L'edizione 2008 della Banca del Racconto sbarca a Cellere, seconda tappa dopo le “meraviglie” raccontate da Pietro Moretti a Latera alla presenza di un folto e partecipe pubblico.
L'appuntamento è per le 12.30 di domenica 30 novembre, in piazza del Comune.
Alfonso Prota e Antonello Ricci presenteranno “Vincenzo Gioiosi, quando le cose raccontano”. Narrazioni e braciolata presso la capanna del Pastore “Cencio”. A seguire (ore 15.30), visita guidata del Museo del Brigantaggio a cura di Marco D'Aureli e degustazione di prodotti tipici.
Interverrà nel dibattito Renzo Trappolini assessore provinciale alla cultura, mallevadore dell'iniziativa.
La Banca del Racconto è un'iniziativa dell'associazione culturale Percorsi, realizzata con il contributo dell'assessorato alla cultura, turismo e sport della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio.
L'iniziativa cellerese è organizzata in collaborazione con il Museo del Brigantaggio.
Con il patrocinio di: Comune di Farnese, Comune di Cellere, Comune di Latera, Museo del Brigantaggio–Cellere, Museo della Terra–Latera, Riserva Naturale Selva del Lamone
Con il contributo di: Comune di Farnese, ARCI Viterbo, Azienda Agricola Biologica La Poppetta – Farnese, Azienda Dialmar – Cellere, Azienda Agricola Radicetti – Cellere, Cantina Lotti – Cellere, Soc. Coop. S.T.A.F. arl – Viterbo.
Un particolare ringraziamento a: Roberto Mancini, Fulvia Caruso, Stefania Mezzabarba
Ultima tappa della Banca del Racconto: Farnese (13 dicembre).
Tutte le iniziative sono gratuite.
Vincenzo “Cencio” Gioiosi: quando le cose raccontano
Le parole sono cose da trasformare. Le cose raccontano.
Vincenzo “Cencio” Gioiosi nel 1941, a sei anni, è già “'nde le maremme a governà le vacche”. È così piccolo che ha bisogno di salire in piedi sulla mangiatoia. La sua è una famiglia contadina di quelle fortunate, che il pane ce l'aveva. Ma la fortuna andava guadagnata e “la filastrocca era sempre quella, cor vento, pioveva, fioccava...sempre là pe' le maremme bisognava stà”. Era un mondo nel quale non potevi stare a “cazzola” o giocare a pallone con gli amici. E allora, di corsa da Montalto (dove si portavano le bestie al pascolo) a Cellere, andata e ritorno, per consegnare la sporta col cibo al padre. E nel '56, con quella neve alta più di te e le bisaccette a tracolla, a farsi la discesa a “strasciconi”, che era impossibile farla in piedi con le scarpe con le “bullette” sotto. Quello era un mondo in cui “non valevi gnente” e che a Cencio stava stretto, non l'accettava. Ma non si ribellava.
Creare, trasformare, manipolare... cose che Vincenzo ha dentro da sempre. Anche scavare una buca per terra diviene atto creativo. È impossibile non saper fare una cosa. Si può, si può... adesso. Con tutto ciò che capita a tiro. Vernici buttate via sono materia prima per un dipinto, chiodi come scalpelli con cui arrabbiarsi perché “quelli se spinzutavano sempre” a furia di lasciar segni sulla roccia, sedimenti del fosso Timone trasformati nella “Gruppata”, scultura-allegoria del Parlamento Italiano. E infine una Capanna! Un gioiello di sei metri, tirato su tutto da solo. O quasi.
Di storie a lui ne hanno raccontate poche, lui stesso ha paura di diventare “polemico” (noioso) per il troppo parlare. “Manco le virgole conosco”, ma parla di Boccaccio, della Commedia, dell'Odissea e Voltaire, di libri regalati, comprati e buttati sul sedile della macchina, sempre pronti per essere sfogliati. Provate a chiedere a Cencio se ama raccontare, risponderà che è pazzo chi non ama farlo...
Che cos'è la banca del Racconto
Il progetto “Banca del Racconto” lavora sulle identità del nostro territorio e dei suoi paesaggi a partire dai suoi patrimoni narrativi. L’obiettivo è restituire alle comunità interessate i patrimoni narrativi raccolti con l’interesse di un buon tasso di sociabilità dei saperi.
L’idea è semplice: gli operatori della Banca del Racconto identificano uno o più “focolari” narrativi di rilievo rispetto all’identità comunitaria.
Operatori e narratori locali contrattano e definiscono le forme di una restituzione narrativa alle comunità: potrà trattarsi di un video, di un libro, di conferenze o lezioni-spettacolo, di spettacolo tout court, di una mostra, di passeggiate-racconto o di vere e proprie visite guidate.
La peculiarità del progetto è che i narratori partecipano da protagonisti, sotto la regia degli operatori-tutor, anche alle fasi di progettazione e di concreta realizzazione della restituzione alle comunità.
M. Rossi
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