Protesta minatori in Sardegna, ultime notizie Carbonia Iglesias - Ancora 350 chili di esplosivo a 373 metri di profondità. Arrivati a 120 invece i minatori, di cui 4 donne, sottoterra per il terzo giorno e la seconda notte. Questa la gravissima situazione dei lavoratori della Carbonsulcis che si sono decisi a un’azione disperata: l’occupazione della miniera di Nuraxi Figus, nei pressi di Gonnesa nella provincia di Carbonia – Iglesias.
La protesta proseguirà ad oltranza, hanno garantito i minatori che non hanno nessuna intenzione di fermare la loro clamorosa protesta. L’azione potrà giungere ad un esito positivo solo quando il Governo si deciderà a sbloccare 200 milioni di euro utili per il progetto di rilancio della miniera con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio di co2 nel sottosuolo, mentre per ora le risorse del ministero dello Sviluppo Economico sono destinate alla centrale elettrica di Porto Tolle.
L’aspetto della vicenda che più preoccupa è che all’interno del pozzo è anche custodito dell’esplosivo, oltre 600 chili, utilizzato dai minatori durante le lavorazioni e ora "sequestrato" dagli occupanti. In passato la miniera, che è ancora attiva e occupa attualmente 463 lavoratori, è stata occupata altre tre volte: nel 1984, nel 1993 e nel 1995, quando i lavoratori rimasero asserragliati in galleria per 100 giorni. Hanno raccolto la solidarietà di tanti lavoratori sardi in difficoltà come loro e di numerosi politici, di tutti gli schieramenti, ma così come per l'Alcoa di Portovesme, anche i minatori del Sulcis non hanno intenzione di arrendersi. E lo hanno ribadito anche nell'incontro con i sindaci del territorio. "Chiediamo che la politica dia risposte, senza il bando internazionale nessuno può darci certezza, senza il progetto integrato siamo tutti rovinati".
"La protesta andrà avanti, noi ci stiamo battendo per difendere la miniera e il nostro futuro". Con loro, a quasi 400 metri sotto terra è sceso stamattina anche il deputato iglesiente del Pdl, Mauro Pili. Una protesta in sostegno della vertenza dei lavoratori sino a quando, ha fatto sapere,"non sarà convocata la Camera per affrontare l'argomento".
Contemporaneamente a Cagliari, nella sede della Regione Sardegna, si svolgeva un tavolo con i sindacati al quale ha preso parte anche una delegazione dei minatori in lotta. Per l’assessore regionale all’industria Alessandra Zedda "La strada per il rilancio della miniera di Nuraxi Figus è il progetto integrato di cattura e stoccaggio della CO2. Il Sulcis non può privarsi di questa opportunità. Chiederemo al Governo l'applicazione della Legge 99 del 2009, che prevede la realizzazione di una centrale termoelettrica basata sulle tecnologie CCS (Carbon Capture and Storage). E' nostro compito convincere il ministero del fatto che l'investimento è garanzia di innovazione, sviluppo e occupazione per il territorio".
Per il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano «Ci avviciniamo a grandi passi verso un autunno bollente. Dopo i casi dell'Ilva, di Wind-Jet e di Alcoa oggi esplode la vertenza dei minatori del Sulcis. Il governo non può trattare queste situazioni come se fossero normale amministrazione».
«Il dramma del Sulcis – ha detto il coordinatore del Pdl in Sardegna, Settimo Nizzi – è quello di tutta la Sardegna, e la presenza delle forze politiche sarde deve essere una leva contro il governo Monti che con il suo atteggiamento sta portando alla desertificazione del tessuto industriale dell'isola».
Infine, per il leader della Cgil, Susanna Camusso, «in Sardegna tutti i grandi investimenti sono in crisi e ci sono vertenze aperte ormai da un tempo infinito. È arrivato il momento – ha concluso – di costruire delle soluzioni altrimenti si corre il rischio di esasperare sempre di più la situazione».