Fisco debiti, decreto del Fare, ultime notizie - Giovedì scorso le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato l’emendamento al decreto del fare che dispone l’obbligo del Durt, il Documento unico di regolarità tributaria che attesta di non avere debiti con il Fisco.L’emendamento ordina che tutte le imprese appaltatrici e subappaltatrici, al fine di ottenere il pagamento dal proprio cliente, sono costrette a chiedere all’ufficio provinciale dell’Agenzia delle entrate di competenza il documento destinato ad attestare l’assenza di debiti tributari alla data del pagamento.
Dal prossimo anno, per ricevere il pagamento della prestazione le imprese appaltatrici dovranno consegnare il Durt, ovvero il documento attestante l’inesistenza di debiti tributari per imposte, sanzioni o interessi, scaduti e non estinti dal subappaltatore alla data di pagamento del corrispettivo o di parti di esso. Se il pagamento avviene in assenza della documentazione scatta la responsabilità solidale dell’appaltatore per le omissioni nei versamenti delle ritenute di lavoro dovute dal subappaltatore.
Si chiede, cioè, alle imprese di comunicare all’Agenzia delle entrate i dati delle buste paga per permettere all’Agenzia stessa di accertare che le imprese siano in regola con il fisco.
"Oltre ad essere paradossale – interviene Andrea De Simone, direttore di Confartigianato Imprese di Viterbo – questo nuovo adempimento non fa che appesantire ulteriormente il carico burocratico che grava sulle PMI. Incomprensibile come l’approvazione possa arrivare in un momento in cui gli imprenditori non fanno che chiedere semplificazione e tagli ai tempi e ai costi. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio nonsense, l’ennesimo, che rischia di dare il colpo di grazia a quelle aziende che ormai sono alle battute finali".
Mentre la maggior parte degli Stati europei sta attuando una politica di semplificazione, noi andiamo in direzione opposta aggiungendo nuovi vicoli ciechi a quel mastodontico dedalo che è il nostro sistema burocratico. In base all’emendamento, infatti, il committente, prima di saldare il corrispettivo all’appaltatore, deve ottenere da quest’ultimo le documentazioni che garantiscono che i versamenti delle ritenute di lavoro, già scaduti, sono stati regolarmente eseguiti sia dall’appaltatore sia dai subappaltatori. Non è chiaro come il committente debba comportarsi nel caso in cui i documenti evidenzino irregolarità; quel che è certo è che se paga, in assenza del via libera del Durt, ed emergono mancati versamenti di ritenute, rischia la sanzione da 5mila a 200mila euro. Per quanto riguarda l’appaltatore invece, per essere pagato, deve consegnare le documentazioni “pulite” della propria impresa e di quelle dei subappaltatori, che a loro volta, vengono pagati solo se il Durt rilasciato dall’Agenzia delle entrate e consegnato al committente non fa emergere omissioni tributarie.
In questo complicato giro di documentazioni, l’Agenzia delle entrate riceve in forma digitale sul nuovo portale telematico i dati contabili e i documenti sulle retribuzioni e sui relativi contributi e ritenute da appaltatori e subappaltatori. Dopo aver verificato eventuali omissioni, rilascia e certifica alle imprese appaltatrici i modelli Durt che servono a sbloccare i pagamenti della filiera.
"Paradossalmente – commenta De Simone – siamo passati dalla padella alla brace dal momento che, a fronte di una dimostrata inefficienza dell’istituto della responsabilità solidale negli appalti, il gioco di scatole cinesi burocratico si è ingarbugliato ancora di più. In questo modo i tempi si dilatano ulteriormente, comportando un inevitabile spreco di energie che non giova affatto alla già difficile situazione delle imprese".
Il provvedimento attuativo del rilascio del Durt dovrebbe vedere la luce entro quattro mesi dalla conversione del decreto legge "del fare" (Dl 69/2013) e gli obblighi dovrebbero scattare entro sei mesi dalla conversione, ovvero a fine gennaio 2014.
Fonte: ufficio stampa Confartigianato Viterbo