I Comitati per la difesa delle Valli Genovesi si sono costituiti immediatamente dopo aver preso visione del progetto preliminare avanzato del nodo stradale ed autostradale di Genova, elaborato con il pieno consenso di Comune, Provincia e Regione. Ancora una volta, come al solito, il Ponente genovese sarà oggetto di uno scempio ambientale che determinerà non solo una penalizzazione della qualità della vita e della sicurezza degli abitanti dell’entroterra, ma metterà la parola fine all’esistenza stessa delle Valli. Alle istituzioni, infatti, sembra non sia stato sufficiente il pesante tributo che il nostro territorio ha pagato all’interesse comune con la realizzazione dell’autostrada A26, della A10 e del relativo raddoppio, creando servitù pesantissime che lasceremo in eredità alle generazioni future e che per noi si traducono nell’ansia di vivere sotto i viadotti, nel sopportare l’insopportabile inquinamento acustico causato dai veicoli in transito, nel respirare i malefici gas di scarico che giornalmente vengono rilasciati sulle nostre teste. Tutto questo, però, non è sufficiente.

E così oggi ci viene proposto un progetto devastante ed irragionevole che, con la sua cervellotica articolazione di rami di svincolo, inversioni di marcia e collegamenti vari, andrà a sovrapporsi a numerose abitazioni e condomini posti in via Soria, via Ovada, via Molinetto di Voltri e via Fabbriche, devastando inoltre la già precaria situazione idrogeologica e viaria nelle Valli del Branega e del Varenna, mettendo a rischio persino l’esistenza del borgo di Serra di Panigaro e della vallata circostante. Il Comitato non ha alcuna pregiudiziale ideologica contro la costruzione di una infrastruttura che, pare, sia fondamentale e necessaria per risolvere il problema del traffico locale di Genova e per lo sviluppo della città: la nostra forte e determinata contrarietà è riferita al progetto così come è stato presentato perché è devastante per il nostro territorio e sconvolgente per la nostra stessa esistenza. Quello che emerge “ictu oculi” dalla visione del progetto è il completo disinteresse e la totale indifferenza per le persone, cittadini a tutti gli effetti, che vivono in queste zone. Il presupposto che sembra aver ispirato questo progetto, cioè, è l’esatto opposto di ciò che deve essere il motore e il fine dell’azione amministrativa: il rispetto per gli esseri umani e la considerazione per la loro esistenza.

Dagli incontri che abbiamo avuto in Provincia, in Regione e in Comune, con manifestazioni che hanno mobilitato centinaia di persone, abbiamo ricavato un dato univoco: tutti i rappresentanti delle forze politiche presenti in questi Enti convengono sulla necessità e sulla opportunità di procedere a modifiche del presentato tracciato, perché questo, così com’è, appare chiaramente irragionevole ed improponibile. L’unico elemento concreto che abbiamo ottenuto, però, è l’ordine del giorno che è stato votato in data odierna dal Consiglio Comunale, con il quale lo stesso si impegna ad intervenire al fine di modificare il progetto della nuova infrastruttura. Il Consiglio Regionale, durante la riunione con tutti i capigruppo, aveva preso l’impegno di votare un analogo ordine del giorno nella seduta immediatamente successiva, ma, con nostro grande rammarico e sconcerto, dobbiamo rimarcare che, a tutt’oggi, questo non è ancora avvenuto. Riteniamo, comunque, sempre valida la promessa, fattaci dal presidente Biasotti, di poter sedere al tavolo tecnico che sarà appositamente costituito per analizzare e valutare il progetto definitivo presentato dalla società Autostrade, così da poterci confrontare con chi ha pensato un siffatto tracciato e far valere con forza le nostre ragioni. Il tempo delle vaghe promesse, dei facili proclami demagogici e pre-elettorali è finito: noi Cittadini delle Valli Voltresi, pertanto, chiediamo che tutte le istituzioni interessate esprimano chiaramente ed inequivocabilmente la propria posizione in merito alla costruzione della Gronda di Ponente, assumendosi, nei confronti di tutta la popolazione, le responsabilità che sono proprie della posizione istituzionale ricoperta.

Per tutti coloro che ritengono che la nostra sia una presa di posizione eccessiva, vogliamo brevemente ricordare quali sono i motivi che hanno spinto centinaia di persone a mobilitarsi per far sentire la propria voce e difendere il proprio territorio, schierandosi apertamente contro l’attuale progetto della Gronda di Ponente: 1. drastico peggioramento della qualità della vita delle nostre Valli, in quanto farà aumentare in maniera sconsiderata l’inquinamento acustico ed ambientale, creando i presupposti per un abbandono in massa dell’entroterra genovese. 2. distruzione definitiva dell’assetto idrogeologico e scomparsa delle numerosi sorgenti d’acqua presenti nel nostro territorio, con conseguenze disastrose sull’agricoltura e sulla già carente rete idrica cittadina 3. aumento sconsiderato della portata di piena dei torrenti Leira, Cerusa, Varenna, Branega, Chiaravagna e rio Fontanelle, in quanto verrà recapitato nel relativo alveo la grande quantità di acque meteoriche raccolte dai viadotti. 4. devastazione del territorio con discariche e cantieri che verranno mantenuti in essere per almeno dieci anni e che cambieranno per sempre l’aspetto paesaggistico delle nostre zone. 5. collasso definitivo della viabilità locale a causa del passaggio giornaliero di circa 1.000 (mille!) autocarri diretti ai siti di raccolta dei circa 18 milioni di metri cubi di terriccio (stime per difetto) prodotti dagli scavi in galleria e destinati a sconsiderati “riempimenti” nel mare di Ponente.

 Vogliamo, infine, ricordare che questa infrastruttura non risolve in maniera definitiva i problemi del traffico autostradale genovese, che infatti riveste carattere essenzialmente urbano, mentre il tracciato proposto finirebbe per raccogliere il solo traffico “di transito”, vale a dire un misero 20% dei veicoli che percorrono la tratta Voltri – Genova Ovest e viceversa, risultando assolutamente inutilizzabile per chi è diretto verso il centro città. Tutto ciò appare ancora più incomprensibile ogniqualvolta si pensi che buona parte di questi risultati si potrebbero ottenere utilizzando in maniera più marcata e razionale la rete ferroviaria (così come del resto perentoriamente affermato dal Vice Presidente del Consiglio Comunale), effettuando investimenti mirati per adeguare la rete esistente alle esigenze del trasporto merci, con un esborso monetario a dir poco contenuto ed un costo sociale praticamente nullo. Alla luce di quanto sopra esposto, riteniamo che il tracciato autostradale proposto debba essere accantonato e ripensato, tenendo in debita considerazione il fatto che un progetto di siffatto impatto non può risolversi in una pluralità di righe tracciate molto semplicemente su di una cartina, ma è necessario tenere ben presente che sotto, vicino o accanto alle righe vivono e lavorano centinaia di persone, con gli stessi diritti e doveri di tutti gli altri cittadini genovesi.

I Comitati per la difesa delle Valli Genovesi

 comitato.vallivoltri@virgilio.it

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