Una giornata da non perdere, a Civitavecchia, visto il doppio appuntamento con l’arte, sabato 13 dicembre alle 17, in Via Cesare Battisti. Il gallerista civitavecchiese Fabio Cozzi festeggerà i 25 anni di attività della Galleria Michelangelo. Proprio in questa occasione si terrà l’inaugurazione della mostra “La Fenice della Pittura” dell’artista Salvatore Provino che saluterà invece mezzo secolo, 50 anni, di attività pittorica. Un evento con l’arte da non perdere per poter apprezzare le tele di un maestro tra i più quotati e ricercati degli ultimi cinquant’anni.
Innumerevoli sono i critici che si sono interessati al lavoro di Provino sia scrivendo recensioni su quotidiani e riviste specializzate di arte moderna e contemporanea sia presentando i cataloghi delle sue mostre. “Ospitare le tele del maestro Salvatore Provino – ha commentato il Gallerista Fabio Cozzi – ha per me e per la Galleria Michelangelo un significato ed una emozione tutta particolare. Venticinque anni fa intraprendevo questo viaggio nel mondo dell’arte iniziando a muovere i passi proprio con le figure, le emozioni e l’espressione artistica di artisti quali Salvatore Provino, Ennio Calabria e tanti altri che periodicamente fanno visita alla Michelangelo.
Proprio parafrasando e mimando il titolo dell’esposizione l’arte è proprio questo: la pittura rinasce continuamente dalle proprie ceneri e spicca il volo verso i lidi più infiniti e sconosciuti della storia dell’uomo laddove neanche la parola riesce a descrivere ciò che l’occhio e il cuore vedono. Un messaggio importante che il maestro Provino vuole “comunicare” alla modernità, con il suo stile unico ed originale. Sono soddisfatto”. Un percorso che porterà quindi i visitatori della mostra in un mondo fuori dal comune e non classificabile con i normali canoni dell’arte occidentale.
I dipinti di Provino, per dirla con le parole di Gianmaria Nerli, racchiudono in un’espressione tra le più originali degli ultimi decenni, lo sguardo con cui la cultura occidentale ha imparato a rivolgersi alla pittura, e in generale alla rappresentazione visuale del mondo e dell’arte. Come dimostrò Kandinsky, la grande novità che seguì alla rivoluzione dell’astrattismo consiste nella restrizione del linguaggio pittorico ai confini dei propri fondamenti formali: l’artista che non può raccontare un paesaggio o una scena di vita, re-inventa ogni volta la pittura modulando le forme. Rinasce dalle ceneri come la fenice.
Ed ecco allora l’anelito dell’arte del maestro Provino prendere vita con il dispiegarsi delle sue linee e l’agglomerarsi dei suoi punti, l’addensarsi dei suoi colori su superfici che di volta in volta si liberano da tentazioni figurative e intenzioni metaforiche per far vivere la pittura della sua stessa sostanza materiale. Ospite d’onore della serata sarà Ennio Calabria, uno dei pittori maggiormente significativi della generazione emersa tra il ‘50 e il ‘60, un punto di riferimento per le nuove ricerche figurative in Italia nel periodo dell’egemonia dell’arte informale con opere dalla forte impronta sociale. All’evento parteciperà anche Paola Di Giammaria critica, scrittrice e collaboratrice del Corriere della Sera.
S. Di Gregorio
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