Una procura di Palermo sempre più sola e accerchiata da un muro di gomma in cui si sono uniti politica, tecnici e istituzioni: è questo il quadro desolante che emerge dall’ultimo focolaio accesosi nello scontro tra politica e magistratura, che non accenna ad attenuarsi.
Dopo l'intervento dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM) che aveva definito "improprie" le critiche del premier Mario Monti all'operato della Procura di Palermo, Antonio Ingroia torna a farsi sentire e definisce l'intervento del presidente del Consiglio "ingeneroso".
Monti infatti, aveva nei giorni scorsi lamentato un uso smisurato e improprio delle intercettazioni, a proposito dell’attacco al capo dello Stato e ieri, al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini in cui è ospite, pur non essendo tornato sull’argomento in modo diretto ha affermato che “ci sono temi molto delicati che il Governo deve affrontare" in tema di Giustizia "e li stiamo affrontando serenamente".
Il Procuratore Aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia ha invece notato ieri come ''il riferimento a noi e all'attivita' della procura di Palermo è un po' ingeneroso''. Anche perchè ''abbiamo avuto di recente conforto e sostegno dall'intervento, molto apprezzato, del presidente Zagrebelsky, profondo conoscitore del diritto e della Costituzione, che ci da' ragione''. ''Abbiamo sempre rispettato la legge - aggiunge Ingroia - e sempre rispettato le regole''.
Per Ingroia se si e' arrivati a questo punto "è perché il Parlamento non ha legiferato, benché vent'anni fa si fosse registrato un caso di vuoto amministrativo. Di fronte a ciò - afferma il Pm - i magistrati altro non possono fare se non applicare la legge così com'e'. La politica - conclude - ancora una volta e' stata inerte".
Il tema su cui si è acceso lo scontro e in cui la magistratura è sempre più sola contro una connessione di poteri in cui accanto a Napolitano e a Monti si sta schierando, seppur con sfumature differenti, gran parte della classe politica, è, ancora una volta, quello delle intercettazioni, strettamente connesso alle indagini sulla trattativa stato-mafia di cui è titolare a Palermo lo stesso Ingroia.
Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha notato come "c'è da restare inorriditi di fronte all'opera di delegittimazione che e' in atto nei confronti di quei magistrati palermitani, come Antonio Ingroia, che stanno cercando solamente di far emergere la verita' sulle sanguinose stragi di mafia avvenute nel nostro paese. Isolati, delegittimati, circondati dal vuoto e cacciati dalla Sicilia: quella che sta toccando ad Antonio Ingroia e ai magistrati come lui sembra essere una sorte gia' scritta, una storia gia' letta. La stessa toccata al Pool anti-mafia vent'anni fa e a chiunque si sia avvicinato troppo ai segreti delle commistioni e degli intrecci tra Stato e mafia. Quei fili erano percorsi da altissima tensione ieri come oggi".
Il Pdl invece, con Fabrizio Cicchitto in testa, difende Monti e rimarca lo "straripamento da parte di settori della magistratura". Roberto Rao dell"Udc invita invece tutti a "trovare una soluzione" per una riforma che comprenda intercettazioni, corruzione e responsabilità civile dei magistrati. Nel dibattito non interviene il Pd.
Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del partito di Silvio Berlusconi, sottolinea come, ora che l'obiettivo non é più il Cavaliere, "padri del giornalismo e del costituzionalismo italiano ci danno ragione". Pino Pisicchio, capogruppo di Alleanza per l'Italia alla Camera, invoca nuove regole per "incompatibilità e ineleggibilità " degli ex pm. Idv e Prc, al contrario, esprimono il loro "sostegno" ad Ingroia e ai magistrati palermitani.
Per il momento la parola passa alle Camere, dove giacciono i disegni di riforma della Giustizia. Il decisionismo dell'esecutivo preannunciato da Monti in una intervista a 'Tempi' nei giorni scorsi lascia però presupporre che proprio la Giustizia sarà uno dei temi più caldi dell'autunno.