Parte da Latera l'edizione 2008 della Banca del racconto. L'appuntamento è per le 16.30 di domenica 23 novembre, presso il locale Museo della terra.
Alfonso Prota e Antonello Ricci presenteranno “Pietro Moretti, c'era una volta... la fiaba”. A seguire, visita guidata del museo a cura di Marco D'Aureli e degustazione di prodotti tipici.
La Banca del Racconto è un'iniziativa dell'associazione culturale Percorsi, realizzata con il contributo dell'assessorato alla cultura, turismo e sport della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio.
Il Tour 2008 della Banca del Racconto proseguirà facendo tappa a Cellere (30 novembre) e a Farnese (13 dicembre). Tutte le iniziative sono gratuite.
Nelle Città invisibili di Calvino ci sono tre vecchi pescatori che, seduti sul molo a rammendare le reti, si raccontano per la centesima volta una certa storia. Da quella immagine il lettore si rende conto che una città è nient'altro che racconto. Racconto è comunità. Racconto è civiltà.
Pietro Moretti da Latera, classe 1929, è il primo dei tre nostri pescatori, ha ormai conquistato, per diritto d'anagrafe, la saggezza e la pietas del vecchio di paese, ma nei suoi piccoli occhi, vivi e birbi, scintillano ancora l'infanzia senza fine e il sorriso malizioso di Peter Pan.
Lo rivediamo incantato, in grembo alla nonna, mentre gli racconta le “storie de 'na volta”: “Eravamo entusiaste, pareva de toccalle co' le mano, certe cose... ce pareva che uno doveva fa quella vita, certe fijje de re...”; sognando d'incarnare, un giorno lontano, il destino di qualche personaggio; immerso, nella vita d'ogni giorno, fra animali parlanti e cose animate. Perché nel suo mondo magico la parola è cosa essa stessa.
La massima di Italo Calvino, “le fiabe sono vere”, potrebbe sembrare dedicata a lui: “Non pare, ma c'è gente grande che ancora crede alla befana!” racconta.
In seguito avrebbe imparato e raccontato a sua volta quelle “storie”: tutti insieme, nel lettone matrimoniale, alla moglie e ai figli. E, più tardi, ai nipotini magari incastrando un cuscino tra letto e comodino se non c'era posto per l'ultimo arrivato. E proprio quelle fiabe, quegli eventi meravigliosi sarebbero divenuti pietra di paragone per garantire misura e senso alla durezza della vita contadina: così che una storia di vita vissuta diventa “come quella de Cappuccetto Rosso”.
Ma oggi che anche i nipoti si sono fatti grandi, sembra che più nessuno abbia pazienza per le storie e all'improvviso, mentre pensavamo di parlare del passato, ci ritroviamo nel presente.
La banca del racconto e le comunità protagoniste per una valorizzazione attiva dei patrimoni narrativi della Tuscia
Il progetto lavora sulle identità del nostro territorio e dei suoi paesaggi a partire dai suoi patrimoni narrativi.
L’obiettivo è restituire alle comunità i patrimoni narrativi raccolti con l’interesse di un buon tasso di sociabilità dei saperi.
L’idea è semplice: attraverso una prima fase di dialogo con agenzie e soggetti di mediazione culturale attivi sul territorio gli operatori della banca del racconto identificano uno o più 'focolari' narrativi di rilievo rispetto all’identità comunitaria.
Nella seconda fase gli operatori raccolgono racconti con l’ausilio di adeguata tecnologia video-audio.
In una terza fase i racconti raccolti vengono trasformati. In questa direzione operatori e narratori locali contrattano e definiscono le forme di una restituzione narrativa alle comunità: potrà trattarsi di un video, di un libro, di conferenze o lezioni-spettacolo, di spettacolo tout court, di una mostra, di passeggiate-racconto o di vere e proprie visite guidate.
La peculiarità del progetto è che i narratori partecipano da protagonisti, sotto la regia degli operatori-tutor, anche alle fasi di progettazione e di concreta realizzazione della restituzione alle comunità.
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