Mafia e stato, ultime notizie Roma - "Come ha fermamente dichiarato il Presidente del Consiglio Monti 'non c'e' alcuna ragion di Stato che possa giustificare ritardi nell'accertamento dei fatti e delle responsabilita'', ritardi e incertezze nella ricerca della verita' specie su torbide ipotesi di trattativa tra Stato e mafia". Lo dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del 20° anniversario del tragico attentato in cui persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti addetti alla sua tutela, nel messaggio inviato all'odierna commemorazione promossa dall'Associazione Nazionale Magistrati a Palermo".
"E' importante scongiurare sovrapposizioni nelle indagini, difetti di collaborazione tra le autorita' ad esse preposte, pubblicita' improprie e generatrici di confusione. Su cio' deve vegliare tra gli altri il Presidente della Repubblica, cui spetta presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura: e deve farlo, come in questi anni ha sempre fatto, con linearita', imparzialita', severita'".
"Si sta lavorando, si deve lavorare senza sosta e senza remore per la rivelazione e sanzione di errori ed infamie che hanno inquinato la ricostruzione della strage di via D'Amelio. Si deve giungere alla definizione dell'autentica verita' su quell'orribile crimine che costo' la vita a un grande magistrato protagonista con Giovanni Falcone di svolte decisive per la lotta contro la mafia". Napolitano, che si rivolge alla vedova Borsellino, dice: "Desidero far giungere in quest'Aula nella quale si commemora e si onora la figura di Paolo Borsellino, l'espressione - innanzitutto - della mia rispettosa e affettuosa vicinanza alla signora Agnese. Il 23 maggio scorso, ella volle - nell'impossibilita' di partecipare di persona alla grande cerimonia nell'Aula Bunker - indirizzarmi una lettera di commovente, generoso apprezzamento per il mio operato di Presidente della Repubblica, e dirmi il suo conforto per aver visto diventare Borsellino e Falcone dei "simboli per i giovani e le persone oneste di buona volonta'".
E la lettera si concludeva con un riferimento a "quello Stato in cui mio marito ci ha insegnato a credere malgrado tutto e tutti", volendo che io sapessi come ella "fino all'ultimo giorno della sua vita attendera' con pazienza di conoscere le ragioni per cui suo marito mori' e i motivi per i quali nei primi anni dopo la strage e' stata costruita una falsa e distorta verita' giudiziaria". Conoscere la verita', dice il capo dello Stato "e' l'imperativo oggi a distanza di vent'anni ; questo e' il nostro dovere comune, anche verso Agnese, Lucia, Manfredi, Fiammetta, e verso i famigliari - che ci sono egualmente cari - di Emanuela Loi, di Agostino Catalano, di Eddie Walter Cosina, di Vincenzo Li Muli, di Claudio Traina". "E tanto piu' si riuscira' a vincere questa dura e irrinunciabile battaglia di giustizia, quanto piu' si procedera' sulla base di analisi obbiettive e di criteri di assoluto rigore", aggiunge Napolitano.