono questa pianta dall'oriente e l'acclimatarono in Italia. La vite etrusca aveva la forma di un alberello poiché a Populonia, racconta Plinio, era conservata una statua di Giove intagliata in legno di vite. Queste, appoggiate ad una pianta di olmo per crescere più forti, venivano circondate da siepi per essere protette dagli animali alla ricerca del pascolo.
Il vino spesso rallegrava anche lo svago dei popoli antichi. In un vaso di bucchero ritrovato a Chiusi, è possibile vedere una donna che porge un cantaro a due uomini che giocano a dadi seduti al tavolo. In affreschi tombali tarquinesi, si osservano invece delle figure che giocano al kottabos, divertimento consistente nel lanciare il vino contenuto in una coppa contro una colonnina. Il bersaglio, simile allo stelo di una lampada, aveva due dischetti di bronzo: uno piccolo posto alla sommità sulla mano di una statuetta, ed uno grande fissato a metà. Il giocatore, lanciando il vino della sua coppa impugnata nell'anello, doveva buttare giù il disco più alto (plastinx), in modo che cadendo su quello basso (manes) lo facesse suonare. Il kottabos,, divertimento di gran moda, prevedeva un premio che poteva anche consistere nella compagnia di un fanciullo o di una fanciulla presenti al banchetto.
Gli etruschi furono grandi produttori ed esportatori di vino. Imbarcazioni cariche di anfore vinarie solcavano il Tirreno dalla Sicilia alla Gallia meridionale. A Cap d'Antibes, in Francia, è stato
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