Farebbe meglio il sindaco – spiega il Codacons – ad aprire le porte del suo studio agli abitanti e concordare con loro misure urgenti per risolvere il grave problema dell’acqua avvelenata. A Tarquinia, invece, è comparso solamente un manifesto con la scritta “è potabile”, salvo specificare il riferimento ad alcune zone fuori dal centro cittadino.
“Diffidiamo il sindaco di Tarquinia a risolvere il problema dell’arsenico entro 48 ore – afferma il Presidente Carlo Rienzi – In caso contrario dovranno essere chiusi tutti quegli esercizi e quelle attività del settore alimentare che utilizzano acqua contaminata dall’arsenico. Si tratta di una misura estrema tesa a tutelare i titolari di esercizi commerciali e i cittadini, che da anni subiscono la presenza di arsenico nell’acqua senza ottenere la risoluzione del problema, con gravi rischi per la loro salute”.
Proprio in favore di tali soggetti il Codacons ha lanciato una azione risarcitoria volta a far ottenere 1.500 euro ciascuno di indennizzo per i danni legati alla presenza di arsenico nelle acque potabili. Residenti ed attività di Tarquinia (e del Lazio) potranno aderire all’iniziativa legale seguendo le istruzioni riportate sul sito www.codacons.it o recandosi il martedì e il venerdì pomeriggio presso lo sportello Codacons aperto in Via Umberto I n.8 a Tarquinia.
Durante l’assemblea pubblica, l’Avv. Carlo Rienzi ha presentato clamorosi documenti che dimostrano come Regione Lazio e Ato abbiano chiesto per 9 anni agli utenti aumenti tariffari per effettuare le bonifiche necessarie ad eliminare l’arsenico dalle acque, bonifiche mai realizzate.
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