Il dibattito convulso che si è consumato in questo 2012 – dichiara ancora Cerquaglia - va superato e ricompresso in riflessioni che portino a proposte condivise sulla base di criteri generali applicabili ai Comuni, alle Province, alle Regioni, allo stato. In primo luogo va sciolto il nodo di quale modello di stato vogliamo essere partecipi, cosa intendiamo per decentramento, per autonomia dei governi locali, che cosa resta del federalismo tanto proclamato fino all'autunno 2011 ed ora sotto silenzio.
Credo inoltre che le Province siano state
messe nel mirino dell'opinione pubblica quale agnello sacrificale
dell'impotenza della politica e che il problema generale
dell’organizzazione dei servizi ai cittadini sia passato il
secondo ordine. Occorre riprendere il cammino della riforma dei poteri
locali con delle proposte nuove che nascano dai cittadini e dai
governi locali.
Questa iniziativa deve partire il primo luogo dalle Province, in modo aperto, senza porre, né subire pregiudiziali, con l'obbiettivo di fare una riforma non limitata o settoriale. Le Province debbono assumere un ruolo attivo di proposta e superare gli ambiti ristretti della decretazione Monti. La Provincia di Terni prenda l'iniziativa di una conferenza nazionale sul riordino dei poteri locali e sulla natura e sulle funzioni delle Province.
Il Presidente, il Consiglio provinciale, la giunta ne dovranno essere protagonisti. In essa dovranno essere impegnati i Comuni, la Regione, le forze politiche, i candidati alle prossime elezioni politiche, i parlamentari attuali, i rappresentanti dello stato, le organizzazioni sociali, economiche e culturali. In primo luogo l'Unione Province d'Italia. Questa conferenza deve interessare soprattutto l'Umbria perché la stessa Regione è a rischio se non riusciremo ad elaborare un modello di funzionamento istituzionale molto meno costoso dell'attuale e più efficace nelle risposte ai cittadini e alle imprese.
Da questa conferenza – conclude Cerquaglia - potranno forse emergere risultati non all'unanimità, ma in ogni caso potrà da essa partire per il Consiglio regionale e per il futuro Parlamento un messaggio organico, delle proposte ampie e lette unitariamente, con una logica complessiva per fornire ai cittadini ed ai loro rappresentanti nelle diverse istituzioni esigenze ed indicazioni ai fini di una riforma più profonda e fuori dalla logica del referendum pro o contro le Province”.
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