Stampa, radio, televisione e rete descrivono la recessione che avanza. Il Governo sollecita i cittadini a consumare come se niente fosse accaduto ma gli esperti di settore affermano che i comportamenti degli italiani saranno altri, perché molti sentono che il problema è grande e le parole degli imbonitori non bastano a convincere le famiglie che invece riducono i consumi. Molta parte delle loro risorse servirà a sanare debiti, soprattutto mutui. Sono tante quelle “vittime” dei tassi bassi offerti dalle banche, c'è chi parla di centinaia di migliaia di nuclei e chi di numeri ancora più alti. All'atto dell'acquisto non hanno considerato che il prezzo era stato gonfiato dalla speculazione immobiliare, convinte dalla pubblicità di settore che il mattone è un investimento sicuro. Alla ridotta disponibilità di denaro causata dall'aumento delle rate di mutuo e dalla contrazione delle entrate famigliari, si aggiunge la situazione amara di pagare rate sempre troppo alte rispetto ad un valore della casa acquistata che diminuisce. E i prezzi scendono rapidamente. È una spirale: le quotazioni che scendono spingono molti a vendere e i prezzi calano sempre più perché aumentano gli immobili disponibili sul mercato: c'è chi vende per realizzare prima che il prezzo scenda ancora, c'è chi vende prima di un possibile pignoramento, c'è chi vende perché ha bisogno di liquidità.
Il fenomeno descritto è solo una sfaccettatura di una più generale crisi che non è solo economica. Molti sentono la gravità della questione ambientale e climatica e cominciano a interrogarsi. In tanti riflettono su se stessi come parti di un sistema che non è orientato al reale benessere delle persone, organizzato com'è secondo logiche di produzione e consumo che hanno ormai poco di umano. I soldi non bastano e il tempo per procacciare ancora più soldi viene preso dove sembra che non abbia costo (famiglia, tempo libero, ...) salvo poi scoprire che tante coppie scoppiano e molti figli pagano il prezzo e tutto questo per produrre e consumare un sacco di roba che non ci serve: qual'è il senso di produrre beni inutili estraendo inutilmente materie prime, velocizzando sempre più lo spostamento inutile di merci e persone, soffocando con cementificazioni sempre più invasive madre natura e soprattutto inquinando per produrre e consumare di più. Tutti quelli che inquinano dispongono di soldi che danno volentieri a chi li lascia fare. Così vorrebbe fare Enel, complici il governo, la regione e i sindaci, cercando di comprare il diritto di inquinarci. Ma è un diritto personale inalienabile e non c'è sindaco né gerarchia di partito o lobby economica che possa disporne contro la nostra volontà.
Ernesto Cesarini
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