CONCERTI MARCO MENGONI, TUSCIA / A Ronciglione musiche e canzoni di Marco Mengoni
Il “Re matto” è cresciuto e ritorna alla grande nel suo paese natale. Il giovane cantante Marco Mengoni si è esibito ieri sera sul palco allestito nel campo sportivo di Ronciglione, la città dove è nato e dove vive tutta la sua famiglia.
Marco Mengoni in concerto a Ronciglione. Viterbo, ultime notizie Tuscia - Un concerto svoltosi in agosto e di cui ancora si parla, pieno di significati per Marco Mengoni, che è in via di maturazione per diventare un cantante di levatura internazionale, ma non dimentica le sue origini, la famiglia e gli amici.
L’ingresso in scena, a Ronciglione sulle note di “Pronto a correre”, è da manuale: giacca scura e cravatta. Pubblico in visibilio. Lui si muove con energia, trasmette adrenalina agli spettatori, è ovunque. Un vero folletto.
“Mi fa strano – dice dal palco – questo è il paese dove sono nato, è la tappa più importante del mio tour. Vi ringrazio per questo regalo che mi avete fatto.” Non mancano accenni alla sua infanzia, di ragazzino chiuso e taciturno che dentro di sé sognava di sfondare. “Stasera ci sono tante persone che mi conoscono – confessa - sono stato un lupo solitario, timido, mi vergognavo.”
La sua Ronciglione, bisogna dirlo, lo ha accolto bene. Ovunque grandi striscioni con scritto “bentornato a casa” e manifesti che salutavano “l’esercito” di fans ritrovatosi nella cittadina viterbese per far sentire al loro idolo il calore e l’affetto di sempre. Un incontro in piazza nel pomeriggio, con il sindaco e l’amministrazione comunale e i concittadini. Addirittura una mostra con disegni di bambini, fotografie e i premi vinti fin qui in carriera.
È stato un concerto dove Mengoni ha cercato disperatamente la sua città.
Non sappiamo se l’ha ritrovata in pieno. Certamente ha trovato di
fronte al palco il suo pubblico, quello che non lo ha mai abbandonato. E
lui la sua gente l’ha accarezzata, l’ha fatta ridere con gag e battute,
lanciando messaggi soprattutto ai giovani. “La vita è una sola, bisogna
proprio godersela. Io sto qua e ve guardo – dice in dialetto – nuovi,
vecchi, futuri. Siete un esercito, ma un esercito d’amore.”
Poi
un abbraccio simbolico, ripetuto, intenso, con le braccia quasi a voler
accogliere tutti i fans, con le dita a formare un cuore. Fa illuminare
il pubblico e lo fotografa con il suo cellulare, a voler rendere
indelebile quell’istante. Fino all’emozione finale, a un grazie ripetuto
tante volte mentre i fans rispondono con il coro “Marco, Marco” urlato
nel cielo di Ronciglione da migliaia di voci.
“Mi aiutate sempre
nei momenti difficili – confida al suo esercito prima di lasciare il
palco – spero di fare lo stesso per voi.”