Presentazione libri a Viterbo, ultime notizie cultura Tuscia- Si intitola “A difendere i cieli d’Italia”, il libro scritto da Marco Petrelli, giovane giornalista e fotografo free lance di Terni, laureato in storia contemporanea all’Università di Firenze. Il volume, che è stato presentato lunedì scorso presso la sede di “Fratelli d’Italia” di Viterbo, è un’interessante raccolta di testimonianze dei piloti ancora in vita che fecero parte dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, l’arma aerea della RSI.
Il libro, inoltre, contiene la prefazione del Generale dell’Aeronautica Mario Arpino, un’intervista al professor Gregory Alegi e le interessanti riflessioni dello storico Fabrizio Carloni. “L’idea del libro – dice Petrelli – è nata nell’estate del 2013 osservando un manifesto degli anni ’50 che ritraeva un aereo da caccia statunitense. A Perugia, un’amica dell’università mi ha fatto un breve accenno a un parente, Carlo Miani, che era stato pilota dell’aviazione della RSI. Quindi mi sono chiesto chi erano e quali avventure avevano dovuto affrontare i piloti italiani che si opponevano alle incursioni aeree anglo-americane. Ho iniziato delle ricerche storiche e, giocoforza, ho allargato il mio interesse non solo sulla figura del Miani ma su tutti i piloti del 2° gruppo caccia terreste, denominato “Gigi Tre Osei” e infine la ricerca è spaziata su quelli di altri reparti dell’ANR. Nonostante l’età avanzata, i reduci che ho rintracciato si sono dimostrati un vero tesoro di informazioni. Intanto – conclude Petrelli – sto proseguendo le ricerche storiche e presto sarà stampata una seconda edizione del libro".
Nel volume, oltre a Carlo Miani che dovrebbe essere seppellito a Bolsena, si parla anche del viterbese Pietro Calistri, scambiato per il pilota personale di Mussolini e fucilato dai partigiani a Dongo. Petrelli non sottace nemmeno quanto accadde al confine orientale d’Italia e descrive i tentativi di accordo intercorsi tra i piloti del 2° gruppo caccia e i partigiani della Brigata “Osoppo”. Questi ultimi saranno trucidati a Porzus dai partigiani comunisti.