Roma ultime news www.UnoNotizie.it - Inquadrare la situazione politica del Paese è diventato, se non lo era già e sarà sempre, quasi imprescindibile dal seguire la massima andreottiana "a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". Così dopo una lunga tiritera e susseguenti dico non dico che è parsa una serie di quelli che sembrano berlusconiani conti da pallottoliere, Antonio Ingroia scioglie la riserva e si candida premier.
Attacca il Pd. Una scelta forse impopolare ma che può trovare numerosissime buone motivazioni la prima che mi viene in mente è: che sinistra rappresenta il partito democratico? L'attacco al leader del Pd è stato
frontale,come motivazione è lecito addurre anche la decisione di
escludere la lista
Ingroia dalla allenza elettorale, in questo caso lo sbarramento per la
lista sarebbe sceso al 2%, ma i dirigenti hanno evidentemente, preferito
non concedere
l'abbassamento dell'asticella a un gruppo che potrebbe facilmente
tramutarsi in un concorrente politico, come poi di fatto è accaduto.
«Siamo al fianco dei magistrati che hanno sollevato il conflitto di
attribuzione sui provvedimenti del governo Monti sull'Ilva.
Rivendichiamo la politica della passione e della coerenza che il Pd
sembra aver smarrito. Siamo noi a rappresentare questa storia che
Bersani non ha dimostrato di voler portare avanti. Lo abbiamo cercato,
non certo perchè abbiamo bisogno di lui, e abbiamo ricevuto risposte
stravaganti. Evidentemente si sente il Padreterno, mentre Falcone e
Borsellino mi rispondevano al primo squillo. Bersani non vuole una
politica antimafia nuova e rivoluzionaria che sarebbe in grado di
eliminare la criminalità. Il suo silenzio è inequivoco, perchè non vuole
eliminare mafia e corruzione».
Ma Ingroia osa, e attaccando il Pd non lesina critiche per il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso che col Pd di Bersani porta la propria candidatura. «Bersani candida il collega Piero Grasso che nel maggio 2012 voleva dare
un premio al governo Berlusconi per essersi distinto come governo che
aveva più meriti nella lotta alla mafia. Il procuratore Grasso, che è lo
stesso procuratore nazionale Antimafia diventato tale perché scelto da
Silvio Berlusconi, in virtù di una legge che il governo Berlusconi
approvò, con la quale venne escluso dal concorso Giancarlo Caselli,
colpevole di aver fatto i processi per i rapporti tra mafia e politica». E fin qui i conti sembrano tornare per questa rivoluzione civile tanto auspicata dai magistrati che hanno negli ultimi anni ripiegato sulla politica appendendo la toga al chiodo.
Ingroia in questo leit motif di nuovo che avanza e rivoluziona le istituzioni dall'interno tende la mano a Grillo che prontamente si tira indietro, un passo logico quello dell'ex Magistrato che però non vince la diffidenza dell'opinion leader del MoVimento 5 stelle che ha dichiarato: «Ingroia è solo una
foglia di fico per riciclare vecchi partiti». Un chiaro segnale questo per quanti vedano nel MoVimento un qualche contatto con la politica di sinistra, e gettando ombre sulle accuse che già Bersani aveva rivolto al comico genovese di colluso con la p2 e con gli ex fascisti.
La rivoluzione civile auspicata dal pm incaricato dall'Onu di rimettere in sesto la giustizia del Guatemala ha annunciato la candidatura in una conferenza stampa, e nonostante gli assenti, i leader dei partiti che lo sostengono: Paolo Ferrero di Prc, Antonio Di Pietro dell'Idv che apprezza il progetto definito anti-Monti e anti-Pd, Angelo Bonelli dei Verdi e Oliviero Diliberto del Pdci, il colpo è assestato.
Il Parlamento nelle proiezioni sembra raggiungibile per questa coalizione, seguendo il carro del noto magistrato si tenta di tornare in Parlamento, o restare per dare continuità a programmi che sovvertirebbero quell'idea poi nemmeno tanto democratica tutta stelle e strisce di due colossi in posizione filo-populista a disputarsi il governo, e del tutto legate ai poteri economici lobbisti.
Sotto il segno di una nuova coalizione, la sinistra che forse è miraggio ricreare, così alla buona nonostante supposte eccellenze vi convergano, deve superare lo sbarramento del 4% almeno come obbiettivo minimo, Alla Camera ottenere una rappresentanza nelle istituzioni può essere il primo passo, per il Senato invece la faccenda sembra più complicata, almeno adesso.
PRIMI RISULTATI VOTAZIONI PRIMARIE PD E SEL
In base ai dati forniti dopo i primi risultati di singoli seggi diffusi sull'intero territorio capitolino, in testa alle preferenze sarebbe Stefano Fassina. Dopo di lui, una pattuglia composta da Umberto Marroni, Roberto Morassut, Marco Miccoli e Matteo Orfini, in un ordine che, al momento, non è possibile determinare. Tra le donne, la sfida per le prime posizioni sembra essere tra Micaela Campana, Ileana Argentin, Maria Coscia e Monica Cirinnà. Rischiano di non farcela il consigliere regionale Marco Di Stefano e Paolo Quinto
(dipendente del Senato, consigliere politico di Anna Finocchiaro).
Ecco, la graduatoria con circa il 70 per cento delle schede scrutinate:
Stefano Fassina 6645; Micaela Campana 3874; Ileana Argentin 3785;
Umberto Marroni 3221; Matteo Orfini 2946; Roberto Morassut 2868;
Marianna Madia 2616; Monica Cirinnà 2571; Marco Miccoli 2522; Pina
Maturani 2324; Maria Coscia 2173; Roberto Giachetti 2142; Lorenza
Bonaccorsi 1881; Walter Tocci 1772; Marco Di Stefano 1479; Daniela
Valentini 1466; Ivana Della Portella 1459; Luisa Laurelli 1376;
Vincenzo Vita 624 (Bersani); Roberto Di Giovan Paolo 575
(Franceschini); Paolo Quinto 562 (Bersani).