Ultime news - UnoNotizie.it - Accusato di partecipazione all’organizzazione terroristica Ansar al-Sharia affiliata all’ISIS. Si tratta di un cittadino tunisino già detenuto per altra causa che, ricevendo in custodia il vessillo del gruppo terroristico ha istigato nei penitenziari di transito, dove è stato ristretto dal 2014 al 2016, alla discriminazione religiosa oltre a occuparsi dell’arruolamento nelle fila dell’Isis in Libia e in Siria; inoltre lui stesso era pronto a recarsi in zona di combattimento per assolvere il Jihad.

Le indagini sul suo conto sono state svolte dalla DIGOS di Roma e dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, coordinati dal Pool Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Roma.

Il tunisino già nel 2014 fu fermato a Roma a bordo della sua auto da una pattuglia per un controllo e in quella circostanza lo stesso usciva dalla macchina con la pistola in pugno pronto a far fuoco. Ne nasceva una violenta colluttazione, durante la quale il tunisino perdeva l’arma, riuscendo però a fuggire insieme ad un altro straniero che era con lui. Una fuga almeno per lui durata poco perché la sera stessa veniva fermato in zona San Basilio dagli agenti della DIGOS.

Oltre alla pistola, una Browning completa di caricatore e 15 cartucce, provento di furto denunciato in Puglia nel 2014, venivano sequestrati dagli agenti diversi passamontagna, guanti e telefoni cellulari, trovati nel mezzo. Mentre nella perquisizione domiciliare venivano inoltre sequestrati 33 telefoni cellulari, 8 pc portatili, 2 Ipad, 1 hard disk esterno ed una bandiera nera.

Per i reati di detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, ricettazione, lesioni aggravate e resistenza a p.u. veniva processato e condannato alla pena di tre anni e otto mesi di reclusione, attualmente in espiazione.

Le indagini nei confronti del tunisino facevano risaltare la sua “radicalizzazione religiosa” iniziata durante la prima detenzione nel carcere di Velletri nel 2011 per violazione della legge sugli stupefacenti, dove ne era uscito profondamente cambiato, iniziando a praticare l’Islam con assiduità nelle moschee della città.

In questo periodo, lo stesso viene in contatto con i fratelli tunisini della Shari-a, entrando in possesso di una bandiera del gruppo terroristico del tutto simile a quelle del califfato dell’Isis.

Durante i periodi di detenzione sono stati raccolti e analizzati importanti elementi investigativi che hanno dimostrato non solo la sua pericolosità ma anche riscontrato, nei diversi istituti penitenziari in cui è stato ristretto, la sua particolare capacità di indottrinamento dei compagni di detenzione.

Per il suo comportamento violento e di destabilizzazione del regime carcerario è stato trasferito più volte in istituti penitenziari diversi tra giugno 2015 e settembre 2016: Civitavecchia, Frosinone, Napoli, Salerno e Viterbo.

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