Il 5 aprile ricorre il quarto anniversario della scomparsa del nostro compagno Giuseppe Tacconi, gia' presidente dell'Anpi di Nepi.
Lo ricordiamo a quanti lo conobbero e lo amarono, e lo indichiamo ai piu' giovani come esempio di nitido impegno morale e intellettuale, sociale e civile.
Anche nel nome e nel ricordo di Giuseppe Tacconi continua la lotta contro ogni violenza e contro ogni menzogna, continua l'impegno comune per il bene comune dell'umanita'.
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MEMORIA. ALCUNE PAROLE PER GIUSEPPE TACCONI (2016)
[Ricostruite a memoria alcuni giorni dopo, quelle che seguono sono alcune delle cose dette parlando a braccio nel corso della commemorazione funebre di Giuseppe Tacconi il 6 aprile 2016 a Nepi. Le mettiamo nuovamente a disposizione delle persone amiche che quel giorno non poterono prender parte all'ultimo saluto, cosi' ricordando una volta ancora la figura e il magistero di quel valoroso, di quel generoso.
Giuseppe Tacconi (15 agosto 1937 - 5 aprile 2016), antifascista, architetto, docente universitario, fondatore del Comitato "Nepi per la pace", presidente della sezione di Nepi dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, e' stato un autentico costruttore di pace, una persona sapiente e saggia, un uomo buono e giusto, uno straordinario compagno di lotte in difesa della Costituzione, della pace, dei diritti umani e dei popoli, dell'ambiente e della civilta']
Nel rendere questo estremo saluto al nostro indimenticabile amico, maestro e compagno Giuseppe Tacconi, vorrei dire innanzitutto la gratitudine che sentiamo per lui: per la sua persona, per il suo impegno, per la luminosa testimonianza che ci ha donato e per il prezioso lascito morale e civile che ci resta.
La gratitudine che con parole nitide e ferme, commosse e lapidarie, ha gia' espresso l'illustre magistrato Ferdinando Imposimato nel messaggio di condoglianze che ha inviato alla sezione di Nepi dell'Anpi di cui Giuseppe era presidente.
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La prima caratteristica di Giuseppe - che immediatamente colpiva chi lo incontrava - era la generosita', e con la generosita' la gentilezza. Vi sono persone che sanno essere generose ma non gentili, e vi sono persone gentili ma non generose. Giuseppe era generoso e gentile.
La sua dolcezza e la sua mitezza ti rasserenavano, cosi' come il suo garbo squisito e la sua sorgiva empatia ti accoglievano in un mondo finalmente vivibile di umanita' palpitante, di spontanea cortesia, di universale fraternita' sentita e meditata ed agita col cuore e con la ragione, nella coincidenza dell'humanitas - come intima persuasione e cifra del proprio concreto e coerente modo di essere nel mondo - e dell'impegno politico di rispetto e promozione della dignita' umana di tutti gli esseri umani, e quindi di liberazione dell'umanita' intera.
E questa qualita', questa virtu', permeava tutta la sua persona, emergeva in tutto il suo sentire ed agire - nella sfera dei sentimenti, della morale, dell'impegno civile.
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Aveva la chiarezza e il rigore dell'illuminista: quel rigore intellettuale, quell'amore per il sapere che concorre a degnificare l'umanita', il sapere che ha come fine il bene comune. Ed alla capacita' di apprezzamento e al saldo possesso della cultura univa un riserbo, un understatement, una finezza, tali che mai si consentiva di fare vacua esibizione delle sue preziose conoscenze, ma sempre le metteva a disposizione delle altre persone col tratto di chi quasi si scusa di sapere tante cose e di esse fa dono agli altri con la leggerezza di una restituzione, di una condivisione sentita essenziale. E proprio per questo era cosi' sdegnato con la ciarlataneria, con l'ipocrisia, con la menzogna che offende gli esseri umani in cio' che hanno di piu' proprio: l'intelligenza, la capacita' di comprendere. Sentiva essere missione del dotto recare la chiarezza e l'armonia ove regna il caos, proporre la spiegazione razionale che scioglie i grovigli, seguire la regola buona che salva le vite. Ad ogni barbarie e sopruso opporsi sempre. La norma morale e il cielo stellato. Cosi' sentiva, cosi' faceva.
E questa chiarezza e dolcezza, questo elegante nitore, questo stile del sentimento e del pensiero, si estendeva alla sua persona tutta, alla sua voce, ai suoi gesti, al suo stesso vestire ed incedere di uomo gentile, di gentiluomo, di forte e fedele compagno di lotte nonviolente, di scrupoloso, acuto e fraterno militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita'.
La passione morale e civile dell'antifascista aveva in Giuseppe per suo abito la benevolenza e la serieta'. L'amore per la giustizia si univa in lui alla comprensione per chi soffre e per chi erra; sempre orientato alla solidarieta' e alla misericordia era il suo parlare e il suo agire, la misericordia che sempre si oppone all'astratta imposizione e al potere violento, in difesa della concreta esistenza della persona oppressa il cui muto volto sofferente ti convoca alla responsabilita', al riconoscimento, all'aiuto. L'antifascismo in quanto antibarbarie era da lui originariamente e profondamente sentito e pensato, e si faceva quindi viva nonviolenza: poiche' in verita' vi e' coincidenza perfetta tra antifascismo e nonviolenza: rispetto per la vita, forza della verita', la verita' che riconosce l'altrui sofferenza e l'altrui dignita' e quindi tutte le vite si propone di salvare, tutte le esistenze si propone di liberare dall'iniquo dolore, da ogni sopraffazione.
Ma di lui ricordiamo anche l'estro armonico e il rigore creativo dell'artista: sentiva la bellezza del bene, e la bonta' della bellezza, lungo quella linea di pensiero che dalla kalokagathia dei filosofi greci giunge fino all'aforisma di Dostoevskij secondo cui la bellezza salvera' il mondo.
Cosi' nelle arti figurative, nell'architettura, nell'urbanistica, nel paesaggio naturale e in quello storico e sociale sapeva cogliere ed estrarre la forma dalla materia; sapeva riconoscere e introdurre la bellezza nel mondo. E questa sua techne, questa sua arte, era una cosa sola col suo impegno morale e civile, era maieutica ed educazione, creazione di un linguaggio comune, politica degna.
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La memoria e l'attualita' della Resistenza illuminavano tutto il suo agire. Una viva, tenace memoria degli anni di guerra e del dopoguerra, uno studio assiduo e profondo della storia e della societa', una costante militanza nel movimento operaio per realizzare la democrazia in un mondo ancora ingiusto e diviso in classi, un'ispirazione e un'aspirazione al bene comune coltivate - e poste all'ascolto e alla scuola e al vaglio - nel ricordo e nel lascito dei martiri antifascisti. E la convinzione che la Resistenza continua nella lotta che ogni giorno e' da condurre contro ogni menzogna e contro ogni violenza.
La Resistenza per Giuseppe non era un oggetto raro da conservare in una teca, ma persuasione e dovere e passione vissuti nella lotta diuturna contro tutte le concrezioni di male, solidarieta' con ogni persona di aiuto bisognosa. Pensiero e azione, passato e presente. Poiche' la memoria senza impegno nel presente rischia di essere solo erudizione antiquaria, museale, e l'impegno senza memoria rischia di essere cieco ed astratto ed inane.
Chi lo ha conosciuto sa con quanta passione Giuseppe esortava all'impegno per difendere ed applicare la Costituzione della Repubblica Italiana, la Costituzione nata dalla Resistenza, la Costituzione scritta col sangue dei martiri della Resistenza. Leggere la Costituzione, e insieme ad essa leggere le ultime lettere dei martiri della Resistenza: amava ripetere Giuseppe quell'insegnamento di Calamandrei; e trarre da queste buone letture ispirazione all'agire, nell'agire queste buone letture inverare. Difendere la Costituzione significava per lui difendere e proseguire la Resistenza, ovvero la lotta dell'umanita' contro il crimine e la barbarie. Ed a maggior ragione insisteva nella necessita' di questo impegno negli ultimi anni, in questi anni di amnesie e di deliri in cui la nostra Costituzione, presidio delle nostre comuni liberta', e' da piu' parti aggredita con scellerata e insensata furia.
Giuseppe e' stato uno dei fondatori del benemerito comitato "Nepi per la pace", e per la pace ha operato con strenuo impegno, cosciente del fatto che la guerra e' nemica dell'umanita' poiche' essa sempre e solo consiste dell'uccisione degli esseri umani; e che quindi il primo dovere di ogni essere umano e' salvare le vite, e' difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; e quindi che occorre opporsi alle guerre e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni, in difesa di ogni persona e del mondo vivente tutto che e' casa comune dell'umanita' intera.
E poiche' non vi e' pace senza giustizia sociale, senza rispetto per la vita, la dignita' e i diritti di ogni singolo essere umano, Giuseppe era altresi' pienamente impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani, ed innanzitutto nella solidarieta' con i migranti, contro il razzismo, contro ogni persecuzione e discriminazione, per salvare le vite di tutti gli esseri umani costretti - dalla fame e dalla guerra, dalle dittature e dai disastri ambientali, dalla violenza colonialista e mafiosa e schiavista - ad abbandonare le loro case, i loro paesi, i loro affetti, cercando altrove un luogo in cui vivere. Ogni essere umano bisognoso di aiuto ha diritto ad essere soccorso, accolto, assistito. Sono cose che oggi tra coloro che hanno voce pubblica, tra i cosiddetti "grandi" della Terra, quasi solo papa Bergoglio sa dire. Queste cose Giuseppe sapeva, pensava, diceva con franca parola, agiva nel suo incessante impegno di pace e di solidarieta'.
Ed ugualmente e per le stesse ragioni era appassionatamente impegnato nella difesa dell'ambiente, della biosfera casa comune dell'umanita' e valore intrinseco, luogo della vita e della bellezza; e parte della natura essendo gli stessi esseri umani, in una relazione tra umanita' e natura che deve essere insieme di rispetto, di valorizzazione e di cura. Sapeva perfettamente Giuseppe quali debbano essere le condizioni per l'adeguato insediamento umano nell'habitat, e sapeva quali debbano essere le regole che fanno la civitas, cosa debba essere la citta', e con essa la civilta'. Giacche' il civile convivere e condursi, il dovere della solidarieta', l'impegno comune per la liberazione dell'umanita', devono estrinsecarsi altresi' nella pianificazione urbanistica e territoriale, nella difesa degli ecosistemi e della biosfera, nel "chiudere il cerchio" tra economia ed ecologia.
E nella difesa della civilta' era ugualmente strenuamente impegnato. La democrazia progressiva che nella Costituzione repubblicana trova il suo punto di riferimento e di avvio, la cognizione dell'unita' del genere umano e la coscienza del dovere di riconoscere a tutti gli esseri umani tutti i diritti umani, la liberazione dell'umanita' che deve attuarsi nel riconoscimento delle diversita' e nell'eguaglianza di diritti, nel salvare e tramandare tutte le grandi tradizioni culturali e storiche liberatrici, nell'unire senza omologare - ebbene, tutti questi valori, tutte queste esigenze, si congiungono nell'impegno in difesa della civilta' umana.
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E vorrei ora ricordare, in guisa di mia personale testimonianza, una esperienza con Giuseppe condivisa: la lotta in difesa del Bulicame, in cui si univano le ragioni della natura e della cultura, del passato e del futuro, del civile convivere che si oppone al saccheggio e al disastro; quella lotta che ha salvato per Viterbo e per l'umanita' il prezioso bene naturalistico, archeologico e termale del Bulicame di dantesca memoria; di quella lotta vittoriosa Giuseppe fu protagonista fin dall'inizio; e ricordo ancora come Giuseppe ricordava la riunione in cui letteralmente a lume di candela nel centro sociale occupato autogestito di Viterbo fondammo il comitato che il Bulicame salvo'; gli sembrava, a lui illuminista, che quel contesto rievocasse l'agire dei primi cristiani portatori di un messaggio di salvezza nel declino e nel crollo dell'impero romano schiavista. Ed erano con noi quella sera anche Alfio Pannega che ci ha lasciato nel 2010, Gianni Fiorentini che ci ha lasciato poco dopo, Mario Onofri che ci ha lasciato anche lui: i vecchi compagni che ci hanno lasciato ma che non dimentichiamo, che rechiamo vivi ed invitti nei nostri cuori...
E tra i miei ricordi piu' grati ho anche quello di quando con Giuseppe e con Antonella condivisi la ventura di essere querelato per pretesa diffamazione dal capo di un movimento neofascista perche' mentre un vile silenzio consentiva agli epigoni dell'ordine ariano dei Lager di marciare a Viterbo, noi fummo di quelli che quell'infamia denunciammo con ferme parole, alla scuola e nel ricordo delle vittime del nazifascismo. Di quella nostra iniziativa, e di come essa si sviluppo' in una ancora piu' documentata azione di denuncia dei crimini dei neofascisti, serbo un ricordo vivido e felice. Poiche' la magistratura ci diede ragione, e gli inconfutabili materiali documentari che allora raccogliemmo e diffondemmo divennero strumento di conoscenza e coscientizzazione per tante altre persone, e quindi mal gliene incolse al protervo neofascista: almeno quella volta i neofascisti non passarono; almeno quella volta prevalse la verita'; almeno quella volta vinse la dignita' umana e l'autentica legalita' della repubblica democratica ed antifascista.
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Parlando di Giuseppe a un amico che non lo ha conosciuto dicevo ieri - usando un termine che ha la sua origine nel latino cristiano medievale - che era "un vecchio compagno"; compagno essendo nell'etimo la persona che condivide il suo pane con gli altri; si', ci chiamiamo tra noi "vecchi compagni", ed e' una formula che indica certo un dato anagrafico, ma indica anche una lunga fedelta' a un comune ideale, l'ideale della solidarieta' fra tutti gli esseri umani, della liberazione di tutte le oppresse e tutti gli oppressi, della liberta', dell'uguaglianza, della fraternita'; "i vecchi compagni", quelli che condividono il pane. Il nostro compagno Giuseppe.
E questa bandiera rossa, che ora copre la bara di Giuseppe, simbolo secolare delle sofferenze e della lotta delle oppresse e degli oppressi per realizzare liberta', uguaglianza e fraternita', e' la stessa a cui Pasolini si rivolgeva con quella indimenticabile invocazione: "Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa / tu devi realmente esistere perche' lui esista... tu che gia' vanti tante glorie borghesi e operaie / ridiventa straccio e il piu' povero ti sventoli".
E che questa rossa bandiera sia qui in questo luogo non confligge affatto con l'originario, autentico messaggio di solidarieta' e di nonviolenza di Gesu' di Nazareth di cui qui si fa incessante memoria. Come e' scritto nell'Apocalisse di Giovanni, "Idu' e' skene' tu' theu' meta' ton anthropon", "la tenda di Dio - la tenda del bene - e' qui in mezzo agli esseri umani", il bene e' tra noi e con noi, nel nostro accampamento, il bene e' da realizzare qui: siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera ed e' nostro primo dovere fare il bene, come Giuseppe ha saputo e voluto fare.
Tanto bene, tanto amore Giuseppe ha donato, tanto ne ha ricevuto, tanto ne ha suscitato: come non ricordare Silvana, la sposa amatissima che venne meno pochi anni fa lasciandolo in un lutto immedicabile? Ma tante persone a lui care sono oggi qui: tante persone con cui ha avuto una relazione affettiva significativa e significativi rapporti di collaborazione nell'impresa comune del bene dell'umanita'; e' qui la figlia diletta, sono qui i parenti, e gli amici gia' vecchi e i piu' giovani ancora; e' qui Antonella che piu' che un medico e un'amica e una compagna di lotte e' stata quasi un'altra figlia per lui; e tutte le compagne e tutti i compagni del Comitato Nepi per la Pace che lui aveva contribuito a fondare, e dell'Anpi di cui e' stato autorevole ed infaticabile presidente. Ed e' qui il sindaco, anche a rappresentare questa antica citta' di Nepi in cui Giuseppe scelse di vivere, alla quale ha donato il suo impegno di cittadino e che ha reso vieppiu' illustre con la sua presenza ed azione di intellettuale, di artista, di operatore di pace. Ed anche e' qui la famiglia della signora Stratica, che e' la famiglia con cui Giuseppe ha vissuto negli ultimi anni in un rapporto di cura reciproca, di affetto profondo, un dono grande di cui tutti noi amici e compagni di Giuseppe, cosi' come i suoi parenti, siamo grati alla signora Stratica, a suo marito, alla loro famiglia che e' divenuta in questi anni la famiglia di Giuseppe, e quindi in un certo senso anche la nostra.
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Giuseppe ha saputo nell'arco della sua vita essere esempio dell'umanita' come dovrebbe essere - con il suo male di vivere, ma anche con la sua svettante dignita'; nel dolore e nei conflitti, ma anche nella meraviglia e nella gioia. Di lui ci resta una testimonianza luminosa.
Ed un legato ci resta: continuare la lotta contro ogni menzogna e contro ogni oppressione, continuare l'impegno per la liberazione dell'umanita', continuare in cio' che e' vero, che e' buono, che e' giusto.
Tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle, eguali in diritti e doveri.
Vi e' una sola umanita', e tutti gli esseri umani ne fanno parte.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto e' il primo dovere.
Un partigiano e' morto.
Grazie al suo esempio cento altri ne nasceranno.
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 5 aprile 2020
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt@gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile ricevere gratuitamente abbonandosi attraverso il sito www.peacelink.it
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