Sono sempre i più deboli e indifesi a pagare maggiormente le conseguenze di una crisi o riforma.
Sembra una frase fatta, uno slogan, ma purtroppo non lo è.
La scorsa settimana leggiamo con attenzione loschema di regolamento riguardantele norme per la riorganizzazione della rete scolastica: il testo si rifà al famigerato articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”.
Iltesto è stato diffuso dal MIUR in data 22.12.2008.
Leggiamo e ci rallegriamo: al comma 2 dell’articolo 7, si afferma «le classi frequentate da alunni con disabilità non possono avere, di norma, più di 20 alunni». Non possiamo credere ai nostri occhi, sono quelle notizie che ti spiazzano, che non ti aspetti, lavori da tanti anni nel mondo della scuola e difficilmente gioisci delle riforme dei tuoi legislatori, ma sembra tutto così irreale che decido di andare fino in fondo e leggiamo interamente gli altri commi, chissà che non ci sia un’altra bella notizia? Ma alsuccessivo comma 3, leggiamo «le classi e le sezioni delle scuole ed istituti di ogni ordine e grado che accolgono alunni con disabilità possono essere costituite anche in deroga al limite previsto dal comma 2». Non capiamo più niente, il comma 3 smentisce il comma 2 che a sua volta smentirebbe il comma 3. Vogliamo leggere fino in fondo ealla fine, nell’ultimo articolo, precisamente all’art. 26, riguardante le abrogazioni, leggo che anche il Decreto Ministeriale 141/99 a cui si è fatto riferimento fino ad ora e che fissava a venti il numero massimo di alunni, in presenza di studenti disabili, è stato abrogato.
Ora ci è tutto chiaro.
Adesso che facciamo ci mettiamo a giocare con le parole proprio con l’anello più debole e indifeso della società? Ma che facciamo continuiamo ad adoperare sempre lo stesso linguaggio burocratico, contorto e ingannevole?
E’ fin troppo chiaro che così facendo, con quel comma 3, si violano i diritti dei ragazzini diversamente abili.
Chi lavora nel mondo della scuola è consapevole che classi numerose, in presenza di alunni diversamente abili, rappresentano un serio ostacolo all’integrazione e alla realizzazione di una vera e proficua didattica individualizzata. A tutto questo si aggiunga una diminuzionedel 30%della dotazione organica delsostegno, da realizzarsi nel triennio 2008-2011, voluta dal precedente governo, con l’art. 2, commi 413 e 414, della legge 27 dicembre 2007, n. 24.
A questo punto se il famigerato comma 3 sopra richiamato non dovesse essere modificato, tutto ciò andrebbe a dequalificare e mortificare il lavoro degli insegnanti e delle famiglie che credono ancora nel valore della diversità.
Forse sarebbe il caso che i nostri legislatori si sforzassero, almeno per una volta, di essere più umili, chiedendo consigli a tutto il mondo che ruota attorno alla disabilità: associazioni, insegnanti di sostegno, servizi sociali territoriali e famiglie, per conoscere le loro esigenze e preoccupazioni, visto chehanno il compito e soprattutto la responsabilità, di legiferare su temi così delicati che incidono profondamente nella vita di chi vive un disagio.
Nel concludere con uno stralcio della relazione delnostro Ministro dell’Istruzione, presentata alla VII Commissione Cultura della Camera del 10 giugno 2008: «È nello stesso spirito, nello spirito di una scuola che sia realmente per tutti, che affermo il diritto all'istruzione di chi presenta abilità diverse. Gli obiettivi didattici, le metodologie e gli strumenti devono essere personalizzati e coerenti con le abilità di ciascuno per definire i livelli di apprendimento attesi. Molte sono le buone pratiche costruite su competenza, professionalità, disponibilità e impegno delle diverse componenti scolastiche, dagli insegnanti di sostegno agli insegnanti curricolari, dai dirigenti scolastici alle associazioni. Occorre far tesoro dall'esperienza. Il mio impegno è indirizzato ad ascoltare le esigenze, le criticità, le proposte delle famiglie e di tutte quelle realtà associative che si occupano di disabilità al fine di individuare insieme anche percorsi formativi più adeguati al bisogno con la necessaria flessibilità, superando le rigidità che non sono coerenti con l'azione educativa», vogliamo sperare che frasi come queste non siano solo sterili slogan ma si traducano in atti concreti… al momento rimaniamo in attesa.