Il rischio di una speculazione dei mercati nel prossimo agosto, come già avvenuto lo scorso anno, è sempre più probabile, per questo a Palazzo Chigi sono tutti convinti del fatto che «non è possibile escludere che già il prossimo mese potremmo essere costretti a far ricorso al meccanismo anti-spread».
Sono soprattutto le preoccupanti vette sfiorate dallo spread nei giorni scorsi (oggi a 510 punti) il declassamento di Moody’s dell’Italia e più, in generale, i sommovimenti dei mercati finanziari , «legati alle prospettive incerte del quadro politico italiano nel 2013», ad aver spinto il premier Mario Monti, insieme al ministro dell’Economia Vittorio Grilli e il responsabile degli Affari Europei Enzo Moavero, a studiare un piano d’emergenza.
Nonostante le rassicurazioni arrivate nei giorni scorsi dal presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker e dal ministro tedesco dell’economia Wolfgang Schaueble, il sospetto che la speculazione abbia puntato l’Italia, dopo aver messo a soqquadro Grecia e Spagna, è più che motivata: fare leva sulla recessione italiana per scardinare l’intera area euro.
Mentre sul fronte europeo viene approvata la prima trance di aiuta (30 miliardi) alle banche spagnole, dopo il vertice di Bruxelles di venerdì scorso, a Roma il premier spingerà in questa settimana per l’approvazione del decreto sulla spending review in Parlamento: Alfano, Bersani e Casini sono già stati sollecitati a proposito, poiché l’approvazione del decreto sulla riduzione della spesa pubblica sarebbe un risultato importante da mostrare ai mercati.
«Per evitare brutte sorprese e non dare pretesti alla speculazione», sostengono fonti interne a palazzo Chigi, «è indispensabile una presa di posizione univoca delle forze politiche a sostegno delle riforme del governo. La spending review, con i suoi tagli da 26 miliardi in tre anni, va approvata prima della pausa estiva. Possibilmente da tutti e due i rami del Parlamento, ma anche da uno potrebbe andare bene. Un intervento così importante non può essere lasciato nel limbo dell’indeterminatezza. Serve almeno un sì. Il sospetto che viene coltivato l’estero è che facciamo un passo avanti e uno e mezzo indietro. Ecco, questi sospetti vanno allontanati. Per tagliare le unghie alla speculazione bisogna tenere la barra dritta e dimostrare che procediamo rapidi sulla strada del risanamento».
L’altra mossadi Monti riguarda il via libera ai trattati che istituiscono il fondo salva-Stati (Esm) e il fiscal compact, fortemente voluto dalla Germania, con cui l’obiettivo del pareggio di bilancio dovrà essere inserito in Costituzione e che il ministro Moavero punta a far approvare dalla Camera entro il prossimo venerdì. Tali norme serviranno all’Italia per restare nella pattuglia dei Paesi virtuosi e diligenti e perché senza il sì determinante dell’Italia, che finanzia il 17% del fondo, non si raggiunge la massa critica del 90% del capitale indispensabile per rendere operativo l’Esm. Il nuovo fondo con i suoi 500 miliardi sarà una dotazione che costituirà una potenza di fuoco utile per trasformare l’Esm in un forte deterrente contro la speculazione».
Il sì rapido all’Esm serve a Monti e al suo governo per ridurre il rischio del contagio spagnolo: ci sarebbero risorse sufficienti per la ricapitalizzazione delle banche. E verrebbero portati a 750-780 miliardi i fondi da utilizzare anche per il meccanismo anti-spread. Quel sistema, strappato da Monti al Consiglio europeo del 28 giugno e perfezionato all’Ecofin della scorsa settimana, che consentirà all’Esm di intervenire sul mercato dei titoli di Stato in modo da arrestare la corsa al rialzo dei tassi d’interesse. Insomma, il sì all’Esm amplierebbe gli strumenti contro la speculazione che fa schizzare in alto lo spread. Scatto che ha conseguenze pensanti per i conti pubblici: un differenziale con i bund tedeschi tra i 400 e i 500 punti, comporta un esborso per lo Stato di 10 miliardi in più all’anno.
L’allarme, in vista di agosto, è alto. «Attaccano l’Italia per colpire e affondare l’euro. In questa guerra non conta essere virtuosi. Servono armi di reazione», ha osservato Monti con i suoi collaboratori. E nessuno nel governo esclude che il prossimo mese Roma debba ricorrere al soccorso dell’Esm. «Dipende da cosa succederà, da quanto forte sarà l’assalto degli speculatori che scommettono sulla fine della moneta unica», dice il ministro. «Ma certamente non è da escludere che dovremo fare ricorso al meccanismo anti-spread». Senza però interventi coercitivi: «Ci basterà chiedere alla Commissione e alla Banca centrale europea una sorta di certificazione, un memorandum, che attesti che abbiamo tutti i requisiti e che abbiamo rispettato i parametri del patto di stabilità».
Non solo il pericolo di una imminente speculazione estiva sull’Italia può essere evitato secondo Palazzo Chigi con alcuni interventi di carattere politico già richiesti ai partiti: serve un’intesa sulla legge elettorale che allontani l’incertezza dallo scenario successivo alle elezioni del 2013. Ci sono poi altri due spettri che spaventano le cancellerie europei e i mercati, sempre più restii a scommettere sulla caduta dell’euro. Il ritorno in politica di Silvio Berlusconi e la discesa in campo di Beppe Grillo entrambi attualmente impegnati in una campagna anti-euro che sembra essere foriera di una sempre maggiore destabilizzazione dello scenario italiano.