Lo sfregio con l’acido: pratica tristemente in espansione in Italia. Il Presidente di Sos Stalking denuncia: “Aggressioni aumentate del 65%”, ultime news - UnoNotizie.it - Dopo la sentenza sul caso di Lucia Annibali, l’avvocatessa pesarese sfregiata con l’acido, l’associazione SOS Stalking - primo sportello on-line in Italia che ha l’obiettivo di fornire assistenza legale e psicologica alle vittime di atti persecutori – denuncia dei dati allarmanti: “Tra il 2013 e il 2014 le aggressioni con acido sono aumentate del 65%”. E’ quanto dichiara Lorenzo Puglisi, Presidente dell’Associazione e aggiunge: “Le vittime sono donne nel 60% dei casi, e nel 95% sono ex fidanzate o persone con le quali l’aggressore ha intrattenuto una relazione. Un calvario, quello dello sfregio con l’acido che, come dimostrano i dati raccolti da SOS Stalking, sta aumentando vertiginosamente negli ultimi mesi anche nel nostro Paese. Più in generale, solo facendo un confronto tra i primi 20 giorni del 2014 con i primi 20 del 2015 si è registrato un parziale aumento del 25% dei casi di femminicidio in Italia”.

“Quella di Lucia Annibali è diventata una storia simbolo della lotta contro le violenze quotidiane e il femminicidio in Italia” .  Commenta così la triste vicenda Puglisi e continua: “Dal punto di vista legale, al momento il legislatore italiano risponde ai crimini di sfregio con il reato di lesioni gravissime, per cui la pena prevista è la reclusione da sei a dodici anni se dal fatto deriva la deformazione, ovvero lo sfregio permanente del viso. Se solo si pensa che in Bangladesh, per esempio, questa è la pena minima, si conviene come ancora ci sia molto da fare per combattere questi orrendi raid. SOS Stalking si auspica, pertanto, che tali fatti possano scuotere al più presto il legislatore. È evidente la necessità di un significativo inasprimento delle pene edittali cosi da inibire notevolmente l’uso di una pratica di siffatta violenza sia fisica che psichica.”

Le origini di questa ignobile pratica sono riconducibili ai Paesi Musulmani: vi sono associazioni come l’Acid Survivors Trust International (ASTI) da anni attive contro queste orrende violenze, che denunciano oltre 3500 casi solo negli ultimi 14 anni in Bangladesh, Pakistan o Afghanistan. In quei territori  queste azioni sono  così diffuse che le guide spirituali invitano addirittura i fedeli a sfregiare con l’acido i volti delle donne che usano i cellulari, che disobbediscono agli ordini o che escono da casa senza permesso oltraggiando l’onore di parenti e mariti.
 
Ma anche i Paesi dell’America Latina conoscono molto bene il fenomeno. In Colombia, per esempio, il reato di attacco con l’acido non è classificato e viene considerato alla stregua di una qualunque aggressione personale.  Per questo motivo, il Colectivo No más agresiones con ácidos è attualmente impegnato in una campagna per riformare il Codice penale che ha dato qualche frutto: lo scorso 14 maggio, infatti, il parlamento colombiano ha previsto un aumento di pena (da 2 a 14 anni).

“A partire dai dati raccolti, è chiaro che –conclude Lorenzo Puglisi - molto bisogna ancora fare sia a livello Internazionale che Nazionale.”

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