Sostenibilità significa avere uno
stile di vita rispettoso delle risorse a disposizione, in grado di garantire alle
generazioni future una qualità e uno stile di vita paragonabile a quelli di cui
noi godiamo in questo momento, se non migliori. Un esempio virtuoso in Italia è
quello dell’azienda Loacker, una piccola azienda di famiglia che, realizzando
la sua visione, è arrivata oggi ad essere una realtà presente in oltre 100
Paesi, attiva nella produzione delle specialità a marchio Loacker, nella
vendita al dettaglio e nella partnership per la distribuzione di marchi
internazionali in Italia e vanta un fatturato a livello globale di 418,33
milioni di euro, di cui 69,96 milioni realizzati in Italia, con oltre mille
collaboratori e 38.346 tonnellate di prodotti alimentari venduti e oltre 1
miliardo di unità prodotte nel 2022.
Lo sviluppo del Gruppo
altoatesino è caratterizzato da una continua internazionalizzazione del
marchio, così come dalla diversificazione e innovazione dei prodotti. I mercati
in maggiore espansione sono, attualmente, le regioni del Medio Oriente,
dell’Asia e il Nord America. Oggi come un tempo, la conduzione familiare
profondamente radicata nel territorio che, forte di oltre 90 anni di tradizione
e della qualità dei suoi prodotti, continua a svilupparsi con successo.
La qualità responsabile dei
prodotti è realizzata sin dalle prime fasi grazie all’utilizzo di materie prime
naturali, senza l’aggiunta di aromi, coloranti o conservanti. Il cacao
dell’Ecuador e della Costa d’Avorio, le nocciole 100% italiane, la vaniglia
Bourbon del Madagascar e il latte alpino sono gli elementi essenziali per preparare
specialità inconfondibili. C’è impegno nel prevenire il più possibile l’impatto
ambientale tramite processi produttivi in continuo perfezionamento e attenti a
massimizzare la tutela delle risorse, la riduzione degli sprechi e il loro
riutilizzo.
L’azienda si propone di adottare
una condotta concorrenziale trasparente con i propri partner commerciali e
predispone relazioni eque e a lungo termine con i suoi fornitori, inclusi
quelli che operano in Paesi più lontani impegnandosi a costruire rapporti umani
autentici, duraturi, all’insegna della tracciabilità e della qualità condivisa.
“Le Dolomiti sono un luogo che
narra storie fantastiche, in cui la natura gioca un ruolo fondamentale, così
come nei nostri prodotti”, diceva Alfons Loacker nel 1933. La straordinaria
storia di Loacker nasce nel 1925 a Bolzano in Alto Adige, quando Alfons
acquisisce la pasticceria in cui aveva lavorato fin da ragazzo.
Qui nascono i primi wafer
confezionati Loacker, evoluzione della personale cialda di Bolzano, a strati sottili e friabili, farcita con crema. Quello
di Alfons divenne presto molto più di un sogno. Seppe accrescere la domanda,
adeguare la capacità produttiva, resistere alla guerra e conquistare i suoi
figli.
Quando Armin e Christine Loacker
affiancarono il padre, fu chiaro a tutti che l’attenta selezione delle materie
prime era il tratto distintivo di una piccola realtà che stava crescendo in
fretta. A partire dal 1958, dopo aver
affiancato il padre Alfons per anni, Armin e Christine raccolgono il testimone
nella guida della crescita dell’azienda, mettono insieme le loro competenze e
nei laboratori di produzione si comincia a respirare un’inedita armonia tra la
ricerca delle materie prime, il culto dell’artigianalità, lo slancio verso
l’innovazione e la spiccata abilità commerciale: premesse per il futuro dell’azienda.
A seguire una serie di tappe importanti.
Nel 1974 La produzione di cialde
viene spostata a 1.000 metri di altitudine, ad Auna di Sotto, lontani dalla
città ai tempi in rapida evoluzione industriale e da quel momento inizia la
distribuzione delle specialità a base di wafer nel Nord Italia per poi
affermarsi rapidamente, nei 25 anni successivi, in tutto il mondo.
Nel 1981 viene avviato il primo
sistema di recupero del calore negli stabilimenti di produzione di Auna di
Sotto. Si inizia a riutilizzare il calore in eccesso per il riscaldamento delle
aree di produzione e per la fornitura di acqua calda. Il 1984 è l’anno in cui
l’immagine dell’azienda si lega a quella degli Gnometti, che segnano
l’affermazione e la riconoscibilità del brand in tutta la penisola fino a
conquistare la leadership del mercato italiano.
A partire dal 1996 il controllo
dell’azienda passa alla terza generazione con Andreas e Martin Loacker e Ulrich
Zuenelli, nipoti di Alfons che portano avanti la tradizione di famiglia. Tre anni
dopo, nel 1999, a Heinfels nel Tirolo Orientale, viene costruito il secondo
stabilimento produttivo, sempre a 1.000 metri sul livello del mare.
Tra il 2011 e il 2017 viene messo
a punto il Programma Noccioleti Italiani e vengono acquisiti due noccioleti nel
cuore della Toscana: l’azienda agricola di Corte Migliorina e la tenuta di
Collelungo.
Il percorso verso la sostenibilità non viene mai interrotto e l’anno scorso è stata lanciata la nuova linea Bontà e Benessere per coniugare al meglio gusto e salute. Un valore chiave anche per le nuove ricette e le confezioni dei prodotti distribuiti sul mercato è la minimizzazione dei materiali di confezionamento per ridurre gli sprechi, programmi di sostenibilità per le materie prime utilizzate, relazione solidali con gli agricoltori che portano a pratiche agricole che preservano l'ambiente e certificazione NON OGM delle ricette in accordo allo standard indipendente Food Chain ID. Inoltre, tutto l’iter produttivo è organizzato per risparmiare risorse, garantire la massima efficienza energetica, ridurre l’inquinamento e predisporre politiche eque di costo del lavoro.
Standard Ethics – agenzia di
rating indipendente – che misura il livello di conformità delle aziende
rispetto ai principi di sostenibilità e governance stabiliti da Unione Europea,
Ocse e Nazioni Unite, ha inserito il brand altoatesino all’interno della
classifica e un risultato molto significativo, è quello di essere tra le prime
sei aziende italiane con grado di
sostenibilità tra le 30 che costituiscono l’indice SE Food&Beverage Italian Sustainability Benchmark.
Alla base della genuinità dei biscotti e dei dolci c’è il latte alpino, prodotto da animali nutriti con mangimi privi di ingredienti geneticamente modificati che proviene dall’area alpina, dove la produzione di latte è spesso nelle mani di piccoli allevatori, attenti alle condizioni di vita dei propri capi di bestiame.
E l’impianto, denominato Dolomites Milk e situato a Vandoies, in Alto Adige, è stato realizzato in collaborazione con Brimi, una delle principali aziende italiane di prodotti lattiero-caseari e con il sostegno del Ministero dello Sviluppo Economico, della Provincia Autonoma di Bolzano e dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa - INVITALIA, con un investimento superiore a 25 milioni di euro.
Laura Testa
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