Roma ultime news Italia, caccia - www.UnoNotizie.it - CNCN e FACE Italia, fanno lo sconto ai cacciatori cancellando le vittime tra la gente comune. A dichiararlo più esplicitamente è Daniela Casprini, presidente dell'Associazione vittime della caccia: "Invito a pubblicare i loro dati e confrontarsi pubblicamente. Intanto preserviamo i bambini dalla crudeltà e dal pericolo delle armi da caccia. Basta ipocrisie, dichiaratevi apertamente.E' aperto il confronto. Se avete il coraggio e siete in buona fede, accettate. Altrimenti tacete e accettate le critiche del mondo civile e disarmato e le conseguenti richieste".Con riferimento alla lettera aperta di CNCN e Face Italia a Senatori e Parlamentari, l'Associazione Vittime della caccia intende precisare, ancora una volta, la sua posizione rispetto alle vittime per armi da caccia e per mano di cacciatori.Distogliere l'attenzione dal merito dei problemi di sicurezza e incolumità che l'uso, la detenzione di armi da caccia e l'attività venatoria comportano per i cittadini, come fanno CNCN e Face, la dice lunga sul senso di responsabilità del mondo venatorio.Verità e Giustizia. In qualità di presidente non accetto si possa sminuire l'entità e la veridicità dei dati effettivamente raccolti su morti e feriti per armi da caccia/cacciatori e respingo categoricamente l'accusa di sciacallaggio con cui viene additata la doverosa azione di denuncia che la mia Associazione porta avanti con scrupolo, costanza e serietà e rendendo pubblici tutti i dati raccolti. Solo chi è in mala fede non riconosce la veridicità dei dati perchè basta leggere.Infatti non si capisce come si possa avere ancora la faccia per continuare a scrivere menzogne, ovvero che nei nostri conteggi, il cui criterio di ricerca è ben chiaro da sempre, sono comtemplati casi di infarti e scivolati in dirupi. Mentono sapendo di mentire ma evidentemente la disperazione fa assumere anche questo tipo di dichiarazioni false e destinate solo a chi non sa leggere o rifiuta la realtà!
Il nostro criterio di ricerca, diverso da quello adottato dalla LAC
per la loro specifica analisi, da sempre "esclude casi di vittime per
cadute, infarti o incidenti di altra natura che non siano le armi da
caccia. Dal conteggio sono esclusi anche casi di suicidio con armi da
caccia, salvo se trattasi di minori di età". Come testualmente riportato
anche nell'ultima lista di vittime.
Sarebbe utile a
questo punto, per dovere di chiarezza e trasparenza, confrontare i
nostri dati su morti e feriti con quelli prodotti dal mondo venatorio e
poi trarre le dovute conclusioni su chi artatamente fuorvia la realtà
dei fatti per preservare un'attività assassina.
Se CNCN e associazioni venatorie varie hanno raccolto "solo" 18 morti
(e i feriti?) e noi 23 MORTI e 82 FERITI (vedi lista sul sito), molto
probabilmente ne hanno saltati alcuni o hanno contato solo i cacciatori.
Allora solo un riscontro incrociato tra i nostri dati e i loro può far
emergere la realtà di questo tragico fenomeno tutto italiano.
Quindi
esorto CNCN e co. a produrre pubblicamente la loro lista per una
verifica, ma non credo accetteranno questa proposta perchè verrebbe
fuori la verità e questo lo hanno sempre evitato, continuando a lanciare
accuse ed invettive senza mai dimostrare niente.
Risibile per
altro forzare ancora una volta, come fanno CNCN e FACE Italia, la
comparazione con altre attività foriere di morti e feriti: nel caso
dell'attività venatoria a morire e rimanere feriti infatti sono anche
persone che con la caccia nulla hanno a che fare (donne, bambini,
persone normali) e la stessa si compie per un periodo di circa 60 giorni
effettivi per ogni stagione venatoria cui può usufruire realmente ogni
cacciatore.
Infatti appare davvero ridicolo e
offensivo per l'intelligenza del lettore portare tali comparazioni
quando sappiamo benissimo che i cacciatori sono anche meno di 700mila e
quelli che hanno la patente di guida sono oltre 22 milioni di persone;
che la caccia si svolge per alcune ore durante la giornata e in
macchina si gira 24 ore su 24; che l'auto serve a spostarsi, il
fucile...ad uccidere.
Da studi già effettuati sia dal
dott.Tettamanti che dal prof.Schillaci risulta chiaramente che il
rapporto non regge e che se voglio provare a togliermi la vita "avrò
più successo" aggirandomi per le campagne durante la stagione venatoria
che guidando in autostrada, ovvero con un rischio di rimanere ucciso
dalle 5 alle 9 volte in più rispetto alla guida. E parliamo di morti. I
feriti per armi da caccia non li contiamo?
In
circa 40 giorni effettivi di caccia, la conta al 10 dicembre è di 105
vittime, tra cacciatori e non! Non salta fine settimana che il numero
di vittime aumenta, la nostra raccolta è in continuo aggiornamento
purtroppo.
Neppure le recenti Interpellanza 2-01766 del 3 dicembre e la Proposta di legge 5620 del 5 dicembre
relative alla salvaguardia dei minori condotti a caccia hanno portato
un ripensamento alla categoria venatoria che pare non intenda neppure
preservare la vita dei bambini dalle armi da caccia e dall'attività!
Una vergogna che è giusto appaia pubblicamente come indice di
responsabilità di questo comparto. Vediamo se almeno sull'esplicito
divieto di condurre minori a caccia si schierano o se hanno il coraggio
di opporsi (coerentemente con le proposte liberiste - armi a 16 anni -
dei tempi del DDL Orsi e company)!
Non ci sono interessi economici che tengano di fronte a questo abominio,
al pari dovremmo riaprire le fabbriche di mine anti-uomo per
preservare l'economia? E poi vogliamo contare i costi sociali che
comporta la caccia? Pensate solo a quanti elicotteri devono alzarsi
ogni volta che c'è da recuperare i cacciatori e ai costi che tali
operazioni comportano. Quante le spese mediche a carico di ogni
cittadino per colpa della caccia? Quanto costano gli uffici caccia
delle province e gli ATC ai normali contribuenti? Vogliamo parlare dei
contributi milionari alle associazioni venatorie?
Vogliamo parlare dei danni da fauna selvatica immessa per poi essere sparata?
Basta portare un esempio recente: l'amministrazione provinciale di
Reggio Emilia ha appena aperto la caccia di selezione al cervo che
quarant'anni prima ha iniziato a ripopolare per interesse venatorio
(vedasi pagine 178-179 a questo link:
http://www.armietiro.it/sfoglia/1212/). Quanti danni vengono denunciati
localmente a causa dei cervi? Questo è il classico esempio di una
gestione del territorio ad uso e consumo dei soli cacciatori con tutte
le palesi contraddizioni del caso e che avrebbero la pretesa di
giustificare ancora la caccia quale soluzione del problema da loro
stessi provocato.Vedasi anche la specie cinghiale ancora allevata e
immessa sul territorio nazionale per essere cacciata. In tal senso la
caccia si autoalimenta a danno della collettività che la deve subire
direttamente e indirettamente.
L'unica verità largamente diffusa nell'opinione pubblica è
che il prezzo in vite umane pagato ogni anno non è ulteriormente
accettabile e che gli interessi preminenti (sicurezza, incolumità e
rispetto delle opinioni della maggioranza) non possono essere variabili
dipendenti da una pratica, la caccia, che è una concessione che lo
Stato fa a una minoranza armata, i cacciatori, per altro colpevoli di
diffusi comportamenti aggressivi come dimostrano le altre raccolte che
facciamo (Vedasi STORIE DI ORDINARIA FOLLIA) e pubblichiamo periodicamente.
In Italia il territorio fruibile per le doppiette è un territorio antropizzato,
utilizzato per attività agricole, turistiche e per il godimento
collettivo, non certo per ritrovarsi sotto il fuoco delle armi,
situazione questa degenerata oramai in maniera vergognosa. Sempre più
sono le persone che lamentano situazioni inaccettabili di abusi
gravissimi per mano dei cacciatori che sparano vicino alle case e alle
strade e impongono la loro presenza con protervia e aggressività.
Facciamo presente che i diverbi che ne scaturiscono sono tra persone
armate e persone inermi a casa propria!
Se per i
cacciatori basta avere la copertura assicurativa per continuare a
mietere vittime, allora è il momento di provvedere con urgenza a
provvedimenti che limitino in maniera radicale questa attività come
infatti richiesto anche dall'interpellanza parlamentare dell'on.
Ceccacci e auspicato da milioni di cittadini stanchi di subire i
cacciatori.
Se poi parliamo di costi sociali
per un'attività svolta con un'arma da caccia, praticamente su oltre
l'80% del territorio nazionale e con norme permissive quali il libero
accesso ai fondi privati, ebbene questi risultano sproporzionati
rispetto,ad esempio, a chi scia e si ferisce e che comunque non
comporta danni a terze persone.
Un'offesa all'intelligenza continuare a perorare queste scuse per legittimare un'attività che, come dimostrano i fatti e il documento pubblicato sul sito,
comporta a tutti i cittadini che vivono nelle aree rurali ed
extra-urbane non solo il rischio reale della propria vita e quella dei
propri cari ma anche la qualità della stessa che ne risente in maniera
totale e travolgente, basti pensare ai fine settimana che dovrebbero
essere dedicati al risposo e invece scoppia la guerra.
La sensibilità diffusa, anche a livello istituzionale, evidentemente indigna il mondo venatorio
che vuole, anzi esige, mantenere i suoi interessi, il controllo del
territorio in primis e la possibilità di vagare armati in barba alle più
elementari ragioni di sicurezza per gli altri e al buon senso di
tutti. I cittadini stanno alzando la testa e hanno capito che, al di là
delle proprie convinzioni politiche, non si possono più mandare in
Parlamento e al Senato deputati che mettono in svendita la vita della
maggioranza della popolazione.
Per questo è nata l'OPTA (Osservatorio Politico Trasversale Anticaccia),
per fornire ai cittadini elettori, trasversalmente e in modo
trasparente, le informazioni utili a fare scelte responsabili qualsiasi
sia la propria opinione politica. La gente civile vuole sapere.