C’è un luogo comune che sta prendendo piede, purtroppo avvalorato anche da una parte della opposizione, secondo cui ci sarebbe una “discontinuità” tra l’attuale governo del Comune e quello che lo ha preceduto.
Nell’ultima seduta consiliare il Sindaco Marini, incalzato dalla drammatica evidenza degli eventi, ha dovuto riconoscere che la “Giunta si trova con un bilancio con grave difficoltà a causa delle società partecipate”. In proposito, definisce “drammatica” la nota dei revisori dei conti; paventa un “rischio di crollo del Comune”; allude genericamente a responsabilità delle “persone che hanno adoperato il CEV” in modo tale da gravare disastrosamente sulle casse comunali.
Insomma: Marini e la sua Giunta vogliono accreditarsi come “nuovi”, ritagliandosi la immagine meritoria di salvatori della patria, di rinnovatori che si caricano di un pesante fardello ereditato da indefinite esperienze passate.
“Non spetta a me dare la colpa a qualcuno”, ha dichiarato Marini, “a me spetta dare soluzione al problema”. Ebbene: io ritengo che debba essere denunciata come pericolosamente mistificatoria questa operazione di restyling con la quale si intende distogliere l’attenzione degli amministratori e, sopratutto, della intera città dalle cause di un disastro finanziario dalle dimensioni immani e che graverà pesantemente per molti anni sulla qualità dei servizi pubblici e sulle tasche dei cittadini.
Il fatto che oggi Marini riconosca tale disastro, non deve trarre in inganno: non può fare diversamente, come chiunque si trovi a bordo di una nave che sta affondando sotto gli occhi di tutti.
Ma egli ha l’obbligo di accertare ed indicare le cause e le responsabilità di tali situazioni senza omissioni, senza reticenze, senza vaghe ed indefinite allusioni le quali, piuttosto che indice di coraggio, hanno il sapore di messaggi subliminali destinati trasversalmente non già a chiarire ma a stendere un velo su quanto accaduto.
Non c’è futuro senza comprensione del passato: non potrà darsi “soluzione al problema” (come dichiara di voler fare Marini) senza averne individuato e sradicato le causa ed i responsabili.
Ebbene io dubito che Marini possa e voglia farlo e ciò per una semplice ragione che è sotto gli occhi di tutti, come nella famosa favola del “re nudo”.
Non può e non vuole farlo per la semplice ed evidente ragione che egli non si troverebbe sullo scranno che occupa e non vi resisterebbe un solo minuto, senza il sostegno dei responsabili politi ed amministrativi di tale disastro.
E’ per questo che Marini (in ciò incoraggiato, non solo dalla sua maggioranza ma anche da esponenti della attuale minoranza) cerca di stendere un velo su quanto è accaduto (“chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammuce ‘o passato”…).
Ma i cittadini di Viterbo hanno piuttosto l’interesse di strappare questo velo e di conoscere la cruda verità dei fatti che li riguardano direttamente, senza reticenze, senza omissioni, senza occultamenti.
E’ per questo che nell’ultima seduta consiliare ho chiesto che sia istituita una commissione di inchiesta sulle società partecipate perchè ricostruisca da un punto di vista politico ed amministrativo le vicende di tali società, dalla loro nascita all’attuale situazione.
La commissione potrà essere composta dai membri della seconda e della quinta commissione (che hanno il compito istituzionale di occuparsi rispettivamente del bilancio comunale e del controllo analogo sulle società comunali). Non ho ricevuto risposta alcuna: vedremo la prova di “discontinuità” che in proposito Marini sarà capace di dare.
Enrico Mezzetti
Consigliere Comunale Viterbo
La Sinistra Arcobaleno
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